È un…Ori che luccica. Ma Ora la priorità diventa il PalaCarrara

Conclusa la trattativa per il nuovo title sponsor del Pistoia Basket, OriOra, la rinnovata società biancorossa ha raggiunto molti obiettivi prefissati. Ora l’attenzione dovrà spostarsi sul PalaCarrara

Accordo triennale, immaginiamo senza opzioni di uscita (come succede per i giocatori): fino al 30 giugno 2021 la punta di diamante dello sport cittadino si chiamerà OriOra Pistoia Basket. Un nome che era trapelato ad inizio mese e che si è concretizzato, nero su bianco, con la firma che lancia un bel segnale importante per il futuro del basket pistoiese e, nello specifico, del Pistoia Basket: la società, rinnovata ad inizio estate in larga parte, non è stata con le mani in mano, ha dato uno slancio di vitalità, ha cambiato marcia ed ha piazzato tutti i tasselli al posto giusto.

Dal nuovo presidente ai volti nuovi nel Cda, da un coach esperto come Alessandro Ramagli ad una squadra che intriga tifosi ed addetti ai lavori fino al nuovo title sponsor. Parafrasando proprio il marchio della ditta di Porcari, viene da dire: era l’ora.

Numeri importanti anche a livello di budget: secondo indiscrezioni, la dote portata alla causa da parte di OriOra è sullo stesso livello del precedente biennio The Flexx e lo sarà per i prossimi tre anni. Con una piccola differenza: che The Flexx, adesso, è un gold sponsor che viaggia su cifre poco inferiori ai 100.000 euro e quindi, rispetto allo scorso anno, è un altro passo in avanti. Ok, direte: ma Hitachi non c’è più. Già, però a questi chiari di luna trovare chi investe nello sport, ed in maniera così importante, non è poi così scontato.

Quindi testa bassa e pedalare al fianco di sponsor e società perché l’obiettivo primario per una piazza come Pistoia è quello di stare in Serie A, senza fare voli pindarici: che lo capiscano alla svelta anche tutti quelli che, forse un po’ sfiduciati, non si sono abbonati nella prima fase e che fra poche settimane avranno l’opportunità di farlo per seguire da vicino una squadra dal quintetto titolare, sulla carta, forte ed intrigante che si dovrà amalgamare il prima possibile con una panchina giovanissima ed inesperta ma che, siamo certi, avrà voglia di mettersi in mostra.

Tutto bello, tutto ottimo, tutto finito? Ci mancherebbe. Nella vita bisogna sempre guardare avanti e, quindi, anche nello sport. E per il Pistoia Basket, adesso, si apre (anzi, prosegue), una partita troppo importante per derubricarla nelle retrovie ed ha un preciso nome: PalaCarrara.
Già, perché adesso l’euforia per il primo giorno di allenamenti e per il mercato è alta ma non dimentichiamoci cosa succedeva qualche mese fa con le conferenze stampa di società e Comune per tirarsi le frecciatine su qualche lettera inviata, e non letta, o sui costi di gestione ritenuti eccessivamente esosi da parte di via Fermi (gli stessi costi che, fra l’altro, non hanno consentito al Futsal Pistoia di tornare a giocare a “casa” ed emigrare definitivamente a Montecatini cambiando anche nome  pur senza chiarire chi, in quel caso, fa le tariffe e prende i soldi se il Comune o chi ha la convenzione firmata con lo stesso).

Se, per il momento, è arrivato il via libera per la prossima stagione per giocare nuovamente in via Fermi il problema sulle nuove direttive richieste dalla FIP per rimanere ad alti livelli rimane. E qui, tutti gli attori, dovranno fare decisi passi in avanti. Sappiamo tutti che, così com’è, il PalaCarrara non può essere ampliato più di tanto (anche se un balzo nella capienza della stagione 2018/19 sopra gli attuali 3.990 posti ci sarà): avendo appurato che “emigrare” oltre a non essere conveniente è anche impossibile a livello di impianti e di logistica, vista la saturazione del Mandela Forum a Firenze e la lontananza con il Modigliani Forum a Livorno, sul futuro del basket cittadino si deve discutere.

Pensiamo che, mai come adesso, bisogna avere coraggio: le basi solide per i prossimi tre anni, almeno, ci sono per andare avanti e sviluppare finalmente quel “brand” intorno al Pistoia Basket per far capire agli appassionati di pallacanestro che, se vogliono vedere un po’ di basket di buon livello, nell’Italia centrale o vanno a Bologna, a Pesaro o a Pistoia che ha un possibile bacino attrattivo vasto fra Liguria, Toscana, Umbria e Lazio. E per essere maggiormente attrattivi bisogna osare: dire che il palasport, così com’è, non ha futuro e tirare fuori un progetto per farne uno nuovo. Da 5000 posti, con l’aria condizionata, il wi-fi free, l’area hospitality, sedute comode, acustica decente in modo da alternare basket a concerti o eventi di media portata.

Per osare ci vuole coraggio. Ora è il momento di tirarlo fuori, una volta per tutte. Altrimenti si continuerà a pensare all’immediato e mai al futuro.