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Basket / Serie A

Lo spunto tattico di Pesaro – Pistoia Basket: perso il pitturato, persa la partita

Non soltanto i tre fattori evidenziati da coach Ramagli nel post partita di Pesaro: il Pistoia Basket ha perso il primo scontro salvezza in lega Basket Serie A anche per altre ragioni

Bastano i semplici numeri a spiegare la sconfitta del Pistoia Basket a Pesaro? Probabilmente no. Certo, le statistiche citate anche da coach Ramagli a fine partita sono gli indicatori più lampanti di cosa è mancato a Pistoia per vincere una battaglia che è rimasta in bilico fino a un minuto dalla fine, però l’ultimo periodo merita una riflessione più attenta, che vada oltre i dati tangibili. Gli errori ai liberi e le troppe perse rimangono comunque i capi d’accusa più pesanti per l’OriOra, come la capacità di controllare abbastanza i ritmi della gara e il trovare a turno protagonisti diversi tra i giocatori del quintetto sono due segnali decisamente incoraggianti della nuova squadra biancorossa.

Sono anche altri tre gli aspetti a causa dei quali è cambiata la gara, con Pistoia che alla fine è uscita sconfitta e soprattutto con la sgradevole sensazione che con poco in più sarebbe arrivata una pesante vittoria in trasferta al debutto in campionato. Il primo dato riguarda il saldo perse/recuperate di Pistoia. Pesaro è stata brava a concedere pochi contropiede a Dominique Johnson e compagni, evitando di dare entusiasmo e fiducia ai pistoiesi e quindi togliendo parecchi tiri facili a Pistoia che molto spesso ha attaccato a difesa schierata. In questo i toscani sono stati anche abbastanza bravi perché non hanno avuto troppa fretta di concludere, peccando anzi in alcune occasioni di troppo altruismo, cercando forzatamente un passaggio in più e rifiutando così il piccolo vantaggio già creato.

Le recuperare dei biancorossi alla fine sono state appena 6, 11 se si considera quelle perse dagli avversari, comunque troppo poche se si pensa che questo dovrebbe essere un marchio di fabbrica della nuova OriOra. Un altro dato significativo è stato il conto dei rimbalzi, con Pesaro che ne ha strappati 13 (di cui 6 in attacco) nel quarto periodo, mentre Pistoia solamente cinque. Alcuni episodi fortunosi hanno sicuramente giocato a favore dei locali, però è innegabile come Pistoia con lo scorrere del tempo abbia finito per perdere il controllo del pitturato. Questo è accaduto anche perché la Vuelle è cresciuta, cambiando modo di giocare e passando da un attacco molto individuale a un gioco più costruito.

I giocatori di coach Cedro Galli infatti a lungo hanno attaccato sfruttando il talento individuale, con i singoli che provavano a crearsi vantaggio e che poi andavano al tiro senza preoccuparsi di muovere troppo la palla o senza coinvolgere i lunghi sul perimetro, accontentandosi di innescarli solo da sotto il canestro. Nel terzo e soprattutto nel quarto periodo Ancellotti e Mockevicius sono entrati molto più nel gioco, acquisendo mobilità e divenendo un riferimento più affidabile per i loro esterni che spesso hanno sfruttato i giochi a due con il lungo per prendere vantaggio sugli aiuti di Pistoia e creare situazioni favorevoli ai due pivot. L’OriOra sul perimetro ha difeso con ordine, lasciando pochi tiri aperti ai rivali nel corso di tutta la sfida (6/24 da l’arco dei 6,75 per Pesaro), complici anche le condizioni non ottimali di Auda, nella seconda parte di gara però i biancorossi di coach Ramagli hanno perso il pitturato e lì Pesaro ha gettato le basi per accaparrarsi la vittoria finale.

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Originario di Montecatini, giornalista, dal 2005 scrive su Il Tirreno e dal 2014 anche per Pistoia Sport. Ama in maniera viscerale lo sport e le sue storie. Nel tempo libero cerca di imitare le gesta sportive dei campioni, con scarsi risultati. Tattico "ad honorem" della redazione.

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