Connect with us

Basket / Serie A

Il Pistoia Basket aspetta il vero D Johnson: tre gare per il rilancio

Dopo aver affrontato Milano e Venezia nelle prime tre gara di campionato, il campionato concede al Pistoia Basket tre sfide alla portata. Si vedrà il vero DJ?

Una sconfitta bruciante (leggasi anche vittoria gettata al vento) e due missioni, realisticamente impossbili: l’alba del sesto campionato in serie A del Pistoia Basket ha raccontato questo. Senza indugiare troppo su una classifica che vede Pistoia al palo contro una Trento, che certo non è una diretta concorrente alla salvezza e che ha abituato in questi anni a partenze diesel, lo sguardo deve essere sul futuro prossimo. Ad un trittico che attende al varco Ramagli e i suoi ragazzi composto dalle gare casalinghe contro Brindisi e Cremona, intervallate dalla trasferta a Trieste.

Tutte squadre che si sono tolte di dosso la “scimmia” della prima vittoria (che come ha detto giustamente Ramagli prima della trasferta a Milano, aiuterebbe anche il percorso di crescita dell’Oriora), che (nel caso di Cremona) sono tra le sorprese di inizio stagione e che in generale hanno già dimostrato di avere carte da giocare nella corsa salvezza. Ma che rimangono avversari diretti dell’Oriora, che da domenica ricomincia il suo vero campionato dopo due domeniche di fuoco.

Ma se il fuoco della Reyer ha bruciato le poche certezze di un’Oriora in cantiere, a Milano i biancorossi hanno provato a domare l’incendio, offrendo una prova che dà fiducia. Quella fiducia che, domenica sera in braccio a Mamma Rai che di tanto in tanto si ricorda dello sport dei canestri, andrà sfruttata per spegnere la Brindisi di Banks (vecchio pallino di mercato del Pistoia Basket) e soci.

Perchè il campionato corre e la sensazione (data già dall’estate con l’allestimento di roster importanti) è di esser davanti ad una stagione in cui in molte guarderanno in alto e in poche cercheranno di evitare il basso, quell’ultimo posto che darà (per l’ultima stagione visto che dal prossimo anno tornano le due retrocessioni) un biglietto di sola andata per l’inferno.

Pur nella convincente prestazione milanese, parte del roster di Ramagli ha confermato di essere ancora in cerca di sintonizzazione sul campionato. Più che la panchina, con scommesse dichiarate, è il quintetto ad andare a due velocità. Da una parte il fattore K, con Kerron Johnson confermato leader (come negli auspici di Ramagli) e giocatore interessante, e quell’Ousman Krubally che nel precampionato aveva convinto poco. Invece il ruvido lungo di Atlanta, con passaporto gambiano e moglie europea, è l’unico giocatore biancorosso nei primi 5 posti di una classifica di rendimento con i suoi 10 rimbalzi di media. Che lo mettono nel folto gruppo all’inseguimento del colosso milanese Guidaitis, 22 rimbalzi in due gare, prima del riposo concesso da Pianigiani contro Pistoia.

Dall’altra parte gli altri tre quinti dello starting five con cui è sempre partita l’Oriora: Patrik Auda che, tra un problemino fisico e altro, finora ha sofferto sotto le plance e quel Peak in piena fase di ambientamento da questa parte dell’Oceano. Fino a capitan Johnson: il suo apporto per questa squadra è decisivo. E a Milano si è visto bene, perchè quando ha giocato da Dominique Johnson, spingendo l’inedito quintetto dei tricolori debuttanti al Forum, la squadra è rientrata ad inizio quarto periodo.

“Uno come lui quando gioca male deve fare 20 punti- ha dichiarato forse un po’ troppo duramente Luca Silvestrin, abituato a quel basket in cui gli americani erano tali non per la carta d’identità ma perchè facevano sempre la differenza. “E’ la squadra che deve funzionare per esaltare i singoli” la risposta di Ramagli prima del match di Milano, alla domanda sul grado di soddisfazione sulle prestazioni del suo capitano. Una risposta in linea col basket democratico del coach labronico, che in queste prime tre giornate ha dato spazio a tutti, consapevole del fatto che non può permettersi di perdere nemmeno una pedina del suo scacchiere di uomini contati.

Ben sapendo che, con la giusta giocata, una torre come Dominique, può sempre fare scacco matto.

Condividi:

Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

Comments
Sponsor
Sponsor
Sponsor
Sponsor
Sponsor
Sponsor

Seguici su Facebook

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com