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Basket / Serie A

Pistoia Basket, Ramagli presenta la squadra: «Fatto un ottimo lavoro»

Il coach del Pistoia Basket, Alessandro Ramagli, ci presenta il nuovo roster biancorosso, in una lunga intervista in cui racconta anche i primi mesi di lavoro nella sua nuova “casa”

Ben delineato il roster del Pistoia Basket, che nella giornata del 13 agosto ha firmato il suo ultimo straniero. Pochi giorni ormai dividono squadra e tifosi, che si troveranno insieme il 22 agosto: vedremo se in questo lasso di tempo arriverà un ultimo colpo italiano e soprattutto se sarà ufficializzato il main sponsor OriOra.

Intanto, abbiamo fatto una chiacchierata con il nuovo coach dei biancorossi, Alessandro Ramagli, che ci ha parlato del roster con cui dovrà guidare Pistoia alla salvezza e dei suoi primi mesi di lavoro in via Fermi.

Coach, con l’acquisto di Dominique Johnson la squadra è stata praticamente ultimata. Una sua considerazione sul roster che ha a disposizione?

La premessa è che abbiamo costruito il pacchetto italiani tenendo conto delle nuove normative. Per Pistoia non cambiava niente in termini numerici perché aveva abbracciato il 5+5 anche gli anni passati, ma è cambiato per le altre squadre, che passando al 6+6 hanno dato viTa a una vera e propria caccia all’italiano. Giocatori come Mian, Gaspardo, Laquintana e Magro sono diventati inarrivabili dal punto di vista economico.

Abbiamo costruito un nucleo molto giovane e la nostra panchina, dalla carta d’identità molto verde, ci ha di fatto dato la spinta per costruire un quintetto base fatto di poche scommesse. Non avremmo potuto inserire troppi giovanissimi o rookies, perché la nostra panchina avrebbe fatto fatica a supportarli.

Il primo giocatore che dovevamo mettere in rosa era il playmaker. Kerron Johnson, un ragazzo tutto sommato giovane ma con tanta esperienza europea che rappresenterà il nostro “capo tribù” . E’ stato poi inserito Auda, che ci dava anche lui l’esperienza di cui andavamo a caccia e successivamente l’unica vera scommessa: L. J. Peak. Si tratta di un giocatore particolarmente fruibile in Europa essendo multiruolo, con una stazza significativa e con capacità nel ball handling: se saremo bravi a supportarlo potrebbe essere una bellissima sorpresa. 

Abbiamo completato il roster con Krubally e Johnson. In questo caso, trattandosi dell’ultimo tassello, avevamo ben chiare le caratteristiche tecniche di cui avevamo bisogno e conoscevamo le risorse economiche rimaste. Abbiamo finito in bellezza perché l’inserimento di Dominique è l’inserimento di un giocatore importante.

C’è un bel gap di esperienza, e non solo, tra i titolari e le riserve. Quali sono i rischi e come si gestisce un roster di questo genere?

Come detto, è stata sia una scelta strategica che obbligata dal mercato. Per la gestione del gruppo, penso sia molto più semplice a farsi che a dirsi. I ragazzi che partono da dietro sono animati da grande entusiasmo e voglia di fare e quello sarà il propulsore per la prima parte della loro stagione.

La chiave sarà la capacità degli stranieri di mettersi a disposizione di ragazzi più giovani. Questo in sede di reclutamento l’ho considerato un fattore essenziale, spiegando che avremmo avuto un gruppo di italiani molto giovane dalla cui crescita passava parte del nostro campionato. Se nei primi mesi qualcuno farà fatica, i più esperti daranno il supporto necessario a un gruppo che rappresenta il futuro prossimo di Pistoia. Sperando che il futuro prossimo sia in Serie A: vorrebbe dire che abbiamo vinto le nostre scommesse.

Dal punto di vista tattico che squadra dobbiamo attenderci? Mi spiego: Peak rappresenta l’unica vera ala piccola del gruppo. Bolpin che ha il fisico da “3” ha giocato molto da guardia e fin dalle giovanili porta palla. Vedremo tanti quintetti “bassi”?

Gli esterni dovranno avere competenze identiche e non ci sarà molta differenza tra “1”, “2” e “3”. Il play non palleggerà 20″ e gli altri non giocheranno da “finisher”. Abbiamo diversi giocatori  che palleggiano e che costruiscono e altrettanti che possono chiudere il possesso. Hai detto bene, in panchina non abbiamo una vera ala piccola. Però Martini, che non ha quel tipo di taglia, ha ricoperto quel ruolo in A2 mentre Bolpin, che ha quel tipo di taglia, è il giocatore che più di ogni altro si avvicina al playmaker. 

L’altro aspetto sarà legato all’intercambiabilità dei lunghi. Non abbiamo un solo vero 4 e un solo vero 5 ma giocatori che possono scambiarsi all’interno di questi ruoli. Competenze simili per ala grande e pivot all’interno sia del sistema difensivo che di quello offensivo. Ripeto, “intercambiabilità” sarà la parola cardine della stagione.

In poche settimane ti sei dovuto inserire nei meccanismi del Pistoia Basket. Come sono andati questi primi mesi di lavoro da “pistoiese”? C’è stato feeling con il gruppo di lavoro e con la società, ci sono invece aspetti da migliorare?

Mi sono trovato alla grande con le persone che facevano parte di questo staff da tanti anni, sia per quanto riguarda la parte gestionale del club che lo staff prettamente tecnico. Ho trovato persone semplici, persone disponibili e di qualità nel loro lavoro: quando questo accade non è difficile trovarsi a proprio agio. Per quanto riguarda la metodologia di lavoro, rispecchiava la mia, che vuol dire condivisione con tutto quanto il gruppo riguardo le scelte che venivano operate in sede di mercato.

Dal punto di vista ambientale, ho avuto la sensazione di essere a casa. Non ho dovuto segnare il territorio o guardarmi intorno come altrove mi è capitato di dover fare. Mi sono sentito subito a mio agio e questo è importante, anche con la presidenza e il consiglio di amministrazione che stavano vivendo alcuni cambiamenti. 

Le valutazioni le darà il campo e sono quelle che contano. A metà agosto, cosa mi rispondi se ti chiedo qual è l’avversaria che ti fa più paura tra quelle che lotteranno per la salvezza, il nostro obiettivo stagionale?

Intanto ti rispondo che è difficile dire quale sarà questo lotto di squadre. Dieci formazioni sono sicuramente tagliate fuori da questa problematica, però ogni anno c’è qualcuno che rimane invischiato pur partendo per altri obiettivi e altri che, invece, vanno oltre le aspettative. Non faccio nomi,  non c’è una squadra che mi fa paura, posso dire che non c’è una squadra più debole delle altre. Anche chi partiva con svantaggi finanziari li ha colmati in qualche modo, a volte strategicamente, trovando delle connessioni tecniche come è successo a Pesaro. 

Chi ha meno risorse si arrangia, chi sale dalla A2 – penso a Brescia, alla mia Bologna o a Trieste – lo fa con budget superiori a chi cerca di salvarsi in A. La lotta salvezza sta diventando sempre più dura e non nascondo che il passaggio al 6+6 ha cambiato ancora di più i rapporti di forza economici. Anche quella fetta di giocatori a cavallo fra A1 e A2 è diventata imprendibile per via della forza economica delle formazioni di A2 che vogliono vincere il campionato. Ne è venuta fuori un’estate difficile ma noi abbiamo fatto un buon lavoro.

Pistoia Sport ringrazia coach Alessandro Ramagli per la disponibilità.

 

 

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Giornalista pubblicista e laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Bologna. Scrive per Pistoia Sport, Giornale di Pistoia e Corriere Fiorentino

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