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Calcio / Serie D

Cristiano Lucarelli e Pistoia, una storia interrotta troppo presto

Nel 2014 fece sognare la città, poi qualcosa si ruppe. Ora Lucarelli torna con un percorso diverso e una carriera alle spalle

Quando Cristiano Lucarelli arrivò a Pistoia nella stagione 2014/2015, la sensazione fu immediata: stava iniziando qualcosa di diverso. Gli arancioni tornavano in Lega Pro dopo anni difficili, ben cinque tra Eccellenza e Serie D, e la scelta della società ricadde su un allenatore che incarnava un’idea di calcio ormai rara, fatta di identità, appartenenza e schiettezza. Lucarelli, personaggio di un calcio di altri tempi, non portava solo un nome pesante, ma un modo di essere che a Pistoia trovò subito terreno fertile. L’ex attaccante aveva alle spalle un solo campionato, per altro da subentrato, sulla panchina del Viareggio, condotto alla salvezza in Lega Pro Prima Divisione. La chiamata dell’Olandesina rappresentò per lui la possibilità di confermarsi in un campionato difficile come la terza serie guidando una compagine neopromossa ma con una piazza molto calda a fare da supporto.

L’inizio fu travolgente. Nel primo terzo di quel campionato la Pistoiese fece sognare, giocando con personalità e sorprendendo per intensità e organizzazione. Probabilmente il miglior gioco visto a Pistoia negli ultimi anni, arricchito da vittorie pesanti al Melani. 4-1 al Teramo di Lapadula e Donnarumma, poi campione a fine stagione, e soprattutto i due derby toscani con Prato e Pisa nell’arco di un mese. Prima il 2-1 ai lanieri, poi il 2-0 ai nerazzurri del 6 dicembre che proiettò gli arancioni ai piani alti della classifica. Dopo il successo a Lucca la Pistoiese si trovava a meno due dal secondo posto, dopo quello col Pisa era sesta col quinto miglior attacco del Girone B. Una squadra riconoscibile, trascinata anche da un allenatore sempre diretto, disponibile con tutti, mai nascosto dietro frasi di circostanza. Umiltà, competenza e chiarezza: Lucarelli lasciò subito il segno anche fuori dal campo.

Del resto, il personaggio era già noto. Da calciatore era stato uno degli attaccanti italiani più forti tra il 2004 e il 2007, capocannoniere della Serie A nella stagione 2004/2005 e simbolo di un’idea romantica di calcio, quella che lo portò a scegliere Livorno rinunciando a offerte più ricche. Nel mezzo, una mancata convocazione al Mondiale 2006 che ancora oggi resta una ferita aperta per molti addetti ai lavori. Lo stesso spirito lo accompagnò da allenatore, quando scelse di ripartire dal basso, dal Viareggio, e non certo dalla Serie A. A Pistoia, però, qualcosa si inceppò col passare dei mesi. Non fu un crollo improvviso, ma un logoramento progressivo. La squadra perse brillantezza, i risultati iniziarono a mancare e il rapporto interno, senza mai esplodere pubblicamente, cominciò a scricchiolare. Non una ribellione dichiarata, ma quella sensazione, tipica del calcio, di un gruppo che non riesce più a seguire fino in fondo il proprio allenatore.

La sconfitta interna per 2-0 contro il Grosseto nel derby toscano, la sesta in sette gare, fu lo spartiacque. Alla dirigenza non andò giù quella prestazione e pochi giorni dopo arrivò l’esonero, ufficializzato con un comunicato che ringraziava Lucarelli per la professionalità e la dedizione. Al suo posto subentrò Stefano Sottili. Così si chiuse un’esperienza che aveva acceso entusiasmi e lasciato più di un rimpianto. Col senno di poi, quella parentesi pistoiese appare come una tappa di crescita che ha portato Lucarelli ad avere avventure importanti negli anni seguenti. Il livornese si rimboccò le maniche e ripartì: Tuttocuoio, Messina, Catania, Livorno in Serie B, ancora Catania, fino alla consacrazione definitiva con la Ternana dei record, capace di vincere tutto e dominare il campionato. Una stagione perfetta, figlia anche delle lezioni apprese negli anni precedenti.

Oggi Lucarelli torna a Pistoia con un bagaglio diverso, più pesante e più completo. Resta lo stesso allenatore ambizioso, genuino, diretto, ma con una carriera che nel frattempo ha dimostrato come quella interruzione del 2015 non fosse il punto d’arrivo, bensì solo l’inizio del percorso. La storia con la Pistoiese si era fermata troppo presto: ora, inevitabilmente, riparte da lì.

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Da sempre pretoriano della tribuna del “Melani”, ama il calcio e crede ancora che una palla a scacchi bianchi e neri possa dettare i versi della poesia d’amore più bella del mondo. Anima blucerchiata e al tempo stesso profondo conoscitore di tutto ciò che ruota intorno all’Olandesina, è a Pistoia Sport dal 2019 dove si diverte un mondo insieme a tanti giovani penne del giornalismo pistoiese.

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