Basket / Serie A
Eric Paschall, da Golden State al ritiro sfiorato: a Pistoia sarà rilancio?

Dall’anno super da rookie al mese a Porto Rico: la parabola di Paschall tra depressione, incomprensioni e una condizione fisica da ritrovare
Il Pistoia Basket ha chiuso il roster con l’arrivo di Eric Paschall. Un colpo sulla carta altisonante per i biancorossi, i quali si assicurano un cestista che fino ad appena due anni fa militava in NBA. Classe 1996, lo statunitense fu scelto al Draft dai Golden State Warriors e sorprese nel suo anno da rookie nel miglior campionato del mondo con medie di tutto rispetto. La realtà dei fatti attuale racconta però di un giocatore che si è perso nell’ultimo periodo della sua carriera, accusando problemi di salute mentale ed estrema mancanza di fiducia.
La stagione seguente infatti, quella dell’attesa riconferma, si è invece rivelata la prima di un costante declino tanto i termini di presenze che di incisività. Da ottobre 2022 a marzo 2023 per Paschall è arrivato persino un periodo senza squadra, poi ritrovata nel campionato di Porto Rico dove però è stato sotto contratto soltanto un mese. L’ala arriva dunque a Pistoia dopo pressoché due anni di (quasi) inattività. Ma quali sono i motivi di tale caduta? Proviamo a dare una risposta ripercorrendo la carriera di Eric Paschall, dal college fino all’approdo in Italia, Paese in cui ora cerca rilancio.
LE ORIGINI E L’HIGH SCHOOL
Eric Paschall nasce il 4 novembre 1996 a Sleepy Hollow, un paesino di 10mila abitanti scarsi nella città di Mount Pleasant, situata nell’area metropolitana di New York. Inizia a giocare a basket fin da piccolo e per le sue qualità nello stepback – definito “mortifero” – gli viene affibbiato il soprannome di “Stepzz“. In questi stessi anni inizia a giocare nella Amateur Athletic Union – federazione “rivale” della NCAA – nella quale fa amicizia anche con la futura star NBA Donovan Mitchell, cresciuto anche lui nella stessa contea di Westchester.
Paschall frequenta la Dobbs Ferry High School, istituto superiore dell’omonima città nella stessa contea di Westchester dove è nato. La sua bravura nel giocare a pallacanestro è sotto gli occhi di tutti. Nell’anno da sophomore – il secondo – segna una media di 20 punti e raccoglie 9 rimbalzi a gara. La stagione successiva, quella da junior, è ancora più esaltante: 26 punti, 11.2 rimbalzi e 2.5 assist a partita. Numeri che guidano le Eagles alla Section 1 finals. Per lui ci sono i premi di state Class B player of the year e di Mr. Basketball della contea di Westchester.
Per l’ultimo anno da senior Paschall passa alla St. Thomas More School, un istituto di preparazione al college con sede a Oakdale, in Connecticut. Le sue prestazioni aiutano la squadra ad avanzare al match per il titolo di National Prep School Championship e a livello personale arriva un altro riconoscimento importante come quello di NEPSAC AAA Player of the Year.
IL TRIONFO IN NCAA
Tra le chiamate ricevute per il college, Paschall sceglie Fordham, tornando difatti a New York, nel distretto del Bronx. La squadra di basket compete nella Atlantic 10 Conference. Il debutto del classe 1996 è da sogno: 31 punti e 10 rimbalzi contro New York Tech, valevoli la miglior prova di sempre per un esordiente con la canotta dei Rams. Nonostante un infortunio alla gamba gli faccia saltare quattro gare, per due volte è eletto Atlantic 10 Rookie of the Week. La stagione giocata su alti livelli – 15.9 punti e 5.5 rimbalzi a gara – con tanto di riconoscimento come Atlantic 10 Rookie of the Year gli valgono la chiamata del college di Villanova, in quel momento uno dei programmi più prestigiosi di tutti gli States.
Dopo il primo anno di redshirting – salta la stagione 2015/16 – Paschall debutta con una media di 7.2 punti e 3.8 rimbalzi nell’anno successivo, giocando 36 partite con un season high di 19 punti nella vittoria contro Creighton. Le sue prestazioni salgono ancora di livello nella 2017/18, una stagione memorabile per Villanova. Paschall chiude con una media di 10.6 punti e 5.3 rimbalzi per gara, contribuendo – con eccellenti prestazioni nella fase finale – alla conquista del terzo titolo NCAA della storia dei Wildcats, il secondo in tre anni.
Sono 14 i punti contro West Virginia nella Sweet Sixteen, 12 con 14 rimbalzi contro Texas Tech nella Elite Eight ed infine ben 24 punti con 10/11 dal campo contro Kansas nella Final Four (difatti la semifinale), una delle sue migliori prove dell’anno. In finale Villanova supera anche i Michigan Wolverines per 79-62 e si laurea campione. Una squadra straordinaria quella guidata da coach Jay Wright in cui oltre a Paschall, vi sono alcune attuali stelle NBA quali Jalen Brunson, Mikal Bridges e Donte DiVincenzo (tutti ai New York Knicks) ma anche Phil Booth neo acquisto della Vanoli Cremona.
Nell’anno successivo, quello da Senior, l’avventura in NCAA non è altrettanto fortunata ma le statistiche di Paschall lievitano ancora: sono 16.5 i punti e 6.1 i rimbalzi raccolti valevoli la nomina nel First-Team All-Big East. Prestazioni che non passano certo inosservate alle franchigie NBA. A quasi 23 anni, Eric Paschall è pronto a rendersi eleggibile al Draft.
IL SALTO IN NBA
Al secondo round del Draft 2019, i Golden State Warriors optano per Paschall alla 41ª scelta assoluta. Giocata la Summer League con la franchigia di San Francisco, l’ala compie il suo debutto il 24 ottobre nella sconfitta per 141 a 122 contro i Los Angeles Clippers. Partito dalla panchina, mette a referto 14 punti, 4 rimbalzi, tre assist e due rubate. Il career high in NBA arriva nel giorno del suo 23esimo compleanno, il 4 novembre 2019. Paschall festeggiò alla grande con una prestazione mostre da 34 punti e 13 rimbalzi nella vittoria 127-118 sui Portland Trail Blazers.
Il suo primo anno nel massimo campionato mondiale si conclude con 60 presenze, di cui 26 in quintetto, con 14 punti, 4.6 rimbalzi e 2.1 assist di media, tirando col 55% da dentro l’area e quasi il 30% dalla lunga. Numeri che gli valsero il sesto posto nella classifica del Rookie of the Year e l’inserimento nell’NBA All-Rookie First Team. Una stagione pazzesca e sorprendente per l’allora 23enne, sicuramente sopra ogni aspettativa vista la presa alla fine del secondo giro del draft. Golden State chiude l’anno all’ultimo posto con 15 vittorie e 50 sconfitte – complice la doppia assenza per infortunio delle due stelle Curry e Thompson – con Paschall a caricarsi sulle spalle la squadra in molteplici occasioni sfruttando al meglio lo spazio offertogli.
LE DIFFICOLTÀ DI COLLOCAZIONE
Il classe 1996 arriva così alla seconda stagione con gli Warriors per riconfermarsi ma le grandi aspettative maturate non sono rispettate. Il minutaggio cala drasticamente con le presenze che scendono a 40 di cui appena 2 nel quintetto (da 27 a 17 minuti di media) così come di conseguenza le sue cifre (9.5 punti per gara). Steve Kerr decide di puntare infatti sul neo draftato James Wiseman, Draymond Green e Kevon Looney come lunghi.
Paschall incontra grosse difficoltà a giocare da centro nello small ball e gli Warriors non riescono a trovargli una collocazione per sfruttare le sue doti atletiche e offensive. Giocando da centro tattico Paschall si era dimostrato eccellente nel tiro dal mid-range ma senza avere le skills di playmaking né un tiro da tre sufficientemente efficace per pareggiare la sua poca utilità in difesa a marcare i cinque avversari.
Il giornalista Brady Klopfer – piuttosto duro nei suoi confronti – disse così di lui a tal proposito. «Il problema principale di Paschall è che al momento – 2020/21 – ha solo una buona qualità nel suo gioco: segnare in isolamento partendo da fuori area. A Paschall non piace uscire dai blocchi, preferisce ricevere dal perimetro. Il fatto è che non è un gran tiratore da lontano e se non tiri da fuori ma ti piace partire da fuori area in pratica stai solo pregando che la difesa ti lasci solo. Quando non ha palla in mano è come giocare 4 contro 5 in attacco. Per questo anche quando gioca bene la fase offensiva ha delle difficoltà quando Paschall è in campo. A meno che non sviluppi un gran tiro da fuori o diventi un buon difensore (al momento non ha senso della posizione) non vedo come possa dare il proprio contributo in una squadra NBA di alto livello».
Lo stesso GM degli Warriors Bob Myers fu costretto ad ammettere la confusione della squadra nell’utilizzo di Paschall. «Stiamo cercando di inserirlo nel nostro stile di gioco. Steve Kerr lo utilizzava da cinque ma è diventato di troppo in quel ruolo. Stiamo quindi cercando di capire se possa giocare da quattro. Per Eric si tratta di capire cosa il coach vuole da lui e cosa può dare con continuità alla causa. Il fatto è che ha giocato tanti spezzoni di gara e diventa difficile. Non c’è una risposta facile».
Nel marzo del 2020 fu lo stesso Steve Kerr a descrivere Paschall come “un ragazzo che potremmo lanciare già in una gara play-off e reggerebbe il confronto“. Parlando di “stagione di successo” anche solo per questo motivo. Eppure, appena un anno più tardi, il 4 agosto 2021, gli Warriors decidono di inserirlo in una trade.
UTAH E L’ADDIO ALL’NBA
Paschall finisce dunque agli Utah Jazz per una protected pick al secondo round del Draft 2026 passando per i Memphis Grizzlies. In tanti al tempo accusarono il management di Golden State di averlo lasciato andare troppo presto. Anche a Salt Lake City però, Paschall non riesce a trovare la sua dimensione. Le presenze sono 58 ma con soli 12.7 minuti a gara e 5.8 punti realizzati.
A fine stagione 2021/22, Paschall cambia ancora franchigia e firma con i Minnesota Timberwolves. Ufficializzato il 29 luglio 2022 con un contratto annuale, è liberato già il 16 ottobre, senza raccogliere alcuna presenza. Una parentesi pressoché identica a quella vissuta poco dopo, stavolta lontano dall’NBA.
Paschall decide infatti di spostarsi a Porto Rico per vestire la maglia dei Leones de Ponce militanti nella Baloncesto Superior Nacional (BSN). Il 7 marzo 2023 arriva la firma, il 10 aprile è già nuovamente free agent dopo 7 presenze da 13.4 punti, 4.7 rimbalzi e 3 assist per gara. Da allora Paschall non ha più giocato a basket tra i professionisti e di lui non si avevano più notizie circa una sua ripartenza nel basket, almeno fino ad adesso, con Pistoia ad ufficializzarlo come ultimo straniero del roster per affrontare la Serie A 2024/25.
COSA È SUCCESSO A ERIC PASCHALL?
LA DEPRESSIONE E IL RITIRO SFIORATO
Viene dunque spontaneo chiedersi cosa sia successo ad uno dei talenti più in vista dell’NBA 2019/20. Un declino che sorprende soprattutto per la sua rapidità. Nel 2022 – due anni fa – il classe ’96 era ancora in NBA. La sua permanenza però, confermata con la firma a Minnesota, fu davvero tribolata e giunta alla fine di un’estate durissima in cui Paschall dovette confrontarsi con l’avversario più complicato della sua carriera: la depressione.
Durante il periodo senza squadra dopo aver lasciato gli Warriors infatti, Eric Paschall meditò addirittura il ritiro dal basket giocato, ad appena 25 anni. «È stato davvero un percorso problematico, devo ammetterlo – disse a TwinCities.com -. È stato un turbinio di emozioni. Ero a casa, mi stavo allenando. Tutti ricevevano chiamate. Io invece no. Eppure avevo dimostrato tanto… Mi chiedevo, cosa sta succedendo?».
La riflessione comprese l’idea di andare a giocare in Europa ma per un momento, Paschall pensò persino di abbandonare il basket giocato. Pensò come, forse, una pausa potesse essere necessaria. «Credo di aver vissuto un periodo di forte stress e infelicità. Mi sentivo stanco. Pensavo, “Forse dovrei semplicemente smettere di giocare“. Questo dimostra come la salute mentale sia un problema reale. Alcuni giorni stavo bene, altri erano pessimi. Anche durante la stagione ho vissuto periodi del genere. Devi combattere per giungere al giorno seguente. Questo è quello che ho cercato di fare».
Per mettersi alle spalle le difficoltà fu essenziale aprirsi e parlare con i propri amici, uno su tutti Donovan Mitchell, ritrovato a Utah prima del suo trasferimento a Cleveland. Paschall racconta di come proprio “Spida” sia stato “al suo fianco ogni dannato giorno“, spingendolo a non abbandonare la sua carriera.
«Abbiamo avuto numerose conversazioni, spesso duri confronti. Ma sono stati di grande aiuto. Anche Taj Bell mi ha dato una grossa mano, così come coach Jay Wright – suo allenatore a Villanova – è stato di enorme supporto durante quel processo. Ovviamente la mia famiglia, il mio agente, i miei amici a casa… Tutti sono stati di grande appoggio. Ho avuto tante persone dalla mia parte, con cui mi sono confrontato anche aspramente, ma sono davvero lieto di averlo fatto».
Sfiorato il ritiro e tornato in pista dopo alcuni mesi di lavoro su se stesso, è Dell Demps, GM dei Timberwolves, a farsi avanti con lui. Demps, che lo aveva allenato come assistente del coach ai Jazz, lo chiamò per offrirgli un two-way contract. Paschall, dopo averci pensato a fondo, decise di cogliere l’occasione. «Non è stata la decisione più facile. Ho dovuto parlarne molto. Adesso però mi sento di nuovo sereno. Sono felice di essere a Minnesota. Voglio solo giocare come so fare, portare la mia aggressività, la mia determinazione. Giocare a basket con il giusto approccio. Ora so di poterlo fare ovunque e loro mi stanno dando l’opportunità».
Nonostante il rientro in NBA ancora nel prime della sua carriera – 25 anni – Paschall non riuscì a convincere la franchigia a puntare su di lui. Ad ottobre infatti arrivò la decisione di liberarlo. Ne seguì un altro periodo lontano dai parquet professionistici, fino alla breve esperienza a Porto Rico, con appena 7 presenze in un mese ai Leones de Ponce. Un’altro anno e mezzo fuori dal giro prima della chiamata di Pistoia, pronta a rilanciare un cestista dal sicuro talento ma il cui impatto sarà tutto da valutare.
LE INCOMPRENSIONI TECNICO-TATTICHE
Tra i motivi del suo mancato successo in NBA, come abbiamo già avuto modo di capire prima, vi è anche quello delle sue peculiari caratteristiche che lo avrebbero reso difficilmente adattabile al campionato e al suo stile di gioco. Troppo piccolo per fare il centro vero, poco passatore e con scarso senso della posizione per fare il cinque tattico. Undersized anche come ala grande ma senza un tiro da 3 tale per giocare lontano dall’area. Grosso fisicamente e forte nell’1vs1, Paschall si era contraddistinto per atletismo e un tiro dal mid-range mortifero. Meno bene invece in difesa, dove non è mai stato considerato adeguato per contenere gli attaccanti avversari, così come a rimbalzo.
Troppo poco, a quanto pare, per poter dire la sua nella moderna NBA in cui tanto si fa affidamento sul tiro dalla lunga e su giocatori molto alti e duttili. Da giocatore di rotazione, in un batter d’occhio Paschall si era trovato fuori dalla lega. La mancanza di centimetri e di tiro, rese la sua permanenza nella Association una lotta continua. Diverso in questo caso potrebbe essere il discorso di adattabilità al campionato italiano, sicuramente meno fisico della NBA.
Prima di capire come possa utilizzarlo coach Calabria a Pistoia, Paschall in Serie A potrebbe essere ipoteticamente utilizzato sia da 3 che da 4 in quintetti piccoli. Considerando le idee espresse dal presidente Ron Rowan in conferenza stampa, la probabilità maggiore è quella di vederlo da 3, così da mantenere un’alta fisicità in squadra. Non è da escludere a priori comunque, vista la necessità sugli esterni manifestata dallo stesso coach di Estra, come Paschall possa essere utilizzato nella inedita posizione di guardia. In questo caso però parleremo un progetto di giocatore tutto da costruire.
LA CONDIZIONE FISICA
Oltre alle sue caratteristiche tecnico-tattiche, Paschall sollevò qualche dubbio sulla sua poca “disciplina” come professionista. Non tanto a livello comportamentale, quanto di etica del lavoro, specialmente nei periodi lontano dalla palestra. Nonostante le difficoltà iniziali, il percorso intrapreso fin dalla giovane età sembrava comunque averlo portato verso la giusta direzione.
Al suo arrivo a Villanova, ammise che dopo un infortunio alla caviglia e il conseguente stop dall’attività fisica, iniziò a perdere la forma migliore. «Quando arrivai a Villanova fu come compiere una inversione a U, sia in termini di cibo che di allenamento – raccontò in un’intervista a GQ -. Dopo l’infortunio alla caviglia in allenamento a Fordham iniziai a mangiare cibo spazzatura. Ero fuori forma. Ciò fece breccia nel mio orgoglio. Capii quanto ciò facesse male al mio corpo e come mi facesse sentire. I miei coach fecero un grande lavoro e mi insegnarono molto. Fino a quel momento non avevo mai fatto cardio né avevo alzato pesi. A Villanova facevamo cardio in palestra, ciò mi fece perdere molto peso velocemente».
Nell’intervista, rilasciata a novembre 2019, Paschall parla dell’estate precedente alla sua prima stagione in NBA a Golden State e di come si sia preparato per arrivare al meglio all’appuntamento con la regular season. Non solo, il classe ’96 ha anche parlato del suo rapporto con la dieta da atleta e di come abbia dovuto modificare in maniera massiccia le sue abitudini alimentari.
«Prima del draft ho lavorato con il mio entourage e Don MacLean, un ex giocatore NBA, il quale si è accertato che fossi in ottima forma – ha spiegato – . Mi sono iscritto ad un programma chiamato Sunfare, un servizio di pasti a domicilio che mi ha aiutato con la mia dieta. Adesso non lo seguo più perché è la società a prepararci i pasti. Mangio qualsiasi cosa cucini lo chef. Di solito prima di salire in aereo facciamo un brunch. Solo prima delle partite invece mangio qualche carboidrato leggero, altrimenti ci sto alla larga, non riesco a digerirli al meglio. Sto molto attento a questa cosa».
«Ad essere onesto, quando ero a piccolo ero piuttosto schizzinoso. Amavo le patatine fritte. Crescendo ho iniziato a ampliare il mio palato e sono diventato più bravo ad evitare certi cibi. Ci sono tante alternative salutari a qualsiasi cosa ormai, cerco sempre di mangiare quelle. Sto cercando di creare la mia routine. Non è semplice con tante partite in pochi giorni, ancora devo adattarmi al meglio – disse dopo circa un mese di NBA – ma credo ci stia riuscendo. Ho capito quanto sia importante idratarsi al meglio, ti aiuta parecchio. Ero un amante del Gatorade ma ora bevo quasi esclusivamente acqua, specialmente frizzante. Mi piace davvero tanto l’acqua frizzante, ne tengo sempre una scorta in casa. Non capisco come facciano le persone a cui non piace. Durante gli anni ho imparato tanto sul mio corpo».
Se ne trae dunque un percorso fatto di salite e discese, nel quale comunque Paschall aveva trovato la sua dimensione e la sua routine tra dieta ed allenamenti agli Warriors. A San Francisco sono subentrate poi le suddette problematiche tecnico-tattiche, dalle quali sono scaturiti a domino i vecchi problemi, acuiti da una forma di depressione che ne ha minato la fiducia fino a farlo riflettere su un precoce ritiro.
IL VIDEO VIRALE
Da quando ha lasciato la NBA, sui social i tifosi – in particolare di Golden State – si sono chiesti per mesi che fine avesse fatto “EP”. Paschall infatti, nonostante il solo anno ad alti livelli, era rimasto nel cuore di tanti fans che avevano creduto in lui come uno dei pezzi fondamentali della ricostruzione della formazione allenata da Steve Kerr. Un cestista atipico e un po’ individualista forse, ma che a sprazzi aveva incantato per la sua capacità di trovare il fondo della retina. Per tanti è ancora un mistero come Paschall sia rimasto senza squadra per così tanto tempo e la speranza di molti era quella di rivederlo nuovamente in NBA.
Il suo nome è recentemente tornato alla ribalta delle cronache “grazie” ad un video del febbraio scorso che lo riprende impegnato in una sessione di allenamento con il quattro volte All Star NBA Paul Millsap. Le immagini sono diventate virali su Tik Tok ed X per l’evidente precario stato di forma dello stesso Paschall. Il giocatore fisico ma anche atletico visto in NBA sembrava ora solo un ricordo. “Non posso credere ai miei occhi. Che cosa è successo a EP?“, si chiedono nei commenti. Diversi anche gli utenti preoccupati non tanto per il suo stato fisico quanto per quello mentale, probabilmente consci del periodo complicato vissuto da Paschall nel 2022.
NUOVA GRANDE CHANCE
L’ala arriva dunque a Pistoia con l’obiettivo di rilanciare in toto una carriera ad un passo dall’essersi conclusa anzitempo. Dopo aver rimandato per anni questo momento, alla fine Paschall ha deciso di accettare di trasferirsi in Europa. Un ambiente completamente nuovo potrebbe essere proprio quello stimolo mancante ad un giocatore dalle qualità fisiche e tecniche indiscusse ma che ha senza dubbio bisogno di ritrovare se stesso come persona prima che come cestista.
Pistoia, da questo punto di vista, ha rappresentato un ambiente di rilancio per tanti atleti, in grado di sfruttare la vetrina biancorossa come vero e proprio trampolino per carriere prestigiose in Europa e anche negli USA. Potenzialmente Paschall potrebbe sparigliare le carte della Serie A. Un giocatore di questo calibro se recuperato alla massima forma, potrebbe davvero risultare dominante per fisicità e capacità realizzative.
Un colpo sulla carta altisonante, come detto, il quale certo nasconde dei rischi, senz’altro calcolati dal club di via Fermi. Paschall ha dimostrato di avere fragilità non trascurabili, per cui ci sarà bisogno sicuramente di grande supporto da parte di tutto l’ambiente. Se al top della condizione e coccolato, EP potrebbe davvero rappresentare una delle sorprese di questo campionato.
Paschall dovrà essere bravo a calarsi in un ambiente e uno spogliatoio molto diversi da quelli a cui era abituato in NBA, un altro mondo in tutto e per tutto. Stando a lato tattico infine, la scelta di Pistoia nel puntare su un’ala sicuramente colpisce rispetto a quanto detto dallo stesso coach Calabria in fase di presentazione. «Adesso dobbiamo lavorare per arrivare a firmare la guardia che manca per completare l’organico: servirà un elemento in grado di gestire la palla ma, allo stesso tempo, essere un buon tiratore da fuori e che possa competere al meglio in fase difensiva», disse il neo tecnico di Estra.
Un identikit – senza girarci troppo intorno – completamente all’opposto rispetto a quello di Paschall. Calabria nel comunicato ufficiale del club si è detto “felice” e “ansioso di vederlo all’opera”. Evidentemente qualcosa è cambiato nelle idee di squadra del Pistoia Basket che forse ha visto in Paschall un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Non è certo da tutti i giorni vedere nella nostra città un cestista che fino ad un paio di anni fa calcava lo stesso parquet dei migliori cestisti del pianeta. Un potenziale crack nel campionato italiano.
Allo stesso tempo, per lo stesso Paschall giocare a Pistoia rappresenta una nuova grande chance dopo due anni quasi completi di assenza dai parquet. Forse l’ultima opportunità per rilanciare la propria tribolata carriera. Come si dice solitamente in questi casi, l’ultima parola spetterà al campo.
