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Basket / Serie A

Pistoia Basket-Virtus Bologna: storia, pepe e fascino di una sfida mai banale

Diverse in tutto, ad unire Pistoia e Bologna, oltre alla mitiche curve della Porrettana e a personaggi che l’hanno cantata come Francesco Guccini, c’è il sacro fuoco per la palla a spicchi

Questione di feeling, anzi di “confidence” o “di budella”, per dirla con le parole di Ramagli ora citando John Wooden (icona del basket universitario americano), ora tirando fuori l’abc del basket di scoglio. In una disinvolta alternanza che il coach biancorosso sciorina in ogni conferenza stampa tra inglese e livornese, due “lingue” con cui questo giochino va indubbiamente d’accordo.

Quel feeling ritrovato tra il Pistoia Basket e il campo alla prova di un ostacolo duro e stimolante, uno di quelli che se saltato, possono dare davvero una spinta mentale importante. Gli scudetti, la storia, il blasone, ma anche i precedenti nostrani della gara contro la Virtus Bologna fanno della sfida di domani alla Segafredo, un vero big match. Che metterà alla prova anche la temperatura della “confidence” con la palla a spicchi del PalaCarrara, che pur svegliato dai colpi di Johnson e soci, finora numeri alla mano è lontano dai fasti del passato.

Un passato tanto glorioso quanto ingombrante visto il presente, con cui fa i conti anche la Virtus targata Sacripanti, a cui il patron del caffè Zanetti, ha affidato i sogni di gloria dopo il biennio di Alessandro Ramagli, grande ex di una gara che si annuncia interessante sotto ogni punto di vista.  «Non credo ci siano altri posti così belli come Bologna per fare basket- le parole (a cui è impossibile dar torto) di Ramagli sulla sua sfida da ex- i portici aiutano a prolungare le sfide, perché sotto non piove mai e puoi stare a parlare anche fino alle 3 di notte. Per me è un piacere rincontrarli, non ho nessun dente avvelenato. Ho allenato 80 partite, con un 60% di vittorie. Ho vinto un campionato, fatto le Final Eight di Coppa Italia e siamo usciti dai playoff per differenza canestri. Io questa gara me la godo e basta, col gran piacere di giocare contro un posto in cui sei stato bene».

Diverse in tutto, ad unire Pistoia e Bologna (“per noi provinciali Parigi minore”) oltre alla mitiche curve della Porrettana e a personaggi che l’hanno cantata come Francesco Guccini, c’è il sacro fuoco per la palla a spicchi. Uno sport che a nord e a sud dell’Appennino ha storie diverse, ma che ha la forza di unire e dividere come pochi altri. Sia a Basket City che per anni ha diviso i baskettari d’Italia tra virtussini e fortitudini, sia nella ex basket valley toscana spaccata nel giro di 10 km tra Pistoia e Montecatini che sulla rivalità hanno infiammato la loro storia cestistica.

Una storia che non è quella di Bologna con i Danilovic contro i Myers, le finali scudetto, le sfide di Eurolega ma che contiene lo stesso carico di adrenalina. Perché la classifica a volte, se vinci o perdi un derby può anche essere secondaria. E proprio la mancanza di quel derby si sente eccome, di qua e di là dai monti.

Non ci sono gemellaggi né rivalità dichiarate tra Pistoia e le due anime di Basket City, ma la storia ha messo “contro” ai canestri nostrani più spesso la Virtus “contro” in momenti decisivi che la Fortitudo. Oltre i numeri che evidenziano lo strapotere delle Vu Nere soprattutto nell’era Olimpia (delle 20 vittorie bianconere su 24 precedenti, 15 sono arrivate in quegli anni in cui la Virtus dominava in Italia ed Europa con un solo successo della Rolly) ci sono alcune date che frizzano nel ricordo di una sfida sempre affascinante.

18 marzo 1999: l’orizzonte della Mabo è già grigio, ma la sconfitta casalinga contro la Kinder dell’ex Crippa sancisce l’unica retrocessione sul campo dell’Olimpia che qualche mese con la vendita del titolo, sancirà la “fine” delle trasmissioni per un bel po’.

Tanti (allora) giovanissimi attratti dai biglietti gratis agli Under 18 per provare a riempire il palazzetto, vedono in diretta l’epilogo di un’era davanti ad un’altra Virtus stellare con i vari Sconochini, Frosini, Abbio, Binelli e Rigadeu (che perse la finale di Eurolega dopo aver eliminato in semifinale i cugini della Fortitudo).

L’ultima vittoria pistoiese risale a più di due anni fa: 10 aprile 2016, “la più bella di tutte” del primo Diablo batte la Granarolo e si invola verso i playoff, avvicinando le Vu Nere a sua volta a quella che diventerà la prima retrocessione sul campo di una storia gloriosa macchiata dal crack societario di qualche anno prima.

La risalita è firmata Alessandro Ramagli, l’ultimo di una lunga serie di ex che Pistoia ha in comune con l’unica Basket City italiana. Forse più con la Fortitudo da cui sono arrivati (dopo i fasti con la Effe) prima Dan Gay poi gli uomini dello scudetto Fucka e Galanda e infine il Diablo. Claudio Crippa e l’indimenticato Matteo Bertolazzi (che ha giocato giovanissimo con le Vu Nere in A1 contro l’Olimpia) gli ex in comune con la Virtus, con Paolo Moretti “collante” di due anime inconciliabili ben raccontate in un libro che tutti i baskettari italiani dovrebbero leggere. “Cugini Mai” di Enrico Schiavina, Minerva Edizioni. Un bel regalo di Natale.

 

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Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

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