Deron alza la Coppa Italia: dove va, dove scrive la storia

E’ Deron Washington l’assoluto protagonista delle Final Eight di Coppa Italia di Serie A 2018 a Firenze: con le sue giocate trascina la Fiat Torino al trofeo

Palla rubata decisiva, assist che lancia la transizione veloce per un canestro che vale la storia. L’azione che porta al canestro di Vujacic e regala a Torino la sua prima Coppa Italia parte da una giocata difensiva incredibile di un grande ex del basket pistoiese come Deron Washington. Uno che, come è successo a molti, da Pistoia è partito per crescere stagione dopo stagione.

Festeggiando sotto la curva dei tifosi torinesi al Mandela Forum, tra il giallonero di molte sciarpe e quel ruggente granata che pulsa su molte maglie, “Din Don” si sarà probabilmente accorto di quei ragazzi vestiti di rosso dietro allo striscione “Baraonda” andati a rinsaldare il gemellaggio con i supporters piemontesi nel weekend fiorentino.

Baraonda Biancorossa, Pistoia, stagione 2013/ 2014: la scintilla tra l’Italia dei canestri e questo ragazzo stravagante nel look quanto spumeggiante in campo, scoppia qui. Al PalaCarrara, in una stagione iniziata con logica fatica per una matricola e finita con la deputata Cenerentola vestita a festa a bussare alle porte del paradiso, costringendo Milano a sudarsi il pass per le semifinali playoff a gara5. Una serie in cui la grinta che mette nel duello contro Alessandro Gentile, ricorda un po’ quella di Lanza contro Boni, sarà che l’epilogo (espulsione per entrambi) è lo stesso.

Sporcare il gioco all’avversario è una delle specialità della casa dell’ala di New Orleans. Che tra l’eleganza stilistica di un gigante come JaJuan Johnson e la ruvida crescita di Ed Daniel, è il funambolo tra i “diavoli volanti”. Squadra incredibile che Pistoia porterà sempre nel cuore, basata su 5 americani arrivati tutti (chi più chi meno) come scommesse ed eplosi sotto la cura di Moretti e Bongi e l’ala protettiva di quel Gek Galanda che – se ce l’hai accanto in campo – ti senti sempre più sicuro. Tanto da essere a fine anno contesi dalle big, con Wanamaker e Johnson lanciati in stellari carriere.

Deron Washington, uno dei protagonisti di quella stagione magica per Pistoia, invece rimane incredibilmente al palo. Pistoia sembra non poterlo confermare e quindi, come succede spesso, saluta a malincuore uno dei suoi eroi. Il suo nome sparisce dai radar del mercato e solo a campionato inoltrato una squadra non di punta in Israele lo chiama. E’ l’aria italiana però quella che esalta di più questo ragazzone con i riccioli al vento, ora sfumati di rosso, ora rasati per lasciar posto ad una cresta multicolore, ora cotonati stile Bee Gees.

Nel 2015 Cesare Pancotto lo vuole a Cremona dove Deron sarà perno di una stagione storica, con semifinale di Coppa Italia e qualificazione ai playoff. Torna a Pistoia per la prima volta da avversario, accolto giustamente da un fiume di applausi mentre si mette tranquillamente la sciarpa biancorosso sopra la nuova maglia. Nell’estate 2016 è uno dei jolly del mercato e nonostante sembri il giocatore perfetto per dare concreta potenza alle big, loro si girano dall’altra parte, lasciando il campo alla ricca Torino targata Fiat. All’ombra della Mole “Din Don” è uno dei punti fermi di una squadra ambiziosa che, forse anche per il suo infortunio a metà girone di ritorno, alla fine non riesce a conquistare i playoff.

La sua Torino, che lo conferma insieme a Poeta in estate, arriva alla Coppa Italia in depressione, con due allenatori del calibro di Banchi e Recalcati scappati sembra per tante ingenerenze societarie. Arriva a Firenze da outsider, con un coach che tre anni anni fa allenava in C (Galbiati) e vince trascinata da un simbolo di grinta come Deron Washington. Sempre in doppia cifra in ogni gara, sempre protagonista anche se mai con la spocchia del primo violino (tanto che il premio da Mvp va a Vander Blue, in maniera altrettanto inaspettata, come detto proprio durante la diretta Rai dallo stesso Riccardo Pittis che avrebbe votato per lo stesso Deron).

Sarà il cognome, ma ovunque va questo gigante tatuatissimo col sorriso sempre stampato in volto, è destinato a scrivere la storia.