Calcio / Serie D
Come nelle favole: Andrea Grilli, dai Giovani Granata alla Pistoiese

La storia di Andrea Grilli è quella di chi non ha mai mollato e, migliorando anno dopo anno, è arrivato a vestire l’arancione della Pistoiese
A separare il campo sportivo “Ezio Loik” di Monsummano dallo stadio “Marcello Melani” di Pistoia ci sono una ventina scarsa di chilometri. Una distanza molto breve, all’interno della quale passa però un’intera carriera e in cui si nascondono sforzi, sudore, sacrifici, successi e delusioni. Quella di Andrea Grilli può essere considerata una piccola favola. Quella del ragazzo cresciuto nel campetto vicino casa che nel corso degli anni, stagione dopo stagione, allenatore dopo allenatore, è rimasto fedele alle proprie origini. Origini che in questo caso sono rappresentate dal colore amaranto che caratterizza le divise dei Giovani Granata Monsummano. Una società storica in Valdinievole, che a livello giovanile ha sfornato fior di giocatori nel corso della sua lunga esistenza. Una formazione basata sui sani principi e sulla cultura del lavoro quotidiano che porterà Grilli, tra pochi giorni, ad indossare la maglia della Pistoiese.

Terminato il naturale percorso in amaranto, nel 2021 per lui arriva il passaggio alla Juniores Nazionale dell’Aglianese. Due anni ad alto livello, uno coi pari età e uno in Serie D, sotto la guida di “Ciccio” Baiano, prima di una parentesi di qualche mese in Liguria, al Sestri Levante, e del ritorno all’ombra del “Bellucci” lo scorso ottobre. E adesso la prossima tappa sarà quel “Melani” in cui Grilli ha giocato da avversario segnando anche uno splendido gol a gennaio nel match ricordato soprattutto l’acceso post-partita, e che tra non molto diventerà anche la sua casa. Facciamo però un passo indietro e torniamo al percorso. Un percorso, per definirsi tale, deve necessariamente presentare degli ostacoli. Questi sono parte integrante del processo di crescita e di maturazione di una persona e di un calciatore. Anche Grilli ha trovato di fronte a sé qualche ostacolo, ma la sua forza è stata quella di riuscire sempre a superarli e, nel farlo, di proseguire il proprio cammino con una voglia e una motivazione ancora maggiore.

E se c’è qualcuno che conosce bene quanto fatto da Grilli ai Giovani Granata, questo è sicuramente Alessandro Ricci, l’istruttore che ha seguito il centrocampista nell’età compresa tra i 12 e i 13 anni. «Mi fa piacere parlare di Andrea – dice lui non nascondendo un filo d’emozione – dato che personalmente ho sempre creduto che potesse andare lontano. Quando l’ho allenato io, nonostante non fosse ancora del tutto sviluppato fisicamente, lo facevo giocare titolare anche coi ragazzi più grandi…c’avevo visto lungo (ride ndr). Oltre ad un discorso puramente tecnico, la cosa che più mi colpiva era la sua grande motivazione, come se già sapesse che quella calcistica sarebbe divenuta la sua strada. Se ho continuato a seguirlo negli anni? Assolutamente sì. A mio avviso la cosa che ha migliorato più di tutte è la quantità. A livello qualitativo non ha mai avuto niente da invidiare a nessuno, però forse gli mancava qualcosina sotto il punto di vista fisico. Adesso è diventato a tutti gli effetti un centrocampista completo che riesce ad unire al passaggio e alla visione di gioco anche la foga agonistica nel recupero palla».
Un racconto che descrive perfettamente la crescita di Grilli come calciatore e come atleta, soprattutto dopo il cambio di posizione avvenuto nell’estate 2022. Fino all’annata con la Juniores dell’Aglianese, infatti, il classe 2004 occupava lo spazio sulla trequarti, giocando principalmente da vertice alto nel 4-3-1-2 messo sapientemente in campo da Stefano Pieri. Col passaggio in prima squadra, pur rimanendo ad Agliana, Grilli è stato arretrato a regista di centrocampo in una mediana a tre, ruolo in cui ha giocato un intero campionato da titolare pressoché inamovibile. Dovendo dedicarsi molto più di prima a compiti anche difensivi, il ragazzo di Monsummano è stato di fatto “costretto” a cambiare il suo stile di gioco, inserendo nel proprio curriculum la capacità di intercettare passaggi nella metà campo difensiva e quella di correre, anche per diversi metri, verso la propria porta e non solo verso quella avversaria.

Una trasformazione che per certi versi, senza voler scomodare alcun paragone, ha ricordato quella di Andrea Pirlo, reinventato regista basso da Carlo Mazzone nella seconda avventura al Brescia. A prescindere dalla posizione in campo, ciò che più impressiona di Grilli è la sua facilità nel giocare a calcio. E anche su questo fondamentale il lavoro svolto a Monsummano sta dando i suoi frutti. «Su cosa insistevo durante gli allenamenti? Principalmente sulla tecnica individuale – continua Ricci -. Oggi quest’ultima sembra quasi esser passata in secondo piano rispetto a moduli e tattiche. Io invece ero e sono fermamente convinto della sua essenzialità. Devo dire che all’interno dei Giovani Granata quest’aspetto è tenuto in grande considerazione: per Andrea la formazione ricevuta negli anni trascorsi li è stata determinante. Un ricordo speciale? Me ne viene subito uno in mente. Durante una partita, dopo un suo gol stupendo, lui venne verso la panchina appositamente per abbracciarmi. Al netto dei risultati, delle classifiche e dei numeri, sono queste le cose che gratificano realmente un allenatore».
Alla Pistoiese Grilli sarà dunque chiamato a confermare le grandi attese riposte su di lui. Esclusa la parentesi al Sestri Levante, per la prima volta nelle ultime annate il centrocampista inizierà la stagione non avendo certezza del posto da titolare. In arancione troverà una concorrenza spietata e giocatori con curriculum e palmares da far stropicciare gli occhi. Essere ancora un under potrà aiutarlo in determinate situazioni, ma la sensazione è che il suo minutaggio dipenderà molto dalla capacità di adattamento in un contesto livellato verso l’alto. Sicuramente il percorso di crescita non è ancora terminato e uno dei fondamentali su cui Andrea dovrà lavorare è quello legato ai cartellini gialli. 19 ammonizioni in due campionati sono troppe per chi ricopre un ruolo delicato come quello del frangiflutti davanti alla difesa. Alla fine, come sempre, nel bene e nel male, sarà il campo ad avere l’ultima parola.
