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Basket / Serie A

Non solo Vincenzo Esposito: quanti interrogativi nel futuro del Pistoia Basket

L’intervista rilasciata da Vincenzo Esposito alla Gazzetta alimenta i dubbi sulla sua permanenza al Pistoia Basket. Uno delle tante nubi che si affacciano sul futuro della società biancorossa

Mancano 4 giornate al termine della regular season, quattro settimane e sul campionato del Pistoia Basket calerà il sipario anticipatamente rispetto agli ultimi due anni impreziositi da meritate qualificazioni playoff.

Se il presente ha ancora qualcosa da dire per i ragazzi della The Flexx (decisi ad assicurare con la matematica una classifica che non fa troppa paura, cercando qualche fuoco d’artificio per congedarsi col sorriso), attenzioni e pensieri sono già rivolti a cosa succederà dopo il 9 maggio.

Uno proiezione al futuro, accesa dalle parole dichiarate in settimana da Vincenzo Esposito alla “Gazzetta dello Sport” in cui il Diablo sembra parlare di Pistoia al passato nell’intervista a firma Mario Carfora.

Pistoia è una realtà di provincia dove sono transitati ottimi giocatori- ha dichiarato Esposito al termine di una lunga ed interessante intervista dove “bacchetta” il sistema basket italiano, non accarezza neppure l’Nba mentre vede come esempi virtuosi Eurolega ed Ncaa – gestita molto a conduzione familiare che mi ha dato la possibilità di mettermi in luce come coach: sono grato al club, ho passato tre anni incredibili compreso quest’ultimo concluso ormai con la salvezza”.

Sono quei verbi al passato usati dal Diablo che sembrano inquadrare i tre anni pistoiesi, come una bella avventura da mettere alle spalle alla fine della stagione. Molto di più delle tante voci che in questi anni (e anche negli ultimi giorni) si sono rincorse sugli interessamenti verso un allenatore di alto livello come ha dimostrato di essere Esposito, che sa portare là dove lavora il carisma innato dell’unico Diablo della pallacanestro italiana oltre ad una profonda conoscenza di questo giochino. Sassari, accostata piuttosto ripetutamente da radio mercato in queste settimane, è solo l’ultima meta a cui è stato avvicinato il tecnico della The Flexx.

Esposito ha un altro anno di contratto con il Pistoia Basket, in virtù del rinnovo della scorsa estate dopo il biennio magico con cui ha riscritto la storia del club. Un legame, quello delle carte, che in questi anni abbiamo capito valere poco di fronte alle intenzioni delle parti.

Se sia questo il caso del Diablo che, dopo la via crucis di questa stagione è riuscito comunque a portare in fondo quella salvezza che ad un certo punto sembrava la sfida più difficile anche rispetto a quelle ambiziose del recente passato dal suo arrivo qui, lo capiremo. Ma le sue parole aggiungono comunque un altro punto interrogativo ai tanti di un futuro che, in casa Pistoia Basket, è tutto da scrivere.

GLI ALTRI NODI DEL FUTURO DEL PISTOIA BASKET

Ad iniziare dal lascito economico di un campionato con il numero record di tesserati: con quale budget si ripartirà visto anche che sulle possibilità del rinnovo del contratto con The Flexx in scadenza il prossimo 30 giugno nessuno (né dal Pistoia Basket, né dall’azienda calzaturiera) si pronuncia?

Poi c’è la grana PalaCarrara da dirimere, con la “partita” capienza tutta da giocare. Ma la riflessione potrebbe (anzi deve) comprendere anche in quale direzione andare con il settore giovanile, vivace ma senza l’identità importante degli anni scorsi, nonostante il gran lavoro degli addetti ai lavori.

C’è in generale un ambiente che deve capire se guardare ad un futuro come crescita (non tanto per i risultati sportivi con cui- grazie a figure come Esposito- il Pistoia Basket ha spesso stupito) o come “sussistenza”. In ambito tecnico sportivo, ma anche e soprattutto di impatto sul territorio che rappresenta. E il calo del pubblico lento ed inesorabile in questa stagione, deve essere un segnale da non sottovalutare.

A questa riflessione su quale futuro ha il Pistoia Basket, è probabilmente legata la situazione di Vincenzo Esposito. In questi anni i personaggi sul campo che il Pistoia Basket ha avuto la bravura di portare in questa provincia operosa e calda della pallacanestro italiana, hanno spesso fatto da traino al resto. Talenti semisconosciuti diventati grandi in via Fermi, monumenti che hanno scelto di chiudere su questo campo una carriera incredibile, allenatori che hanno saputo calarsi a pennello in questa realtà. Esaltandola come il Diablo ha fatto tra le altre cose con la qualificazione storica alla Coppa Italia, dando l’ebbrezza indimenticabile del primo posto (ricoperto da Pistoia per settimane due anni fa), con i playoff da guastafeste a scapito di squadre più ricche ed attrezzate, con gli sgambetti alla capolista di turno di scena al PalaCarrara.

Ma anche e soprattutto proponendosi come allenatore che osa, che sa divertire, che ha dato a tutti i giocatori delle sue squadre una (o più) possibilità di mettersi in luce. Che fa partire i giovani in quintetto, che rischia, sbaglia a volte e riprova. Ma non tradisce la sua idea di basket nelle stagioni più difficili come in quelle più brillanti.

Quattro settimane e poi capiremo se tutto questo è davvero il passato.

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Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

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