Impianti
Pistoiese, parla Fondatori: «Gli impianti sono un nodo cruciale per il futuro del progetto»
Dalla gestione dei tre impianti alle risposte attese dal Comune: «È arrivato il momento di capire se l’amministrazione vuole davvero sostenere la Pistoiese in un progetto di medio-lungo periodo»
Dal progetto sportivo a quello infrastrutturale, ma non solo. La Pistoiese, prima in classifica nel Girone D di Serie D, da oltre un anno sta ponendo le basi per ridare lustro e credibilità al simbolo sportivo dell’Olandesina. Un percorso lungo, ricco di ostacoli e imprevisti, ma che la proprietà guidata da Sergio Iorio sta portando avanti con fatica e dedizione. Tra i protagonisti c’è anche Fabio Fondatori, che da settembre 2024 ricopre la carica di amministratore delegato della Pistoiese. Ed è stato proprio lui, che quotidianamente opera al fianco di Iorio e dialoga con le istituzioni, a fare un bilancio del progetto arancione, concentrandosi soprattutto sul tema degli impianti.
Negli ultimi mesi la Pistoiese ha fatto passi importanti sul piano infrastrutturale. Come descriveresti oggi la situazione degli impianti?
«Ad inizio novembre ci siamo aggiudicati per un altro anno l’affidamento dello Stadio Marcello Melani, a cui è stato aggiunto il campo Turchi. Oggi la società gestisce la custodia e la manutenzione di tre impianti, Melani, Turchi e Pistoia Ovest: un risultato molto significativo e un passaggio cruciale per la crescita del progetto tecnico sportivo del club. Il lavoro di ristrutturazione, soprattutto allo Stadio e a Pistoia Ovest, è stato evidente e ha accresciuto la credibilità della Pistoiese nella gestione delle strutture cittadine».
Però si tratta di affidamenti annuali. Quanto pesa questo limite?
«Molto. Gli affidamenti di un anno permettono di operare ma non di programmare o investire. Per crescere servono garanzie più solide sugli investimenti che la società potrebbe effettuare. Per questo il nodo di Pistoia Ovest è centrale».
Cosa state aspettando dal Comune?
«Ad aprile scorso abbiamo presentato al Comune di Pistoia una manifestazione d’interesse per l’acquisto dell’impianto. Siamo ancora in attesa di una risposta e di una stima congrua rispetto ai valori di mercato, considerando le condizioni della struttura. È arrivato il momento di capire se il Comune vuole davvero sostenere un progetto di medio-lungo periodo per dare un futuro a quell’area. Serve capire se c’è una comunità d’intenti con le istituzioni, come è successo a Milano, dove il Comune ha venduto San Siro. Una buona politica dovrebbe intendere questa operazione come un lascito verso il territorio e la comunità sportiva pistoiese, senza fissarsi su dettagli da azzeccagarbugli».
Che tipo di progetto avete immaginato?
«Il presidente Iorio ha avviato rapporti con privati interessati a sviluppare un centro sportivo capace di ospitare tutte le squadre della Pistoiese e l’intero settore giovanile, circa 400 tesserati. E non solo: deve essere un centro aperto alla città, con attività ludiche e sportive, centro di ritrovo dei ragazzi e giovani della città. Ma Pistoia Ovest da sola non basta».
Il riferimento è allo stadio?
«Sì. Anche per Il Melani serve un rapporto completamente diverso. Oggi, pur avendo l’affidamento del servizio, paghiamo ogni utilizzo: partite, uffici, spogliatoi, allenamenti, rifiniture. È un modello che non funziona. La gestione sportiva di una squadra che ha ambizioni richiede flessibilità e possibilità di utilizzo dell’impianto. E spesso ci scontriamo con vincoli provenienti anche da altri enti che penalizzano il comfort dei tifosi e dei giocatori».
Altrove funziona diversamente?
«In tante città le società godono di maggiore autonomia e di rapporti strutturati che riconoscono anche il valore sociale e di immagine dei principali team sportivi. Faccio un esempio: se salissimo di categoria, la tariffa del Melani aumenterebbe. Eppure gareggiare a un livello superiore significherebbe maggiore prestigio per la città e più ricchezza distribuita nella comunità. Lo stadio vive solo quando gioca la Pistoiese ed è assurdo che la società venga penalizzata. L’attuale modello di rapporti va superato con concessioni pluriennali dell’impianto e modifiche al regolamento degli impianti sportivi. So che molte altre società sportive locali hanno gli stessi problemi con gli impianti che utilizzano».
Dopo un anno di manutenzione quali sono i problemi più urgenti allo Stadio?
«La priorità è la realizzazione di un pozzo. Uno dei problemi più grossi che abbiamo riscontrato sono le condizioni del campo di gioco, che durante l’estate non può essere irrigato abbastanza a causa di un impianto ormai vetusto che pesca l’acqua da una vasca di raccolta piovana. Con la siccità e il caldo estremo dei periodi estivi, il campo non riesce a raggiungere condizioni idonee per gli standard sportivi richiesti. Questa estate alcune squadre con cui abbiamo giocato si sono lamentate per le condizioni del campo. D’accordo con il Comune, abbiamo fatto il progetto del pozzo e il computo metrico. Sembrava tutto pronto per la gara, poi abbiamo saputo che non ci sono fondi a sufficienza necessari per l’asta. E questo non va bene. Se non viene fatta rapidamente la gara, infatti, si rischia che il pozzo non venga realizzato per la prossima estate e non sarebbe giusto che fosse la Pistoiese a rimetterci. Inoltre il presidente Iorio ha appena proposto al Comune un’idea molto innovativa per la gradinata inagibile dello stadio, che potrebbe essere valorizzata con un’operazione da realizzare anche con privati, ma per ora non abbiamo ricevuto risposte».
In un anno siete passati da zero a tre impianti. Che effetto fa guardarsi indietro?
«È impressionante. Un anno e due mesi fa non avevamo nemmeno accesso allo stadio, oggi abbiamo la manutenzione di tre impianti. A Pistoia Ovest si allenano e giocano anche altre società sportive. L’amministrazione si è mostrata disponibile al confronto, e lo riconosco. Adesso però da parte del Comune serve uno scatto in avanti per garantire una gestione moderna ed efficiente di questi impianti, considerate anche le difficoltà che vivono gli enti locali in termini di risorse e personale a disposizione».
Ci sono modelli a cui vi ispirate in Italia?
«Ci sono tante forme per sostenere i team sportivi più importanti di una città. L’Udinese, ad esempio, ha la Regione come sponsor di maglia, ad Arezzo hanno coperto la gradinata, inagibile come quella di Pistoia, con uno striscione “Città di Arezzo” finanziato da partner istituzionali. Gran parte delle società di serie C e D possono utilizzare liberamente lo stadio grazie a concessioni pluriennali. Ci piacerebbe avere più sostegno dal mondo istituzionale locale. Anche perché questa proprietà, lo dico da tempo, è un treno che passa una volta sola. Se non si coglie l’occasione adesso, rischiamo di perderla».
Passiamo al campo: siete primi in classifica. Che valore ha questo risultato?
«Significa che è stato fatto un gran lavoro da Taibi, da mister Andreucci, dallo staff tecnico e dai giocatori, ma significa anche che la società è cresciuta. Siamo partiti da zero, senza campi e con molta diffidenza intorno. Oggi, con impianti e professionisti di grande qualità nello staff tecnico e medico, possiamo fornire alla squadra le migliori condizioni per allenarsi ed esprimersi. È cresciuto l’affetto in città con una bella campagna abbonamenti, siamo passati da 1500 spettatori a 2200 e la squadra sta rispondendo alla grande. Il modo in cui questo gruppo di giocatori interpreta le partite e si aiuta l’un con l’altro ci rende orgogliosi. L’obiettivo è restare in vetta, ma non bisogna mai dimenticarsi che il campionato è difficilissimo. Ora bisogna fare tutti un ulteriore step di crescita e dimostrare di saper stare al vertice. Servono equilibrio, passione, umiltà e serenità, dentro, ma soprattutto fuori dal campo».
La piazza vi sta sostenendo?
«Assolutamente sì. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti, soprattutto nei momenti complicati. Non bisogna fare drammi per un pareggio: siamo l’unica squadra imbattuta, tra campionato e Coppa, di tutta la Serie D. È proprio nei momenti difficili che la squadra e la società hanno bisogno del sostegno della piazza. Costruire richiede anni, per distruggere basta un secondo. Se ci compattiamo possiamo vivere un’annata straordinaria, ma se ogni volta che non vinciamo si alimenta un clima negativo si fanno danni nell’ambiente e nello spogliatoio. Per continuare questo percorso bisogna essere tutti compatti e avere un supporto più deciso e concreto da parte delle istituzioni».




