Basket / Serie B Interregionale
Dany Quarrata, sogno promozione. Artioli: «Percorso di crescita significativo»

I biancoblu sono a sole due vittorie da un’incredibile promozione in B Nazionale: «Siamo un gruppo collaudato, abbiamo sempre creduto nel nostro potenziale»
Il Consorzio Leonardo Servizi e Lavori Dany Quarrata si appresta a vivere nei prossimi giorni la serie di partite più importante, con ogni probabilità, della sua storia. Il club biancoblu sta scrivendo una delle pagine più belle di tutta la stagione cestistica e sportiva della nostra provincia, andando a sovvertire quella che era la logica dei piazzamenti ottenuti nella lunga regular season e strappando il pass per la finalissima playoff. Da un campionato tranquillo (almeno secondo i numeri) nella parte sinistra della classifica di Serie B Interregionale, coach Alberto Tonfoni ed i suoi sono a pochi passi dal volare clamorosamente in B Nazionale.
DA ESSERE SPALLE AL MURO . . .
«Siamo arrivati alla vittoria di mercoledì con Borgomanero dopo un anno lungo e travagliato che ci ha fatto fare un percorso di crescita significativo»; spiega raccontando come è nata questa grande rincorsa uno dei tasselli del roster che sta facendo sognare traguardi mai visti dai tifosi quarratini, ovvero Giorgio Artioli. Se infatti qualcuno tra gli appassionati è rimasto sorpreso da quello che il Dany Basket è stato in grado di raggiungere, forse non aveva intuito il potenziale importante di un team esperto e voglioso di fare bene: «La B Interregionale si è confermata davvero complessa e competitiva come categoria. Nella prima fase abbiamo perso ben sette partite con meno di cinque punti, ci siamo ritrovati a tre partite dalla fine a dover andare a Siena con soli cinque uomini disponibili e a dover vincere non andare fuori».
«Siamo partiti da lontano – continua Artioli – abbiamo affrontato almeno 15 partite spalle al muro che ci hanno lasciato qualcosa, ci hanno permesso di imparare e ci hanno dato la forza di trovare una spinta in più negli ultimi minuti rispetto ai nostri avversari. Anche nei playoff abbiamo avuto partite difficili punto a punto fino alla fine, forse il percorso che abbiamo avuto ci ha preparato ad affrontare i due turni. Ora vedremo come sarà il prossimo, però credo che le ossa ce le siamo fatte abbastanza. Sarei ipocrita se ti dicessi che non abbiamo mai creduto in noi stessi. Abbiamo sempre avuto la sensazione che fossimo una squadra con grosso potenziale fisico e tecnico; poi, quando nella prima fase i risultati non sono arrivati, è normale che delle domande siano sorte spontaneamente. Una volta acquisita l’entrata nella seconda fase però è scattato qualcosa e infatti siamo riusciti ad alzare il livello ed a qualificarci con una giornata d’anticipo, partendo da ultimi a -4 punti».
. . . AD ESSERE IN FINALE
L’analisi di Artioli è esaustiva riguardo a cosa sia mancato nella regular season rispetto ai playoff. C’è però qualcosa in più da sottolineare, perché un conto è avere un bel percorso di crescita e decisamente un altro eliminare per 2-0 Oleggio, la vincitrice della seconda fase e testa di serie n°1 in tabellone: «In gara-1 – afferma il centro numero 4 – siamo stati bravi a dargli una botta importante a livello fisico, abbiamo concesso sul loro campo solo 67 punti e per le loro medie realizzative casalinghe che vanno oltre gli 80 a partita è davvero poco. In gara-2 non siamo stati bravi a mantenere quella stessa intensità per tutti i 40’, infatti siamo stati a lungo avanti di più di 10 punti ma poi loro ci hanno rimontato dimostrando quanto valgono; siamo poi riusciti di cuore, di carattere, di grinta e di esperienza a portarla all’over-time e a chiudere una serie tutt’altro che semplice. Alla fine, come pensavamo, non è stato il solito scontro prima contro ottava, perché nella seconda fase avevamo già dimostrato di non valere quanto un’ottava facendo il maggior numero di punti nella nostra conference».
Ciò che ha fatto scalpore di questa prima impresa è stata la presenza nella rosa degli sconfitti dei tre ragazzi prodigio del settore giovanile dell’Olimpia Milano, ovvero Luigi Suigo, Achille Lonati e Diego Garavaglia. Se davvero questi ragazzi diverranno colonne portanti della Nazionale, come si dice in giro, Artioli&company potranno dire di averli battuti in una serie di playoff: «La soddisfazione c’è sicuramente. Quei ragazzi hanno il potenziale per diventare giocatori che rappresenteranno in futuro la nostra Nazionale, lo spero per loro. Mi piace però spendere parole per altri avversari che sono meno considerati di loro tre ma che contro di noi hanno tenuto a galla Oleggio, parlo dei vari Borsani, De Ros e Pilotti. Dietro a Suigo e agli altri due, loro hanno tante altre gemme nascoste e non mi stupirei se nei prossimi anni vedessi tanti di questi talenti salire in B1 o oltre».
Questo è ciò che è successo al primo turno: e in semifinale contro Borgomanero, nella quale Artioli ha lasciato il segno con la stoppata decisiva sul finire di gara-2, che cosa ha fatto la differenza? «Avevamo subito due sconfitte contro di loro, erano gli unici che non avevamo battuto almeno una volta in seconda fase. Noi soffrivamo veramente tanto la fisicità ed l’atletismo di Borgomanero, avevano esterni veloci come Bazan e giocatori di grande verticalità come D’Amelio e Osasuyi. Noi siamo stati bravi nell’arginare il pericolo principale, Benzoni, che ha fatto probabilmente le sue due peggiori prestazioni al tiro di tutto l’anno. La loro gioventù è stata limitata dalla nostra esperienza e dall’organizzazione, fermando una squadra che comunque, come i già citati ragazzi scuola Milano, ha atleti con un sicuro avvenire di alto livello».
Adesso, forte di un’invidiabile imbattibilità nelle gare che valgono la promozione, Quarrata assisterà da spettatrice diretta interessata alla conclusione dell’altra semifinale, che eleggerà la sfidante dei biancoblu lunedì 2 giugno: «San Miniato l’abbiamo potuta osservare da vicino tante volte, avendoci giocato contro molte volte tra amichevoli e campionato. E’ una squadra con propensione all’intensità, all’agonismo e ad un gioco velocissimo, sicuramente più del nostro. Lucca è paradossalmente la sua antitesi, ha una panchina lunghissima e giocatori solidi e d’esperienza, ha un gioco più ‘mainstream’ rispetto a San Miniato. Secondo me sarà una bellissima finale, a prescindere da quale delle due verrà ad affrontarci. La cosa però che mi preme dire è che è già matematico il fatto di avere per il prossimo anno una squadra toscana in B1, è un’ottima notizia per il movimento della nostra regione».
«SOCIETA’ ATTENTA AI DETTAGLI»
I grandi risultati non arrivano mai da soli, essi sono il frutto del duro lavoro e di idee innovative. Secondo Giorgio Artioli il segreto di questa stagione di successi storici risiede nelle qualità umane e morali di chi vive tutti i giorni la quotidianità del Dany Basket: «Gioco da quando avevo 6 anni e ne ho girate tante di club, dalla Serie A2 alla C regionale fino alle tante esperienze che ho avuto nella vecchia Serie B unica, e di società così presenti e attente ai dettagli ne ho viste poche. La dirigenza è sempre disponibile per soddisfare le nostre esigenze, ovviamente entro le possibilità di una struttura di questa categoria perché in B Interregionale sia noi giocatori che staff e membri del club abbiamo degli ovvii limiti di cui è giusto essere a conoscenza e provare ad andare oltre. Qui a Quarrata sto benissimo, le persone mi accolgono in palestra sempre con un sorriso e non mi fanno mai mancare niente; penso che i risultati siano una conseguenza di questo clima positivo avuto sin dal primo giorno».
L’ex giocatore di Prato, che ha indossato nella sua carriera anche le canotte di Montecatini, Cecina e Trapani (in A2), ha poi parole dolci sia per coach Alberto Tonfoni e lo staff tecnico che per i compagni, da Molteni a Tiberti fino a Balducci, Angelucci e tutti gli altri: «Gli allenatori sono tutti e tre capaci ed esigenti, si completano a vicenda nelle zone in cui uno di loro ritiene di essere carente. Sono competenti ed abbiamo uno scambio, un dialogo continuo che ci permette di comprendere il loro ed il nostro pensiero, in questo modo è più facile avere un buon feedback ed è così che si è instaurato il circolo vizioso che ha portato alla nostra crescita. Il gruppo squadra è solido e collaudato, ha una comunione d’intenti con l’ambiente e già l’anno scorso aveva fatto un grande campionato. Il nucleo dell’anno scorso è rimasto, ci siamo aggiunti solo io, Calabrese e Angelucci. Chi era reduce dall’ultimo campionato ha portato avanti per tutti questo senso di gruppo che poi ci è tornato utile in partite difficili o in momenti decisivi della stagione. Chi viene alle nostre partite vedrà sempre la squadra in piedi ad incitarsi o a battere il cinque ai compagni, di arrabbiature ce ne sono state poche e fatte con la consapevolezza che fossero per il bene della squadra».
