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Basket / Serie A

Pistoia e il basket, è davvero crisi?

Un problema pubblico a Pistoia, intorno a quella palla a spicchi continua a farle respirare da anni l’aria fine di un massimo campionato nazionale, c’è. A riconoscerlo è anche la società nella persona di Roberto Maltinti

Nella buona e nella cattiva sorte. Lo si dice dei grandi amori. Già, facile a dirsi, un po’ meno a farsi se sulla stagione più delicata della storia recente del Pistoia Basket (confermata dagli albori del campionato), piomba un crollo del 30% degli abbonati. Non è un problema di zoccolo duro che resiste, è vivo e vegeto visto anche il grande dibattito che per tutta l’estate ha accompagnato la nascita della nuova Oriora, la querelle infinita sul PalaCarrara (di cui improvvisamente non preoccupano più né convenzioni vigenti, né di progetti futuri di cui non si parla) e soprattutto le prospettive del nuovo consiglio d’amministrazione post rimpasto estivo per reggere l’urto della serie A.

Ma un problema pubblico a Pistoia, intorno a quella palla a spicchi continua a farle respirare da anni l’aria fine di un massimo campionato nazionale, c’è. A riconoscerlo è anche la società anche se all’allarme di Roberto Maltinti, consigliere con delega ai tifosi e che anche da presidente è sempre stato il simbolo della passione sportiva in città, si accodano i toni più bassi di Ivo Lucchesi. Che (dichiarazioni a “Il Tirreno”) invita a non drammatizzare, perché i motivi del calo che certo non rincuora possono essere tanti, ma al di là dei numeri per difendere la serie A conta l’unità tra campo e fuori. I pareri sono tanti.

I toni si scaldano. Ma il problema resta: un problema che avevamo intuito già dall’andamento lento della campagna abbonamenti lanciata dal Pistoia Basket, in un’estate in cui a livello di immagine la società ha fatto poco per pubblicizzarla ed aprirsi alla città. I 3000 presenti (ufficiosi) all’esordio casalingo e soprattutto i soli 1690 abbonati lo confermano, con la nuda e spesso insindacabile freddezza dei numeri. E’ vero che 1690 innamorati della palla a spicchi che hanno scelto di confermare il proprio posto sui gradoni di via Fermi, consapevoli di esser davanti ad una stagione difficile, possono essere un buon numero se confermato alle briciole pre serie A.

Con Pistoia diffidente alla tessera annuale nonostante ottimi campionati che hanno poi portato al grande salto nel 2013, ma pronta però a riversarsi ai botteghini del PalaCarrara domenica dopo domenica. Un confronto che oggi non regge più e non aver sfondato i 1700 abbonati, dopo 4 stagioni sopra i 2000, è un dato da allarme rosso. Perché se dall’anno scorso mancano 713 tifosi abbonati, in cinque anni (dal picco del 2014 dopo il primo favoloso anno di A1 dove la Tesi Group di Wanamaker fu ad un passo dall’eliminare i futuri tricolori di Milano ai quarti playoff) mancano all’appello 1181 tifosi che fin dagli albori della stagione, avevano giurato amore e sostegno ai colori biancorossi. Praticamente un intero settore del PalaCarrara che – visti i tanti posti vuoti di domenica – non sono stati scossi nemmeno dalla curiosità di vedere all’opera la nuova Oriora (che sul campo ha confermato le sue difficoltà), dal fascino di vedere da vicino uno squadrone come Venezia o dal gusto di esserci al debutto stagionale. Interrogarsi su questo crollo è il minimo che la società deve fare, visto che al marketing, agli sponsor e alla comunicazione è dedicata una parte dei componenti del cda allargato.

Perché al di là di un momento economico non facile (che dura da tempo), al di là dell’indigesto spezzatino orario dettato dai diritti tv Eurosport- Rai Sport (nemmeno questo una novità), di fatto è dimezzato il contributo del primo sponsor della società. Che numeri alla mano, ha sempre visto negli abbonamenti e nei biglietti, una delle entrate più consistenti. Il progressivo calo e il tracollo nell’estate più difficile evidenzia, come dicevamo all’inizio, l’allontanamento di tutti quei tifosi che grazie ai fasti e al richiamo di una serie A ambiziosa (tre qualificazioni ai playoff in cinque anni, il primo posto e la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia nella stagione 2015/ 2016), si erano avvicinati. Forse spinti dai risultati che sono spesso andati al di là dei limiti di budget che il Pistoia Basket ha sempre avuto, forse spinti dallo sconosciuto di turno lanciato nel grande basket, che con il cambio dell’orizzonte sportivo hanno preferito scegliere altre strade. Insomma i dati sembrano dire che i tifosi “acquistati” negli ultimi anni di grande lavoro dentro e fuori dal campo (dove nelle prime stagioni il lavoro di Matteo Mantica nel settore marketing era stato importante), sono stati dispersi. Questo sì, al di là dei numeri, preoccupa davvero.

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Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

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