Basket / Serie A2
Chi è Seneca Knight: la storia del nuovo USA di Estra Pistoia

La scelta della pallacanestro, le esperienze al college e il biennio in Europa da protagonista: alla scoperta del nuovo versatile biancorosso
La lunga e paziente ricerca della coppia Martelossi-Della Rosa ha infine portato i suoi frutti. Con la firma di Seneca Knight il roster del Pistoia Basket si è così arricchito anche del secondo non formato per la stagione 2025/26. All’inizio del mese di settembre la società ha concluso l’operazione e lo statunitense è ufficialmente un nuovo giocatore di Estra.
Questo dunque l’ultimo tassello del puzzle costruito in via Fermi per affrontare la prossima avvincente e faticosa stagione in A2 in cui i biancorossi proveranno a dire la loro con la solita voglia di stupire. Il roster, ora al completo, si appresta a vivere l’ultima settimana di preparazione come una sorta di sprint finale per giungere al debutto in campionato pronti. Giorni – dopo i primi allenamenti della settimana appena trascorsa – in cui si lavorerà per integrare al meglio anche Seneca Knight, la ciliegina sulla torta del mercato estivo pistoiese.
UNA SCELTA PER LA VITA
Sean Seneca Knight nasce il 31 maggio del 2000 a New Orleans, capitale della Louisiana, stato a Sud degli Stati Uniti bagnato dal Golfo del Messico. Il primo grande cambiamento della sua vita arriva ad appena 4 anni, quando si trasferisce dalla città più popolosa e grande dello Stato, andando a vivere con i genitori Seneca e Melanie a Jonesboro, nel “vicino” (oltre 6 ore di auto) Arkansas, al confine Nord con la Louisiana. A 12 anni è poi il momento di trasferirsi nuovamente. Knight lascia le colline della Crowley’s Ridge per far ritorno nella natia New Orleans dove è subito messo di fronte ad una scelta tanto complicata quanto decisiva per le sue sorti future.
«Nel 2012 ho dovuto scegliere tra il calcio e il basket – ha raccontato a RookieWire -. A calcio ero decisamente più bravo ma alla fine ho scelto la pallacanestro perché mi piaceva di più. Non è stato affatto semplice, avrei voluto giocare ad entrambi ma la scuola purtroppo non me lo permise. Il calcio comunque mi divertiva e smettere è stato come abbandonare una parte di me. Alla fine comunque non mi ha pesato troppo, ritenni il basket comunque più divertente».
Messo il calcio da parte, Knight si concentra esclusivamente sulla pallacanestro ma fino al suo anno da sophomore (il terzo) in High School, all’età dunque di 15/16 anni, dunque piuttosto “tardi”, non gioca in nessuna società. «Ho giocato qua e là crescendo ma mai seriamente fino al mio anno da sophomore – ha spiegato in un’intervista ai canali ufficiali di STELE, un brand di cappellini col quale firmò nel 2021 -. Lasciando l’Arkansas per tornare a New Orleans ho perso tutte le mie amicizie e mi sono concentrato quasi soltanto sul basket. Era un periodo difficile per me e lo sport, così come la famiglia, hanno svolto un ruolo fondamentale. Scelta la pallacanestro, i miei genitori mi hanno supportato totalmente perché realizzassi il mio sogno, cercando per me la situazione perfetta dove poter migliorare con bravi allenatori».
HIGH SCHOOL: L’EXPLOIT E UN’ESTATE FRUSTRANTE
La scuola superiore che frequenta è la Northside High School, situata nella zona nord di Lafayette, città della Louisiana a due ore da New Orleans. Nella stagione 2017/18, il suo anno da senior, Knight tiene una media di ben 25 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 3 stoppate e 2 rubate a gara. Numeri strepitosi, oltre 600 punti realizzati in totale, che lo proiettano come miglior realizzatore del suo anno di tutto lo Stato e gli permettono di essere nominato nel First Team 4A All-State, All-Acadian (Acadania è la regione in cui si trova Lafayette) e All-District. Alla fine dell’anno sono nove le partite da oltre 30 punti e otto oltre i 20, per un totale di 1000 punti nella sua “carriera” alla scuola superiore.
Nonostante le prestazione scintillanti però, l’estate del salto al college di Knight è tutt’altro che luminosa. «Tutti i riconoscimenti e gli obiettivi raggiunti, sembrava non significassero niente per nessuno. Non avevo alcuna offerta sul tavolo ed è stato un periodo davvero molto frustrante. Ho iniziato a dubitare di me e mi sono sentito sottovalutato. All’improvviso, una sera di aprile, erano circa le 21, ho ricevuto una chiamata da San Jose. Era il coach (Jean Prioleau, nda) che diceva di aver visto alcuni miei video e che voleva conoscermi di persona. Così la prima settimana di maggio sono andato. Ne ho parlato con i miei genitori, era la mia unica offerta quindi ho deciso di non lasciarmi sfuggire l’occasione».
«Volevo ripagare i loro sacrifici. Mia mamma guidava oltre due ore per venire a vedere le mie partite sugli spalti a Lafayette. Mio padre ha sacrificato numerose serate rimanendo con me in palestra fino a tardi per aiutarmi negli allenamenti. Entrava a lavoro alle 6 di mattina ma restava anche fino alle 2 di notte, dormiva quattro ore scarse e poi andava a lavorare».
I DUE ANNI A SAN JOSE
Appena 18enne, Knight si trasferisce così letteralmente dall’altra parte degli Stati Uniti, sulla West Coast, nella calorosa San Jose, capoluogo della contea di Santa Clara in California, nonché centro economico e politico della Silicon Valley. Alla San Jose State University si divide tra gli studi in comunicazione e la pallacanestro. Nel suo anno da Freshman con la canotta degli Spartans, è l’unico del suo anno a scendere sul parquet in tutte e 31 le gare stagionali della squadra, di cui le ultime 12 tutte nello starting five. La media racconta di 6.2 punti a gara e 2.5 rimbalzi in 20.1 minuti di utilizzo, per un totale di sei partite in doppia cifra con il picco di 17 al suo debutto collegiale assoluto contro Life Pacific. Non è altrettanto positiva però la stagione di squadra con San José a vincere solo 4 delle 31 partite stagionali.
Pur con un ruolo ancora da definire tra lo spot di guardia tiratrice e di ala, Knight si impone definitivamente nel suo anno da sophomore. Le presenze in quintetto si impennano a 30 su 31 presenze totali (oltre 32 minuti a gara), così – come di conseguenza – le sue cifre. Sono infatti oltre 17 i punti di media alla fine della stagione 2019/20, a cui si uniscono 5.7 rimbalzi, 2.4 assist e 1 rubata. Le sue cifre schizzano addirittura oltre i 20 di media nella Mountain West Conference, dove viene inserito nella terzo miglior quintetto del campionato. Sono 27 le partite in doppia cifra, 12 delle quali oltre i 20 e tre con oltre 30, due le doppie doppie (23 punti e 13 rimbalzi contro Fresno). Una di queste rappresenta la quarta migliore prestazione di sempre di un cestista in maglia Spartans, con la bellezza di 37 punti segnati contro Colorado State. Gli Spartans raccolgono stavolta 7 vittorie sulle 31 sfide totali.
L’anno da Junior è invece completamente segnato dal Covid. La pandemia interrompe infatti la stagione 20/21 di Knight dopo appena 4 presenze, in cui stava registrando una media di 9.3 punti e 7.3 rimbalzi, a cui aggiungere 5 rubate e 8 assist. La prestazione da 18 punti contro Cal Poly resta la migliore di un’annata conclusa anzitempo e nella quale il nativo di New Orleans decide di tornare a casa, trasferendosi alla Louisiana State University per il secondo semestre senza però mai giocare per i Tigers.
Il lascito dell’esperienza a San Jose va peraltro ben oltre la pallacanestro e sfocia nell’amore, anche se il basket c’entra anche stavolta. Nelle fila degli Spartans, lato squadra femminile, milita infatti anche Sophia Jones, conosciuta nel Campus e ancora oggi la sua compagna nella vita.
ALTI E BASSI NELLO UTAH
Conclusa l’esperienza cestistica in California e l’anno scolastico in Louisiana, con il periodo di stop ai campionati alle spalle, Knight decide di partire alla volta dello Utah per frequentare la Brigham Young University con sede a Provo, nella Salt Lake Valley.
La particolarità della BYU è che è proprietà della Chiesa Mormone, e la quasi totalità dei suoi studenti è composta da membri della Chiesa. Ogni studente della BYU, al momento dell’iscrizione, firma ciò che viene chiamato Honor Code and Dress and Grooming Standards, un contratto con il quale si impegna a rispettare un codice morale che include l’astensione da rapporti sessuali prematrimoniali, linguaggio volgare, tabacco, tè, caffè, cannabis e droghe pesanti, e l’impegno a vestirsi modestamente. Il contratto, che per i membri della Chiesa include anche l’impegno a frequentare i servizi domenicali, può portare anche all’espulsione dello studente dalla scuola qualora esso non venisse rispettato.
La decisione arriva rapidamente, come spiega lo stesso Knight, il quale al contempo declina le offerte di Idaho e Georgia Southern. «Il mio nome era sul portale dei trasferimenti – è questo un modo per farsi notare dalle squadre di college negli USA – letteralmente da 10-15 minuti – ha raccontato Knight a KSL Sports – quando mi arriva un messaggio in privato su Twitter da un rappresentante della BYU. Risposi immediatamente dicendo di essere interessato a sapere di più del loro programma e dopo 25-45 minuti circa uno degli allenatori mi ha chiamato al telefono. Il mio rapporto con questo college è iniziato difatti così».
«A farmi da cicerone durante la mia prima visita è stato coach Nick Robinson, il quale mi ha fatto vedere il Campus e conoscere alcuni dei miei compagni. Parlare con loro mi ha fatto apprezzare ancor di più questo luogo, erano così emozionati nell’avermi con loro. Durante quella visita mi sono immediatamente innamorato del posto. Non credevo che lo Utah fosse così bello. Non lontano dall’Università c’è anche un bacino artificiale. Amo la natura e i suoi paesaggi. Una grande squadra, un bellissimo panorama: ho pensato che potesse offrirmi veramente tanto».
Ad una settimana dal suo arrivo alla Birgham Young University, Knight viene descritto dal suddetto portale come un giocatore versatile: un rimbalzista che sa mettersi in proprio e realizzare, ma anche giocare per gli altri sfruttando le sue abilità da passatore. Al contempo, si evidenzia un bisogno di migliorare le sue percentuali dall’arco, fino a quel momento attorno al 29% nella sua carriera collegiale. Per il neo biancorosso, come detto causa Covid, si tratta quindi di un nuovo anno come Junior, questa volta da giocare per intero.
Dopo qualche mese in Utah, è lo stesso Knight – intervistato da BYU Sports Nation – a fare il punto sul suo impatto con i Cougars confermando la sua versatilità in campo. «Fin qui sta andando tutto alla grande. Mi sto trovando bene, qua ci sono un sacco di cose da fare. Sono qui per portare la mia etica del lavoro, la mia determinazione nell’andare in campo e vincere ogni partita, facendo tutto ciò che mi chiede coach Pope, sia esso segnare, difendere, prendere rimbalzi. Credo di essere un giocare versatile, quindi ciò che mi verrà chiesto lo farò».
«Tra le mie caratteristiche vi è anche la perseveranza, andare in campo e fare di tutto per vincere – ha aggiunto – Sicuramente ciò che spicca è la mia abilità come realizzatore ma so offrire molto di più. Ad esempio mi piace assistere i miei compagni, coinvolgerli in attacco. Qui alla BYU sto studiando maggiormente il gioco, imparare e capire a fondo ciò che devo fare in campo ti migliora molto di più che semplicemente andare sul parquet e giocare senza schemi»
Reduce da due stagioni in crescendo nella Mountain West Conference, Knight incontra maggiori difficoltà nella West Coast Conference. Il roster infatti perde pezzi a causa di alcuni infortuni nei lunghi e Knight è costretto a giocare spesso fuori ruolo nel frontcourt. Alla fine le presenze totali nell’annata 2021/22 saranno 27, di cui 8 nello starting five. Negli oltre 22 minuti di media sul parquet, realizza 7.4 punti, raccoglie 3.4 rimbalzi e fornisce 1.4 assist ai compagni. Sono 10 le partite in cui supera la doppia cifra in una stagione peraltro conclusa anzitempo causa infortunio. Prima il pollice della mano e poi, soprattutto, una scavigliata lo costringono a rimanere a guardare i compagni per tutta le sette gare di post season disputate dalla sua squadra, il cui score finale è di 24 vittorie e 11 sconfitte.
IL GAME-WINNER DOPO UN GRANDE DOLORE
Nonostante un’annata non particolarmente fortunata, c’è un momento particolarmente significativo nella stagione di Knight. Reduce da quattro sconfitte consecutive, la BYU è impegnata sul parquet della Loyola Marymount University con l’obiettivo di riaprire le chances, già ridotte al lumicino, di qualificazione all’NCAA Tournament (la quale poi sarà centrata). I Cougars, sotto di 12 a fine primo tempo, alzano i giri in difesa nella ripresa e portano il match all’overtime. Nell’extra-time si segna poco, a meno di un secondo dalla sirena Knight subisce fallo e va in lunetta. Il classe 2000 realizza il primo e sbaglia di proposito il secondo: BYU completa la rimonta e vince 83-82.
La freddezza di Knight nell’occasione già di per sé ha gran valore ma questa partita per lui non è stata affatto come le altre. Anzi. Come raccontato dal suo coach Mark Pope al termine della partita a KSL Sports, Knight era sceso in campo con addosso un dolore immenso. «Poco prima di salire sull’aereo per Los Angeles – città dove si è disputata la sfida contro LMU – Seneca ha ricevuto una notizia devastante. Era molto triste e preoccupato per una terribile tragedia riguardante un amico, molto caro anche alla sua famiglia».
«Il basket è uno sport bellissimo – prosegue il suo allenatore -. Il karma in questo gioco a volte è da non credere. Non ci sono parole. Il fatto che abbia onorato le persone che ama e questa squadra segnando il libero della vittoria è piuttosto incredibile».
«Questo è a dimostrazione del lavoro e della dedizione che mette ogni giorno – afferma il suo compagno Te’Jon Lucas -. Ha combattuto contro alcune questioni personali con noi a fargli forza come squadra. È una situazione che andava avanti da un po’. Sono davvero orgoglioso di lui. È il mio compagno di stanza, è come mio fratello. Sono super orgoglioso di lui e del fatto che l’abbia superata così».
Ma non è finita qui. Knight, assieme ai compagni Fousseyni Traore, Gideon George e Te’Jon Lucas, quel giorno scrive una pagina indelebile nella storia della BYU. Per la prima volta infatti nel corso della sua esistenza, la squadra schiera nel quintetto quattro giocatori neri contemporaneamente. «Non avevo certo pianificato di fare la storia – ammette Knight al DeseretNews – ero venuto qui solo per giocare a pallacanestro. Ma visto che è accaduto è piuttosto bello pensarci, essere in grado di mostrare agli studenti delle classi del futuro che possono venire qui e costruire qualcosa. Non devi far parte della chiesa, puoi anche essere afroamericano. Abbiamo dimostrato che chiunque può venire qui, giocare e dimostrare chi è con le sue diversità».
SENIOR YEAR A ILLINOIS STATE
Con ancora un anno di college a sua disposizione, Knight ritiene conclusa la sua parentesi in Utah e decide di inserire nuovamente il suo nome nel portale dei trasferimenti, rendendosi difatti disponibile ad una nuova avventura per il suo anno da Senior. Nonostante appena 10 giorni prima avesse manifestato il suo interesse a rimanere con la BYU (“Sono carico di tornare a lavorare assieme ai miei fratelli, i coach e tutta la “Cougar Nation”, aveva scritto in un post sui social), Knight cambia nuovamente programma collegiale.
Un anno dopo, parlando della sua esperienza nello Utah, Knight spiega la sua decisione. «Non volevo lasciare la BYU ma il coach voleva dare spazio a giocatori più giovani prima di andare nella Big 12 – un’associazione sportiva di istituti statunitensi, membro della divisione I dell’NCAA – e questo sarebbe stato il mio ultimo anno. Mi ha aiutato nel trasferimento e quando mi sono iscritto al portale Illinois State si è fatta avanti e ho deciso di visitare l’università».
«Coach Ryan Pedon, in precedenza ad Ohio State, mi ha parlato di come secondo lui avrei potuto migliorare la mia efficacia in attacco e il mio gioco in generale – continua nella sua intervista a RookieWire -. Ad Ohio State aveva portato una mentalità molto offensiva. Ho guardato alcune delle loro partite e ho pensato da subito che avrei potuto sentirmi a mio agio in quel sistema. Per la prima volta dall’inizio del mio percorso collegiale ho avvertito la presenza di un coach che davvero credeva in me. Questo ha fatto la differenza».
Per l’ultimo anno di college, Knight accetta quindi l’offerta di Illinois State, una università pubblica statunitense, con sede a Normal. Fondata nel 1857, è l’università pubblica più antica dello stato. Con i Redbirds, Knight gioca nella Missouri Valley Conference mettendo insieme 32 presenze – 24 in quintetto – tenendo una media di 12.3 punti e 5.9 rimbalzi a gara nella stagione 2022/23. La squadra ottiene uno score di 11-20 ed esce sconfitta al primo turno di post season. A colpire leggendo le statistiche del nuovo acquisto di Pistoia è soprattutto la media nel tiro da 3 punti. Fino ad allora mai oltre il 30%, nel suo anno in Illinois essa schizza quasi al 40% nel totale, con picchi del 44%.
«Come ho fatto a migliorare così? Credo sia per la fiducia che i coach mi hanno instillato nel tirare – spiega al RookieWire -. Anche prendere tiri migliori e non dover forzare negli ultimi secondi dell’azione ogni volta ha aiutato. E poi ovviamente l’allenamento. I coach erano con me in palestra sia offseason che durante la stagione, prima e dopo la seduta. Questo sicuramente mi ha portato al livello successivo».
«Fondamentale è stato anche il lavoro fisico. Mi sono allenato duramente per migliore la mia condizione. Corsa, sessioni di tiro in velocità. Ho tirato innumerevoli volte da tre. Poi ho giocato contro degli avversari, andando su e giù per il campo ed entrando piano piano in ritmo partita. Non riuscivo a farlo dal mio anno da sophomore a San José State. Giocare per vari college comunque mi ha sicuramente migliorato e aiutato molto per inserirmi ad Illinois State. Il sistema di gioco alla BYU era completamente differente da quello di San José dove avevo molta più libertà con la palla uscendo dai blocchi. Alla BYU giocavo più da quattro ed ero più un role player. Ad Illinois State ho imparato a prendermi la scena quando il coach aveva bisogno di me o invece servire i compagni se era il loro turno, ho imparato a scegliere chi avesse “le mani più calde”».
IL PRE-DRAFT
Dopo cinque anni di college, Knight decide di aprire un nuovo capitolo della sua carriera da cestista e si mette alla prova nel cosiddetto “Pre-Draft“, il periodo tra la fine della stagione collegiale e il Draft NBA (che si svolge alla fine di giugno). Questo processo prevede allenamenti degli atleti con le franchigie, veri e propri provini che possono avere un impatto decisivo in ottica Draft. Knight si allena con gli altri prospetti a Charlotte, Oklahoma City, Dallas, Los Angeles sponda Lakers, Sacramento e Utah.
«Sto cercando di dimostrare alle varie squadre che so giocare a pallacanestro, le mie abilità e la mia passione per il gioco – spiega nell’intervista a RookieWire -. Voglio dimostrare di essere uno dei giocatori più completi del draft. Per gran parte della mia vita sono rimasto fuori dai radar e mai in copertina. Voglio solo andare là fuori e fare il mio meglio, giocare duro e dimostrare che sono competitivo oltre che un bravo giocatore. Sta andando bene. Ho ricevuto ottimi feedback da OKC e Charlotte. Mettermi alla prova contro altri prospetti e avere la possibilità di mostrare le mie abilità ha funzionato a mio favore».
Durante il Pre-Draft, Knight partecipa anche al NXT International Combine, torneo disputato nel Texas in cui 30 giocatori eleggibili al Draft compongono varie squadre allenate da ex giocatori dell’NBA e si sfidano tra di loro sotto gli occhi degli scout del massimo campionato mondiale. Il 22 giugno 2023 va in scena il giorno più atteso, quello della lotteria. Knight, come prevedibile, è undrafted. Per lui sembra potersi aprire lo spiraglio di un ingaggio come UDFA – undrafted free-agent – con gli Oklahoma City Thunders ma così non avviene. Appena laureato e da poco 23enne, per Knight si aprono così le porte dell’Europa.
LO SBARCO IN LETTONIA
La sua prima squadra da professionista nel nostro contante è il Valmiera Glass Via, società dell’omonima città della Lettonia settentrionale, situata sul fiume Gauja e a circa 100km a Nord-Est dalla capitale Riga. Un club molto giovane – fondato nel 2011 – e dal 2018 partecipante al Latvian-Estonian Basketball League, campionato che riunisce formazioni lettoni ed estoni. Dal 2022 vi partecipa anche il BC Prometey squadra ucraina spostatasi a Riga in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Il club prende il posto del BK Valmiera, i rivali concittadini, fallito per bancarotta nello stesso anno. Nata nel 2009 come squadra dell’università di Vidzeme, nel 2011 debutta nella terza divisione lettone iniziando una scalata che la porta nel 2022 ad accogliere i fratelli Dairis e Davis Bertans come membri del consiglio direttivo del club.
Il debutto europeo di Knight è assolutamente positivo a livello personale. Il classe 2000 chiude la stagione 23/24 con 28 presenze in campionato ed una media di 14.4 punti, 4.7 rimbalzi e 2 assist a gara, tirando il 47% da 2 e il 30% da oltre l’arco. Il Valmiera non riesce però ad andare oltre la 13ª posizione – su 16 squadre totali – terminando il torneo con 9 vittorie e 21 sconfitte. A vincere il campionato è proprio il club ucraino, mentre Knight si deve accontentare dei playoff nazionali – si giocano nonostante non via sia una regular season esclusivamente lettone – da cui però il Valmiera esce al primo turno.
La migliore prestazione dell’anno di Knight arriva alla terza giornata, il 6 ottobre 2023, con il neo biancorosso a siglare una prova da 36 punti, 4 rimbalzi e 2 assist (5/7 da 2 e 5/9 da 3) ai danni del Rapla. In generale, lo statunitense risulta essere il miglior giocatore della propria squadra nonché il miglior realizzatore.
Uno status confermato ancora più nettamente nella EBNL, la European North Basketball League, competizione europea nata nel 2021 ed organizzata dalla FIBA Europe che racchiude principalmente squadre del Nord del continente ma non soltanto. È considerata la quinta coppa europea per importanza, dietro alla Fiba Europe Cup.
Il Valmiera perde tutte e 7 le gare disputate nel Girone B chiudendo difatti al 16° ed ultimo posto totale, ma Knight riesce comunque ad emergere. Il prodotto di Illinois State risulta infatti essere il miglior marcatore dell’intera competizione con oltre 20 punti di media. Nel KO sul campo dei cechi del Brno, Knight entra persino a far parte del “Club dei 30” della ENBL, peraltro assieme all’avversario di quella sera Terrell Brown-Soares.
IL PASSAGGIO A NEWCASTLE
In particolare però, vi è un’altra prestazione che risulta decisiva per il prosieguo della sua carriera. Per il secondo turno del girone, il club lettone affronta i Newcastle Eagles. Gli inglesi si impongono in trasferta per 74-90 ma Knight mette a referto uno score di 19 punti (pur fallendo tutte e 7 le conclusioni dall’arco tentate), 5 rimbalzi e 5 assist. Le sue qualità non passano inosservate alla società del Tyneside la quale già da allora decide di indagare più a fondo sul suo profilo. E come diceva Lucio Anneo (Seneca): «La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità».
Dopo essersi guadagnato le attenzioni di tanti osservatori sul palcoscenico europeo, sono proprio i Newcastle Eagles a compiere il passo più importante per Knight. Coach Marc Steutel ne rimane impressionato e lo convince a sposare il progetto inglese. «Seneca è un’addizione esaltante per la nostra squadra e il nostro campionato – afferma coach Steutel all’arrivo di Knight -. Ha qualità eccellenti unite ad una ottima combinazione di fisicità e velocità sul perimetro. Ha dimostrato di poter competere ad alto livello nella ENBL nella scorsa stagione. Abbiamo potuto ammirare da vicino cosa è stato in grado di fare col Valmiera e sono davvero felice che quest’anno giocherà con la maglia del Newcastle».
«Sono al settimo cielo nell’unirmi ad un club così rispettabile come Newcastle – dice l’allora 24enne ai canali ufficiali del club -. Hanno un pubblico fantastico e molto appassionato e sono considerati un club prestigioso in tutto il mondo. La Vertu Motors Arena porta con sé un’atmosfera ricca di energia e spettacolare, nella quale non vedo l’ora di giocare. Esser stato il miglior scorer della ENBL è stato qualcosa di incredibile, per il quale ho lavorato molto duramente. Sia io che Newcastle abbiamo fatto bene lo scorso anno e assieme proveremo a fare ancora meglio. Abbiamo entrambi qualcosa da dimostrare in questa seconda stagione».
«Mi ha fatto estremamente piacere venire a conoscenza dell’interesse di Newcastle perché ho immediatamente pensato a quando ci ho giocato. Ebbi una bella impressione non solo dei giocatori ma anche dello staff tecnico – ammette Knight, intervistato dai canali della Super League Basketball -. L’opportunità di giocare per un coach giovane ed ambizioso come Marc Steutel è stata una delle ragioni principali del mio arrivo. Ogni giorno mi spinge a migliorare e adoro questa continua sfida con me stesso. Mi ha colpito come lui creda in se stesso, in me e in tutto il gruppo. Mi ha dato un sacco di forza e fatto capire di cosa posso essere capace in campo. Questo fa tutta la differenza quando sei un giocatore giovane rispetto a dover dimostrare qualcosa di particolare al tuo coach ogni volta che giochi».
I Newcastle Eagles – “la squadra inglese di pallacanestro più vincente di tutti i tempi”, si legge sul loro sito ufficiale – sono ai nastri di partenza della nuovissima Super League Basketball, il nuovo campionato inglese nato dopo la cessazione per problemi finanziari della precedente British Basketball League. La British Basketball Federation (BBF), a causa di questa situazione di incertezza economica, infatti revoca con effetto immediato la licenza operativa concessa alla BLL per l’organizzazione del campionato professionistico maschile.
Alla prima edizione partecipano 9 squadre, 8 inglesi e una scozzese. Il format prevede ben quattro competizioni. Il primo torneo a partire è l’SLB Trophy, che apre ufficialmente la stagione a fine settembre. In un formato a gironi della durata di cinque settimane, il Trophy occupa la fase iniziale del campionato, fino a inizio novembre. Dopo la fase a gironi le prime due classificate si qualificano per le semifinale, dove si affrontano in due gare, per determinare le due squadre che si giocano il trofeo nella finale secca.
A febbraio, prende il via la SLB Cup, che si disputa nell’arco di sei settimane e vede la propria conclusione con la finale a marzo. A questa competizione oltre alle squadre della SLB, vengono invitate delle squadre wildcard sia dalla English Basketball League che dalla Scottish Basketball League.
Parallelamente al Trophy e alla Cup, si svolge la competizione principale della stagione, l’SLB Championship, ovvero il campionato regolare, che inizia a novembre e si conclude ad aprile. Dalla classifica finale vengono decise le otto squadre che accedono ai Playoff, ossia la fase conclusiva della stagione. Gli SLB Playoff, sono strutturati con quarti di finale e semifinali su doppia sfida, con una Finalissima a Londra, dove si assegna il titolo di campioni.
UN TROFEO E DUE FINALI
La stagione 2024/25 inizia alla grande per Knight con la nuova maglia. L’esordio nel primo torneo della stagione, l’SLB Trophy, porta infatti in dote il suo primo trofeo in carriera. Newcastle chiude al secondo posto il gironcino conquistando 5 vittorie in 8 gare e in semifinale supera i Leicester Riders 174-178 tra andata e ritorno. La finalissima alla Birmingham Arena di fronte a 8500 spettatori è un dominio di Knight e compagni. Bristol è strapazzata 97-78 e il classe 2000 risulta essere il top scorer e trascinatore dell’ultimo atto con 22 punti realizzati (6/7 da 2 e 3/6 da 3).
La stagione regolare, pur meno positiva a livello di squadra, resta ottima per Knight. Nelle 24 presenze in campionato, mantiene una media di quasi 15 punti a partita (55% da 2 e 38% da 3), 6.5 rimbalzi (nella top 10 del torneo) e 2.4 assist. Newcastle chiude al 5° posto con 14 vittorie e 18 sconfitte qualificandosi comunque per i playoff. Il club inglese esce invece al primo turno di SLB Cup per mano degli scozzesi del Caledonia Gladiators.
«C’è sempre un po’ di pressione dopo aver fatto buone cose l’anno precedente – ammette Seneca Knight in una delle sue prime interviste inglesi rilasciata ai canali ufficiali della SLB – perché hai una mentalità del tipo: come faccio a fare ancora meglio? Ma credo nel lavoro che ho svolto e nella squadra che abbiamo. Questo mi aiuterà ad essere la miglior versione di me stesso. Abbiamo iniziato bene ma dobbiamo migliorare nella continuità di rendimento e in difesa. Sono certo che miglioreremo col tempo, abbiamo il talento per poter battere qualsiasi squadra. Sto imparando tanto da ogni partita, stiamo crescendo e ci stiamo anche divertendo nell’affrontare queste sfide».
Giunti alla post season, la musica cambia. Newcastle supera nell’ordine Manchester e i London Lions (giunti davanti a tutti al termine della regular season) in partite di andata e ritorno, conquistando l’accesso alla finale playoff. La finale, disputata in gara secca, non va purtroppo per il meglio per Knight (10 punti e 6 rimbalzi) e compagni, con Leicester ad imporsi con ampio margine per 105 a 74. Le cifre, anche ai playoff, restano molto buone: 13 punti e 8 rimbalzi a gara.
Eccezionale infine, è invece il rendimento della squadra sul palcoscenico europeo. Come nella stagione precedente, Knight è di nuovo tra i protagonisti della ENBL, stavolta contribuendo al raggiungimento della finalissima. Con 12.5 punti, 4.9 rimbalzi and 1.8 assist di media, il classe 2000 guida i suoi al primo posto nel Gruppo A con 7 vittorie e 1 sola sconfitta, caso vuole, proprio nella sua precedente casa, il parquet del Valmiera. Ai quarti di finale arriva la rimonta nella gara di ritorno contro i danesi del Bakken e gli inglesi passano così alla Final Four, disputata alla Gopass Arena di Bratislava. Liquidati i polacchi del Dziki Warsaw, Knight e compagni volano in finale contro i rumeni del CSO Voluntari, finalisti anche l’anno precedente. Si tratta invece della prima finale europea della storia del club inglese. Dopo aver retto per tre quarti di gara, Newcastle cede 95-82 ed è il Voluntari a conquistare il trofeo. Per Knight si chiude comunque un’altra esperienza proficua nel torneo, con 12 punti e 5 rimbalzi nell’atto conclusivo.
Due anni consecutivi di ottime prestazioni tra campionato lettone-estone e inglese, gli valgono dunque la chiamata del Pistoia Basket in A2, la quale si è assicurata sicuramente un giocatore già pronto, avvezzo al basket europeo e con anche esperienza internazionale. Un profilo molto interessante, difficilmente inquadrabile in un solo ruolo e proprio per questo ancora più intrigante da analizzare e vedere da vicino per valutarne il possibile impatto tecnico e tattico nell’attuale roster biancorosso.
PROFILO ATLETICO E FISICO
Alto 201 cm per 99kg, Knight è un cestista che fa sicuramente dell’atletismo una delle sue caratteristiche principali. Parliamo di un giocatore molto agile e veloce, in grado di correre il campo con rapidità e naturalezza. Pur non essendo estremamente fisico né per taglia né per modo di giocare, il nuovo tassello di Estra sa farsi valere in area e a rimbalzo, ed ancor più potrebbe farlo in Serie A2, dove la struttura media degli avversari è di base inferiore rispetto ad altri campionati.
La sua velocità di piedi unita ad un discreto ball handling gli permette di essere pericoloso dal palleggio e quando attacca al ferro, aggredito con forza ed efficacia grazie a leve potenti ed esplosive. Una rapidità che gli permette di effettuare anche recuperi veloci in anticipo sull’avversario e ripartire in transizione, ribaltando velocemente il campo. Il suo atletismo e l’esplosività lo rendono in grado di farsi notare anche come stoppatore ad alta quota, dove comunque ha margine in termini di tempismo. Le doti fisiche lo rendono difficile da superare in 1vs1, grazie appunto a piedi veloci e buona struttura muscolare.
In generale possiamo definire il suo modo di stare sul parquet come un moto perpetuo. Knight è un giocatore che porta pura energia sui due lati del campo, un instancabile motorino utile a ribaltare l’azione in velocità e a correre all’indietro per recuperare in transizione negativa. La resistenza fisica è senz’altro un’altra delle sue caratteristiche fondamentali.
PAROLA D’ORDINE VERSATILITÀ
Passando al suo modo di giocare, la parola d’ordine non può che essere soltanto una: versatilità. Se c’è una qualità che meglio inquadra il tipo di cestista che è Seneca Knight, questa è proprio la sua duttilità e capacità di snodarsi nei diversi spot e in diverse situazioni di gioco. Nel corso della sua carriera collegiale, Knight ha giocato buona parte delle sue partite nel ruolo di guardia tiratrice, evolvendo il suo gioco col tempo fino a vestire i panni anche del quattro. Come abbiamo visto, il passaggio da San Jose a BYU, fino ad Illinois, lo ha portato difatti a diventare potenzialmente schierabile dall’1 al 4, come da sua stessa ammissione.
«Ho sempre giocato contro bambini di fascia d’età più grande, quindi ho sempre affrontato di petto queste sfide fisiche. Sono cresciuto più tardi della maggior parte dei bambini, quindi ho lavorato duramente sui miei fondamentali come guardia – racconta ai canali ufficiali della SLB -. Quando ho fatto uno scatto nella mia crescita, sono passato da 177 a 200cm in pochi anni, ma la cosa bella era che avevo ancora tutte quelle abilità che avevo sviluppato quando ero più piccolo, tanto che oggi risulto essere molto versatile per la mia posizione. Posso giocare dall’uno al quattro su entrambi lati del campo ed è stato bello avere quella versatilità perché è qualcosa che i miei allenatori apprezzano davvero. Inizialmente è stato frustrante crescere tardi, ma tutto accade per una ragione e con le competenze che ho ora e l’altezza che ho non solo posso vedere oltre la difesa, ma ho la capacità di approfittare di ciò e rendere la vita più facile per i miei compagni di squadra, quindi è stato molto utile».
Anche in interviste meno recenti, come quella a RookieWire quando era all’ultimo anno di college in Illinois, Knight già si riconosceva come giocatore molto versatile. «Che tipo di giocate sono? Direi versatile. Sono in grado di giocare dall’1 al 4, battere i numeri 3, proteggere più posizioni, giocare con la palla o lontano da essa, essere protagonista o essere un role player. Riesco a fare molte cose, diventa difficile individuare un mio modo di giocare più preciso».
«Quanto è importante essere così versatile? Direi che è super prezioso, soprattutto quando ti capita di affrontare avversari che ti difendono in un certo modo. Mi piace giocare in ogni posizione sul parquet, non credo che ci sia una posizione in campo in cui non mi piace poter trarre vantaggio. Riesco a mettere gli avversari in difficoltà perché non sanno come affrontarmi. Avendo quella versatilità ed essendo in grado di segnare da ogni parte del campo, non puoi chiudermi in un angolo o pensare di mandarmi solo a destra o a sinistra. Quanto ha influito il calcio nella mia preparazione fisica da piccolo? Credo abbia migliorato sensibilmente la mia velocità e la mia agilità. Specialmente giocando da guardia tante skills calcistiche me le sono portate con me anche sul campo da basket. Penso ad esempio quando esco dai blocchi mi difendono forte devo decidere se tagliare o giostrare il possesso da fuori».
PROFILO TECNICO
Negli USA i giocatori con le caratteristiche di Knight sono definiti swingman, ovvero in grado di giocare in almeno due ruoli, e solitamente con questa parola ci si riferisce agli spot di guardia ed ala piccola. Considerando la sua taglia fisica e le sue skills offensive e difensive, sono difatti questi due i ruoli in cui sembra calzare a pennello il suo play style.
Osservando il suo modo di stare in campo, tanto in attacco quanto in difesa, ci si rende subito conto di come Knight sia un giocatore a cui piace “badare al sodo”. Non è un cestista da copertina, da effetti speciali, ma un giocatore molto concreto nel suo modo di affrontare una partita di pallacanestro. Dispone senza dubbio di un repertorio molto ampio di soluzioni, sia per caratteristiche fisiche che tecniche.
Ci troviamo di fronte principalmente ad un realizzatore. La sua velocità e il suo atletismo gli permettono di essere molto pericoloso in penetrazione e nell’attaccare il ferro. Knight è particolarmente efficace quando ha spazio di fronte a sé e può correre a campo aperto. In questo frangente sfrutta chiaramente anche le sue buone doti di ball handling, sicuramente interessanti in ottica di 3 e soprattutto di 4.
Per segnare il campo di soluzioni è come detto ampio. Knight può concludere al ferro, anche da marcato, ed ha in dote un’ottima mano per segnare dalla media e lunga distanza. Durante la sua carriera ha mantenuto discrete percentuali da oltre l’arco che – pur non essendo un cecchino – lo rendono un tiratore da tre piuttosto affidabile. Knight sa uscire dai blocchi e crearsi la conclusione dal palleggio proprio come fosse una guardia ma allo stesso tempo è in grado di farsi trovare pronto in angolo per il catch-and-shoot.
Quando trova chiusa la strada verso il ferro, Knight si affida a quella che probabilmente è la sua soluzione offensiva preferita in assoluto: il fade away. Il classico tiro buttandosi all’indietro che permette di trarre vantaggio in termini di spazio sul difensore, che il classe 2000 esegue in maniera spesso perfetta, avendolo reso col tempo una conclusione ad alte percentuali. Questo perché Knight nel suo modo di giocare, dà l’idea di non avere grande bisogno di equilibrio per trovare il fondo della retina. Fade away certo, ma non solo. Sono numerose le occasioni in cui Knight tenta conclusioni fuori ritmo ed equilibrio, riuscendo a segnare circus shot anche veleggiando in mezzo al traffico del pitturato.
Tutto questo lo rende difficilmente prevedibile in attacco palla in mano ed a tratti imprendibile a campo aperto dove spesso conclude affondando la bimane. Pur essendo principalmente un giocatore di talento offensivo, Knight non ha comunque bisogno di toccare moltissimi palloni. Può sì essere giocatore di riferimento in attacco ma anche attendere che sia la palla ad arrivare da lui e sfruttare le sue doti nell’1vs1 prendendosi il quarto di campo. Primo violino o role player. Ottime le percentuali da dentro l’area, buone quella dalla lunga e anche ai liberi.
Ma Knight non è solo un realizzatore. Quando marcato sa essere di ispirazione anche per i propri compagni. Buon passatore, sa anche essere lucido nello scarico quando marcato trovando il compagno libero, sebbene il focus resti spesso sulla conclusione personale. Qualche difficoltà in attacco può nascere – come è anche normale possa accadere – vicino al ferro contro avversari di taglia più grossa.
In sintesi parliamo di un cestista prettamente d’attacco dal tiro affidabile e dal repertorio ampio, buonissimo rimbalzista ma con ancora ampi margini, vedi la percentuale da oltre l’arco, il numero di palle perse e il ball handling buono ma ancora migliorabile. In difesa dà l’idea invece di avere ancora più possibilità di crescere: da educare nelle scelte di close out e sui tagli degli avversari, in generale nella difesa lontano dalla palla dove rispetto all’1vs1 denota maggiori difficoltà.
L’INSERIMENTO A PISTOIA
Detto delle qualità di Seneca Knight possiamo affermare con certezza che la pazienza di coach Della Rosa e del DT Alberto Martelossi ha senza dubbio ripagato in termini di identikit. Knight sembra infatti il giocatore perfetto per caratteristiche da incastonare nel puzzle creato questa estate per affrontare il campionato di A2 2025/26.
Nelle prime uscite estive, sebbene siano ancora amichevoli, abbiamo iniziato a conoscere il basket chiesto dal giovane allenatore pistoiese. Grande aggressività in difesa, veloci ribaltamenti di fronte per cercare di sorprendere gli avversari in contropiede che si può trasformare in una paziente circolazione di palla contro difese già schierate. La squadra si affida spesso anche al tiro dalla distanza. Knight è il giocatore perfetto per correre il campo a gran velocità sia con la palla che a supporto, essendo un atleta eccezionale e con facilità nel saltare al ferro. Lo staff tecnico avrà sicuramente modo di lavorare nel migliorare alcuni aspetti difensivi del suo gioco ma in generale le caratteristiche di Knight molto ben si sposano con l’idea di basket dell’Estra Pistoia di quest’anno.
Anche per lo stesso coach Della Rosa, avere tra le mani un giocatore come Knight, con basi di partenza già importanti ma allo stesso tempo con ampio margine di crescita su vari aspetti, rappresenta una sfida davvero intrigante per questa stagione. In più, essendo Knight in grado di essere anche un ottimo supporting actor, favorirebbe maggiormente anche l’affiancamento a Jazz Johnson, il quale è abituato a gestire molti possessi nell’arco dei 40 minuti.
«Cercavamo un giocatore che non fosse necessariamente un prim’attore, ma funzionale all’accoppiata con Jazz Johnson e ad una chimica di roster già ben delineata: lo abbiamo individuato in Seneca Knight – ha spiegato a tal proposito il Direttore Tecnico Alberto Martelossi – la scelta arriva al termine anche delle valutazioni che abbiamo fatto in questa prima fase di pre-campionato con la squadra che ha già fatto vedere la giusta condivisione di responsabilità sul campo. Si tratta di un giocatore in evoluzione ma un atleta, e un uomo, che andrà accompagnato nella sua crescita costante sapendo che ha alle spalle, comunque, già due ottime annate a livello europeo. Il compito dello staff e dei compagni sarà quello di arrivare il prima possibile al miglior affiatamento tecnico e tattico col ragazzo, poi il resto ce lo dovrà mettere lui che, fin dai primi contatti, ha dimostrato grande entusiasmo».
Anche a livello umano in effetti, le sensazioni su Knight sono davvero molto buone. Il 25enne appare come un ragazzo molto solare, sorridente e alla mano, lo testimoniano questi primi giorni in biancorosso così come alcune apparizioni in interviste video che si trovano online in cui lui stesso si definisce un “chill guy” ed in grado di «accettare ogni personalità del gruppo». La settimana da qui al debutto in campionato diventerà dunque fondamentale per entrare il prima possibile nei meccanismi di squadra e nelle dinamiche di spogliatoio, poi sarà tutto un crescendo.
CURIOSITÀ
Lo sport per Knight è una tradizione di famiglia, visto che il padre Seneca – omonimo del figlio – è stato un giocatore di football americano a Grambling State (Louisiana) e poi per i Grand Rapids nell’Arena Football League. Il nuovo giocatore di Pistoia si presenta come un ragazzo molto semplice, a cui piace passare il tempo guardando film, nuotando, facendo lunghe passeggiate, stando con amici, il suo cane e facendo volontariato. Gli piace dilettarsi in cucina ed è innamorato della natura. Col sogno NBA sempre in mente, Knight è anche molto attaccato alla sua famiglia che lo supporta ovunque si sposti per il basket.
Nel suo periodo nello Utah alla BYU, Knight racconta la sua passione per il panorama montuoso tipico dello Stato e di un bacino d’acqua vicino al campus universitario. Luogo in cui passeggiare per assaporarne la serenità e da fotografare per uno splendido ricordo. Il suo vissuto in Utah gli ha permesso anche di conoscere più da vicino la cultura dei mormoni, dimostrando quindi apprezzamento per la cultura e apertura mentale nei confronti di usanze diverse.
Nelle sue interviste dimostra di essere un ragazzo simpatico, con senso dell’umorismo, tranquillo e che sta allo scherzo. Si definisce una persona molto pacata ma anche un po’ ansiosa in alcune occasioni. Che sia un ragazzo espansivo comunque, lo si capisce molto bene dai suoi profili social. Non tanto il suo account da giocatore professionista di basket, quanto quello da “creator in erba“. Knight possiede infatti un profilo Instagram e uno YouTube in cui pubblica video della sua vita, tanto sul basket che su esperienze quotidiane.
Su Instagram la forma è quella dei reel, video brevi ed efficaci in cui Knight parla di alcune cose che gli capitano, dei suoi outfit, ma dove dà anche piccole pillole e consigli su come affrontare la quotidianità della vita. Su YouTube, che si presta a video molto più lunghi, Knight ha raccontato con una serie di vlog – come un blog ma in video – la sua esperienza in Europa lontano da casa. La vita in Lettonia, una vacanza in Croazia, il viaggio per far visita alla sua ragazza a San Francisco, i festeggiamenti dopo il trionfo con Newcastle e i consueti consigli su situazioni di tutti i giorni.
Da sottolineare sicuramente vista la sua prossima esperienza a Pistoia, come il suo idolo principale nella pallacanestro sia Kobe Bryant. «Mi è sempre piaciuto per la sua mentalità, la sua etica del lavoro, per la sua dedizione al gioco. Mi piacciono poi anche Jimmy Butler e Paul George. Quest’ultimo credo sia uno di quei giocatori quasi senza difetti, in grado di segnare da ogni posizione. Di Butler invece mi piace il modo in cui gioca, senza troppo effetti speciali, entra in campo e porta a casa il risultato. Sicuramente loro tre sono persone a cui mi ispiro».
In attesa dunque che conosca meglio la nostra città (e considerando i suoi hobby ci aspettiamo anche una passeggiata sulla Montagna Pistoiese) possiamo ipotizzare di vedere tra qualche mese sui suoi canali social un video sulla storia di Kobe a Pistoia. «Firmare con una squadra importante come Pistoia è un qualcosa di bello per me – sono le su prime parole in biancorosso – si tratta di un club che ha ottenuto diversi successi nel corso della sua storia e non vedo l’ora di arrivare in città. L’Italia è un posto straordinario, ricco di cultura e di vera passione per il basket: far parte di un ambiente in cui le persone hanno così a cuore lo sport che amo è tutto ciò che potrei desiderare. Non vedo l’ora di scendere in campo per incontrare i miei nuovi compagni di squadra oltre a conoscere i fantastici tifosi che sostengono Pistoia”. E anche noi non vediamo l’ora di vederlo finalmente all’opera.
