Impianti
Ancora ritardi al PalaTerme: ora la previsione è riaprire a marzo
«Problemi alla copertura: il PalaTerme non sarà pronto prima della metà di febbraio»: continua il dibattito sulla casa di Herons e La T Gema
Il cambio di progetto per la nuova copertura del PalaTerme – dal sistema a falde, poi giudicato inadeguato, a una soluzione piana con travi radiali – è indicato come il principale motivo dei ritardi che stanno frenando la conclusione del cantiere. Secondo quanto comunicato dall’impresa Finocchiaro, l’intervento complessivo non sarà ultimato prima della metà di febbraio e l’amministrazione è ancora in attesa del nuovo cronoprogramma aggiornato dei lavori. A fare il punto sui lavori all’impianto termale è stata, nell’edizione odierna, La Nazione.
È quanto emerso durante l’ultimo consiglio comunale, in cui l’assessore ai lavori pubblici Luca Bini e il dirigente dell’area tecnica Claudio Gariboldi hanno risposto alle interrogazioni presentate dai consiglieri di opposizione Karim Toncelli (Lega) e Alessandro Sartoni (Fratelli d’Italia) sul cantiere di viale Foscolo. Dall’amministrazione sono arrivate anche critiche alle modalità con cui la precedente giunta aveva impostato la gara per la ristrutturazione del palazzetto. Bini ha inoltre confermato che i controlli dell’Asl hanno portato a sanzioni nei confronti di alcuni operai trovati sul tetto senza essere correttamente assicurati ai dispositivi di sicurezza.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei lavori, l’assessore ha spiegato che tutte le opere interne sono state completate e il vecchio parquet è stato rimosso. La posa del nuovo potrà avvenire solo quando la copertura sarà terminata: le attuali infiltrazioni, infatti, impediscono alla ditta incaricata di assumersi responsabilità su eventuali danni. Contestualmente alla copertura dovrà essere installato anche l’impianto fotovoltaico, un aspetto che ha rallentato anche lo spostamento di uno dei due impianti di aerazione. «Il Comune – ha precisato Bini – avanzerà tutte le contestazioni necessarie nei confronti dell’impresa, ma una rescissione del contratto in questa fase significherebbe bloccare il cantiere per almeno due anni».
Gariboldi ha poi espresso dubbi sull’impostazione delle procedure ereditate dalla precedente amministrazione: «Tutti gli appalti che abbiamo trovato – ha osservato – sono stati aggiudicati con il criterio del massimo ribasso, anziché con l’offerta economicamente più vantaggiosa, che in genere garantisce maggiore qualità nella gestione dei cantieri. Inoltre, i progetti delle opere più rilevanti avrebbero potuto essere sottoposti alla valutazione di tecnici qualificati incaricati dal Rup». Toncelli, intervenuto al termine della discussione, ha rivolto un giudizio politico critico alla giunta: «Sono certo della vostra buona fede – ha dichiarato – ma quella competenza amministrativa così rivendicata in campagna elettorale, finora, i cittadini non l’hanno ancora vista».


