Pistoia Basket e Pesaro: il coraggio di cambiare

Pistoia e Pesaro si sono avvicinate alla partita in due modi differenti. La OriOra si è aggrappata all’usato (poco) sicuro di un DJ a “gettone”, i marchigiani hanno cambiato guida e vinto due sfide cruciali

Contro la squadra poi retrocessa, Capo d’Orlando, l’allora The Flexx vinse sia all’andata che al ritorno. Nella seconda gara si specchia l’attuale situazione e quindi il perfetto capovolgimento della stessa. Pistoia vinse in maniera netta al PalaCarrara la prima di ritorno, agganciò i paladini a quota 10 punti in classifica e si portò avanti nello scontro diretto. Era quello che sarebbe dovuto accadere e che invece non è successo domenica contro la formazione di Matteo Boniciolli. E, ricordiamocelo, anche lo scorso anno la squadra aveva i suoi problemi.

Vincere contro Capo d’Orlando dette la sensazione di aver spinto i siciliani verso la retrocessione. Innegabile che sia ciò che adesso le rivali-salvezza pensano di Pistoia visto che anche Torino (l’altra squadra con otto punti) ha battuto la banda di Ramagli. La botta psicologica è stata fortissima, ripartire, adesso, sarà ancora più dura e ci sarà da trovare un’altra squadra sulla quale fare la corsa perché per mettersi davanti ai marchigiani occorrerà vincere tre gare più di loro.

Pesaro ha vinto perché è arrivata compatta e carica a uno dei momenti chiave della sua stagione. Il Pistoia Basket ha perso perché ci è arrivato con le stesse, irrisolte, incognite. Dopo un buon inizio, la VL è incappata in una striscia di sei sconfitte consecutive che ne hanno minato il cammino. La società, a quel punto, non ha esitato, ha esonerato Galli (autore della salvezza) e chiamato in panchina l’ex Fortitudo.

A Pesaro hanno fatto una scelta, anche molto rischiosa se si pensa che è arrivata alla vigilia di due gare fondamentali – Torino e Pistoia – pensando che fosse meglio rinunciare a deboli certezze per costruirne di nuove. Più forti. Poteva andare tutto male, è andato tutto bene: il coraggio di cambiare ha pagato.

Anche il Pistoia Basket è incappato in sei sconfitte consecutive, ma questo non ha comportato nessun intervento a livello di staff. Ramagli è stato sul filo dell’esonero due volte, la seconda dopo la sconfitta di Cantù, eppure la società non si è mai fidata né delle alternative né del proprio budget (il coach livornese ha un biennale). Ma il paragone con Galli non regge perché la squadra non lo ha mai sfiduciato, come successo a Pesaro, e perché sia la crescita generale – adesso la OriOra è competitiva – che individuale dei più giovani è sotto gli occhi di tutti ed è giusto premiarla.

È a livello di roster che la società doveva agire con più coraggio, nonostante il periodo delicato e una gara cruciale alle porte; o proprio per questo. La squadra ha da subito palesato di non essere stata ben assemblata, con due criticità evidenti come la convivenza dei due Johnson e la leggerezza di Krubally e Auda. Sono stati fatti degli sforzi per passare al 6+6 ma quando c’è stata la possibilità di cambiare Dominique il grande passo non è stato compiuto e si è preferito allungare il suo contratto di una settimana. Benefici non ne sono arrivati: DJ ha comunque deciso di andarsene, sul mercato si dovrà tornare lo stesso e lo scontro salvezza con Pesaro è stato perso.

La squadra è stato costruita con così tante incognite che sarebbe ingeneroso imputare a Dominique Johnson tutte le colpe, e anche dividerle con l’omonimo Kerron. D’altra parte, non è nemmeno certo che con un altro al suo posto sarebbe andata meglio. A volte, però, si devono fare delle scelte per provare a cambiare le cose. E cambiare DJ poteva essere una di queste, magari con un’alternativa già pronta al momento della scadenza del contratto, visto che c’era l’occasione di farlo senza dover ricorrere al taglio. Un capitano con un “gettone” della durata di una settimana, non ce ne voglia la società, davvero non è il massimo.