Calcio / Serie D
Cosa lascia Andreucci alla Pistoiese: un bilancio senza processi
Il tecnico lucchese saluta dopo il girone d’andata: pochi errori, ma una media punti insufficiente per la promozione diretta. Ora tocca a Lucarelli
Arrivato dopo una lunga e ponderata riflessione da parte della società arancione, Antonio Andreucci è stato sollevato dall’incarico di allenatore della Pistoiese al termine del girone d’andata. Al suo posto la scelta è ricaduta su Cristiano Lucarelli, chiamato ora a provare a cambiare passo in una stagione che, pur restando aperta, ha preso una direzione diversa da quella immaginata a inizio anno. Per Andreucci si tratta del secondo esonero in carriera in Serie D, dopo quello con il Real Vicenza nel 2013, società con la quale l’anno precedente aveva vinto il campionato di Eccellenza. L’altro è arrivato in serie C con la Clodiense, l’anno successivo dopo aver portato la squadra tra i professionisti. Un dato che racconta come, anche per allenatori esperti e navigati, il confine tra continuità e rottura resti sempre sottile, soprattutto in piazze ambiziose come Pistoia.
Cosa lascia dunque Andreucci alla Pistoiese? Prima di tutto una gestione improntata all’equilibrio e all’esperienza. Non era semplice, e non lo è tuttora, guidare un gruppo composto da 26 giocatori, con 17 over di alto livello – tutti potenzialmente titolari in qualsiasi altra squadra del girone – oltre alle nove quote. Una rosa profonda, ma anche complessa da amministrare, soprattutto in una fase iniziale segnata dal doppio impegno tra campionato e Coppa Italia, che ha inevitabilmente richiesto un grande dispendio di energie. La scelta di ruotare spesso gli uomini, soprattutto nelle prime dieci giornate, è stata una delle cifre del suo lavoro. Formazioni cambiate di settimana in settimana, nel tentativo di coinvolgere tutti e tenere alto il livello competitivo del gruppo. Una gestione che può aver inciso sulla continuità, ma che va letta anche alla luce delle poche alternative praticabili in quel contesto.
I numeri del girone d’andata raccontano una squadra solida, ma a livello di numeri non abbastanza efficace per puntare alla promozione diretta. I punti conquistati sono 31, con una media di 1,82 a partita, frutto di 8 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte, 25 gol segnati e 13 subiti. Dati che spiegano bene il senso della stagione: troppo pochi passi falsi per parlare di fallimento, ma anche troppi pareggi per pensare di vincere un campionato così competitivo. Se l’obiettivo è la Serie C, quella media punti, semplicemente, non può bastare. Eppure fino al 30 novembre la Pistoiese era prima in classifica. La sconfitta interna contro la Pro Sesto ha segnato uno spartiacque, seguita dalla vittoria sofferta di Coriano contro il Tropical, dal ko casalingo con il Desenzano e dal pareggio di Budrio contro il Cittadella Vis Modena. È in quella sequenza di risultati che si è consumata la distanza dalla vetta e maturata la decisione della società. Dal punto di vista tattico, Andreucci ha anche accettato di mettersi in discussione.
Storicamente legato alla difesa a quattro, ha scelto per la prima volta nella sua carriera di adottare con continuità il 3-5-2, cercando di adattarsi alle caratteristiche della rosa. Solo nell’ultima gara, a Budrio, è tornato alle origini con il 4-3-1-2, segnale di una ricerca costante di soluzioni, più che di rigidità. L’evidenza dice che il cambio di allenatore è figlio dei numeri e della classifica, non di una squadra allo sbando. Ma allo stesso tempo è difficile attribuire ad Andreucci colpe maggiori di quelle che gli competono. Ha lavorato con serietà, equilibrio e professionalità, portando la Pistoiese in una posizione che tiene ancora aperto il campionato, anche se lontana dagli standard richiesti per vincerlo. Ora la responsabilità passa a Cristiano Lucarelli, chiamato a fare ciò che Andreucci non è riuscito a completare: alzare la media punti e trasformare una buona base in una corsa realmente da promozione. Il lavoro del tecnico uscente resta lì, con pregi e limiti chiari. Senza alibi, ma anche senza processi.




