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Calcio / Serie C

Lo spunto di Pistoiese-Piacenza: brutti, sporchi e cattivi

Nella sfida alla capolista la Pistoiese ha dimostrato di aver incarnato perfettamente lo spirito di Antonino Asta: corsa, grinta e lotta per recuperare palla e colpire senza dare il tempo agli avversari di riorganizzarsi

La clamorosa vittoria contro la capolista Piacenza ha sancito la definitiva metamorfosi degli arancioni. Sotto la cura di mister Antonino Asta la Pistoiese si è letteralmente trasformata da dottor Jekill a mister Hyde. In meno di un mese il nuovo tecnico arancione è riuscito a dare certezze a questa squadra, spazzando via la paura e conferendo un ardore e una cattiveria che difficilmente potevamo immaginare fino a qualche partita fa.

In particolare contro il Piacenza la squadra arancione ha saputo vestire con convincente interpretazione i panni della squadra brutta e cattiva, che picchia, lotta, ringhia e se necessario mostra i muscoli agli avversari, il tutto però senza finire fuori i giri. Con la sua sorprendente fisicità e durezza, sia mentale che fisica, la Pistoiese è riuscita a giocare la gara che voleva, sia dal punto di vista tattico che mentale. In una partita che avrebbe dovuto far tremare le ginocchia, tanto era il valore e la qualità degli avversari, gli orange non hanno mai perso la bussola, seguendo fedelmente il piano partita e soprattutto costringendo i rivali a snaturarsi, ad avere paura e a innervosirsi per il gioco fisico e concreto della Pistoiese che non gli lasciava la libertà necessaria per esaltare le caratteristiche dei loro giocatori più tecnici. Il Piacenza ha subito la Pistoiese che non ha fatto la partita ma l’ha portata sul suo terreno ideale, dove con la forza dei nervi e la sicurezza acquisita ha letteralmente esasperato gli avversari che con il passare dei minuti si sono innervositi e hanno finito la gara protestando e arrabbiandosi con tutto e tutti.

Il gol su rigore alla terza vera sortita offensiva ha sicuramente agevolato il piano partita ma questo aspetto non è stato decisivo. Gli arancioni hanno difeso molto bene, tenendo corti i reparti e non lasciando mai spazio per accendersi agli esterni offensivi del Piacenza. Ancora una volta il tecnico originario di Alcamo ha saputo cucire addosso alla squadra il vestito migliore, non quello che piace a lui, ma quello che esalta le forme e la sostanza dei giocatori attualmente a disposizione; un compromesso che settimana dopo settimana plasma l’identità del gruppo e permette ai ragazzi in campo di giocare un calcio propositivo e deciso che rispecchia molto l’anima calcistica del loro mister. Anche quei giocatori in difficoltà, quelli che sembravano momentaneamente persi come Terigi, Dossena e Vitiello, ieri sono apparsi sotto un altra luce, trasformati nel modo e nello spirito con cui stavano in campo.

La prima vittoria casalinga sancisce quella che tutti sperano essere la definitiva trasformazione di un gruppo comunque in attesa dei correttivi del mercato di gennaio. Se prima la Pistoiese era una squadra intimorita, senza personalità e rigida come il dottor Jekill nato dalla favolosa penna di Robert Louis Stevenson, adesso ci godiamo volentieri questi arancioni versione mister Hyde. Poco importa se non saranno belli e compassati, le ultime tre partite disputate con personalità e cuore hanno trasformato la percezione che i tifosi arancioni avevano della loro squadra e probabilmente anche Luperini e compagni si sentono diversi. Bestialmente diversi.

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Originario di Montecatini, giornalista, dal 2005 scrive su Il Tirreno e dal 2014 anche per Pistoia Sport. Ama in maniera viscerale lo sport e le sue storie. Nel tempo libero cerca di imitare le gesta sportive dei campioni, con scarsi risultati. Tattico "ad honorem" della redazione.

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