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Basket / Serie A

Orfani del Pianella: alla scoperta del PalaBancoDesio

Al terzo campionato lontana dalla storica struttura di Cucciago, la casa della Pallacanestro Cantù è ormai il moderno PalaBancoDesio. In attesa del nuovo Pianella, ammesso che il sogno si trasformi davvero in realtà

Qualcuno non lo ha mai digerito, altri ci si sono abituati anche perché attualmente il popolo canturino ha ben altri pensieri. Sta di fatto che il trasferimento al PalaBancoDesio, poco più di 20 chilometri dallo storico Pianella di Cucciago, scenario dei fasti di un pezzo di storia della pallacanestro italiana, da temporaneo è diventato ormai una realtà.

Per il terzo campionato di fila i brianzoli giocano nel palazzetto “paracadute” delle società lombarde, paracadute di lusso visto che si parla di una struttura all’avanguardia con 6000 posti a sedere che diventano 8000 con il parterre. Rinnovato anche grazie all’accordo con Pallacanestro Cantù che dal 2011 al 2013 fa qui il grande ritorno in Eurolega, grazie alle ottime annate con Pino Sacripanti in panchina, che hanno visto in campo giocatori del calibro di Cinciarini, Abass e Aradori e stranieri come Markoishvili, Brooks, Leunen e Mazzarrino.

E proprio qui, nell’esilio di Desio, in quel palazzetto accarezzato e coccolato per le gare europee, stessa struttura disertata dagli Eagles (i tifosi più caldi della curva del Pianella) agli albori delle proteste contro Gerasimenko, da qualche settimana va in scena “l’orgoglio canturino”.

Riempire, o almeno rendere meno vuoto l’immenso palazzetto brianzolo, per provare ad arginare con la passione di una piazza storica, i venti di crisi che soffiano da tempo sul presente e sul futuro del club. Questo il “must” dei tifosi che con striscioni, tam tam social e appelli al Cantù pride, cercano di portare a Desio lo spirito che ha fatto negli anni del Pianella, uno dei palazzetti in cui per gli avversari è più difficile giocare. Anche grazie alla conformazione di un palazzetto non certo immenso, con le curve basse addosso al campo.

Un Pianella, chiuso dall’estate 2016, dove i lavori fermi per mesi sembravano aver avuto la spinta decisiva nella scorsa estate.  Trasformare l’impianto di Cucciago, tra le colline della Brianza in quella che negli anni d’oro veniva chiamata Cantuky con un canestro in ogni giardino, in un impianto avveniristico era una delle promesse di Gerasimenko quando rilevò la società dai Cremascoli. Promesse che in anni sofferti, sempre in bilico tra estasi (la squadra della scorsa stagione arrivò alle semifinali di Coppa Italia) e disperazione, sono crollate insieme ai sogni del magnate dell’acciaio.

Il nuovo Pianella fa parte del “pacchetto” che si dovrà accollare chi deciderà di rilevare il club che Gera ha messo in vendita. Intanto l’esilio di Desio, cittadina cara a Pistoia per aver dato i Natali a Claudio Crippa e a tutto il basket italiano per aver lanciato negli anni ’80- ’90 talenti come Davide Ancilotto, continua.

E nel tempio della ginnastica ritmica, centro federale delle farfalle azzurre che tante medaglie nel silenzio hanno portato all’Italia, il popolo canturino porta la sua lotta per la sopravvivenza.

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Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

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