Basket / Serie A
Estra Pistoia, le pagelle di fine stagione dei biancorossi

Tempo di giudizi finali per l’Estra: pochi i sufficienti, non mancano rimpianti e delusioni. Ma giocatori e coach hanno colpe relative
I voti più difficili da assegnare di sempre, quelli per l’Estra Pistoia di questa stagione. Questo non perché il risultato sportivo non parli chiaro, quanto perché esso sia arrivato per cause spesso indipendenti dal talento di un giocatore o dell’intero roster. La squadra biancorossa ha visto diversi elementi avvicendarsi al proprio interno e quasi tutti, alla fine, risultano avere colpe limitate su come si è evoluto ed è poi finito questo campionato. Ci sono stati limiti oggettivi e passaggi a vuoto, ma ogni giudizio non poteva che passare da tutto ciò che è successo in via Fermi. Fatti che col basket giocato c’entrano relativamente, se non per niente. Dare un giudizio alla società e alla sua dirigenza per la maggior parte della stagione? Fin troppo facile e praticamente pleonastico, dopo tanto scrivere e parlare.
I GIOCATORI
GABRIELE BENETTI 6: Fino alla sosta del campionato, il suo poteva benissimo essere un “senza voto”. Dopo 19 partite, infatti, i minuti in campo erano stati in tutto 56. Poi, da panchinaro alla stregua dei ragazzini delle giovanili, la svolta da titolare, complice soprattutto l’assenza di una vera concorrenza. In una stagione paradossale come questa, equilibrio avrebbe voluto che gli venisse da subito data l’opportunità di dare il suo contributo. In termini di energia, voglia, elevazione e presenza a rimbalzo. Cosa che comunque ha potuto fare nel finale di stagione, quando però le possibilità di Pistoia si erano già assottigliate considerevolmente. Tornato dopo la promozione, ha dimostrato il suo attaccamento alla piazza rimanendo tra tantissimi problemi e rare soddisfazioni.
SEMAJ CHRISTON 5,5: Preso in extremis prima dell’inizio della regular season e dopo un mercato estivo con diverse scelte discutibili, è stato presto eletto a leader tecnico di una squadra a cui mancavano tante altre cose. E pensare che bastasse il suo indiscutibile talento e la sua esperienza a sopperire alle varie magagne è stato un altro errore marchiano. L’Estra è diventata presto Christon-centrica, con Forrest che ha dovuto faticare non poco per trovare un minimo di chimica con lui. Ci sono stati gli exploit (29 punti contro Trento e Varese), ma non è mai riuscito a far risaltare anche il collettivo. La responsabilità non è solo sua e l’epilogo ha avuto strascichi fin troppo pesanti, con un’ostilità eccessiva al suo ritorno in via Fermi da avversario. Non era un uomo-squadra e neanche un asso a 360 gradi: anche questo chi di dovere doveva saperlo prima di ingaggiarlo a cifre poi rivelatesi insostenibili.
GIANLUCA DELLA ROSA 6,5: C’è stato nei momenti belli e in quelli più difficili. E, da capitano, c’è stato anche in questa stagione così assurda e mai tranquilla. Lui e pochi altri hanno rappresentato la continuità col passato che ha dovuto mettersi sotto lo stesso tetto di una nuova proprietà e di un presidente che, proprio con quel passato, ha voluto presto tagliare i ponti. In effetti è stato l’unico a non subire editti bulgari, trovando quasi sempre minutaggio con qualsiasi guida tecnica. Ci sono stati anche i picchi, come il nuovo career high in Serie A al Forum, e i numeri che lo hanno portato tra i più grandi di sempre in biancorosso: secondo per numero di presenze e ingresso nella top ten dei marcatori all time. Sarebbe davvero bello che queste cifre abbiano la possibilità di essere aggiornati.
MICHEAL ANUMBA 5,5: Si è presto visto che questa stagione da rookie non lo avrebbe portato ad intraprendere un percorso di crescita e l’epilogo è stato fin troppo scontato. Un atleta con caratteristiche interessanti ma completamente da sgrezzare, in un contesto in cui ogni porta era chiusa a doppia mandata. Certo, quelle poche volte che è stato chiamato in causa non ha affatto impressionato ed è altrettanto vero che a Cividale non abbia trovato comunque molto spazio. Ma per quanto riguarda la sua esperienza a Pistoia, le colpe vanno soppesate a sfavore della sua gestione. Anche perché, proprio nel suo ruolo, lo spazio era interamente occupato. Col senno di poi, rimanere in Toscana gli avrebbe dato sicuramente più opportunità.
ELIJAH CHILDS 5: Sicuramente una delusione da diversi punti di vista. Sette partite dove è emerso solamente il talento a rimbalzo e in cui ha avuto non pochi problemi ad incidere nella metà campo offensiva. Difensivamente non è mai stato un cima e quindi, anche per lui, si può parlare di una gestione non ottimale nel far emergere le sue qualità. Anche perché, poi, in Israele ha saputo rifarsi ampiamente. Il binomio con Eric Paschall non ha poi aiutato: prima favorito, poi tribunato in modo pressoché inspiegabile viste le condizioni della controparte, infine rimesso dentro per poi essere tagliato subito dopo. Anche nel suo caso, il rendimento non può che essere rapportato al contesto.
MARCO CERON 5,5: Il suo ingaggio ha permesso a Pistoia di chiudere il campionato nel momento più drammatico della storia biancorossa. Dopo anni davvero sfortunati e una carriera che non sembrava condurre a nuovi importanti sbocchi, ha avuto la possibilità di ritornare a calcare i campi di Serie A. In via Fermi ha portato la sua voglia e il suo atteggiamento positivo, ma si è presto scontrato con l’impossibilità di competere a questo livello. Il suo minutaggio è poi sceso a picco, nonostante il poco materiale umano di cui disponeva l’Estra. Ma l’augurio per lui è di poter continuare a fare ciò che ama, nell’ambiente giusto per ritrovarsi fisicamente e mentalmente.
ERIC PASCHALL 5,5: Si può dire che è stato il simbolo di questa stagione: sia lui che la sua squadra si sono scontrati con un’impresa troppo grande da realizzare. Il numero 5 biancorosso è arrivato come colpo a sorpresa di un mercato estivo pieno di incognite, finendo presto per diventarne quella più evidente. Del giocatore che aveva dato spettacolo in un palcoscenico come il Chase Center di San Francisco era ormai rimasta una traccia minima e l’esperienza pistoiese, anche dalle premesse, era la meno adatta per vederlo ritornare ai fasti. Tra lunghi passaggi in tribuna e rientri, prima del reintegro totale causa mancanza di materiale umano, il nativo di Tarrytown ha mostrato qua e là di essere dotato di un talento cristallino. A Treviso e a Napoli, soprattutto, si sono viste le stimmate del campione capace di cambiare gli equilibri. Solo qualche lampo per un giocatore e un uomo che la maggior parte dei pistoiesi ha subito amato, ricambiata. Avrebbe potuto fare di più? Sicuramente.
MAVERICK ROWAN 4: Messo al centro della chiesa, sovrautilizzato e in poco tempo un corpo estraneo rispetto al resto della squadra. C’è stato chi ha sostenuto, in un primo periodo, che i problemi dell’Estra Pistoia fossero altri e che un giocatore con le sue medie dovesse essere giudicato anche in base a quello e non per la simpatia che poteva suscitare. Certo c’erano anche quelle (da rapportare però ad un minutaggio monstre), ma ci sono stati anche i troppi tiri presi, un gioco difensivo che non andrebbe bene neanche in una esibizione dei Globetrotters e diversi passaggi a vuoto a seguito di prestazioni altisonanti. Poi è arrivata (senza alcuna sorpresa) la verità: un elemento dannoso all’interno dello spogliatoio, a detta di tutti. Essere riuscito a mettersi un minimo in mostra, in un contesto apparecchiato ad hoc per esaltarlo, gli permette di andarsene con un voto più alto di quello che meriterebbe.
MAURICE KEMP 5,5: Che sia stato tra gli elementi più di qualità di questa stagione non ci piove. Il suo arrivo ha fatto sperare in una svolta, dopo che Childs non aveva reso e mentre Paschall sembrava pressoché inutilizzabile. E l’impatto che ha avuto è stato subito importante, finendo per essere l’unico a sfondare quota 30 punti in una partita. Nel mezzo diversi problemi fisici che poi hanno contribuito, insieme ad altre cose ben note, al suo addio anticipato. Resta però anche il fatto che, delle sei vittorie totali di Pistoia, lui è stato in campo solo una volta. Questo per dire quanto ha inciso nelle sorti di questa stagione: ottimi numeri che però non hanno fatto la fortuna della sua squadra.
DEREK COOKE 5,5: Quando è arrivato per rinfoltire un settore lunghi già ampiamente depotenziato, se ne conoscevano i pochi pregi così come i diversi limiti. Sperare quindi che Pistoia ritrovasse una solidità totale sotto canestro era impensabile. L’ex Trento ha potuto solo mettere il suo confusionario atletismo al servizio della squadra, mentre sia in difesa che in attacco ha spesso mostrato le solite pecche. Quando invece ha espresso il meglio del suo potenziale sono arrivate le due clamorose vittorie contro Napoli e Venezia. Ha chiuso come terzo miglior rimbalzista della regular season, alle spalle di due inarrivabili come Miro Bilan e Mfiondu Kabengele. Un bilancio tutto sommato positivo in un contesto dove è stato punto di riferimento giocoforza.
MICHAEL FORREST 6: Ha finito questa sua stagione da terzo miglior marcatore del campionato ed è stato, a detta di molti, tra le rivelazioni di questa Serie A. Sicuramente la nota più lieta, lato stranieri, in questo numeroso roster biancorosso. Il suo talento al tiro e la sua capacità di attaccare il canestro nonostante un fisico non adatto alle incursioni in area sono cose oggettive. Ma in più è riuscito a riprendersi sempre un posto di rilievo in una squadra dagli equilibri e dalle gerarchie in costante cambiamento, ritrovando sempre la giusta strada per incidere. Tuttavia quando si è trattato di completare definitivamente la sua trasformazione a go-to-guy ha spesso steccato. Colpa non solo sua certo, ma non poteva e non doveva essere lui e basta a trascinare questa problematica Estra.
ALFREDO BOGLIO 6: Un’esperienza al top del basket italiano di cui fare tesoro. Il classe 2003 ha avuto modo di ritrovarsi in campo davanti a giocatori che aveva visto solamente nei poster e si è preso qualche bella soddisfazione. Certo non il migliore degli apprendistati, ma per il futuro varrà sicuramente.
LORENZO SACCAGGI 6,5: In questa stagione così disastrosa per i colori a cui è legato indissolubilmente, ha realizzato il sogno di diventare il recordman di presenze nella storia del Pistoia Basket. Prima e durante questo traguardo, tanto tempo ad osservare dalla panchina tutto ciò che stava logorando la sua squadra. Dopo, quando a restare sono stati solo l’orgoglio e la rabbia, non poteva che emergere lui in tutto il suo senso di appartenenza. L’impresa di Napoli, col domani che non sembrava esistere, ha portato la sua firma, così come un finale di campionato dove è stato tra i più utilizzati e tra i più motivati a scongiurare il più triste ma allo stesso tempo prevedibile degli epiloghi. Ha fatto il possibile e anche di più: si spera che anche lui possa ancora contribuire a risollevare il basket biancorosso.
ANDREW SMITH s.v.: Senza dubbio ha riscritto il concetto di “meteora” nella storia del Pistoia Basket. Una sola gara giocata, a Scafati, dove non ci siamo accorti neanche della sua presenza. Sul web rimarrà impossibile trovare un suo scatto con la canotta biancorossa addosso. Un’altra scelta incomprensibile e presto rigettata, per un giocatore apparso improvvisamente in via Fermi tra la sorpresa (pressoché) generale.
KARLIS SILINS 5,5: Se l’Estra ha potuto sperare almeno un po’ in una stagione migliore delle aspettative, un motivo è stato sicuramente la scoperta di questo ragazzone di Riga. Nella prima parte di campionato è stato senza ombra di dubbio un valore aggiunto, grazie al suo tiro dalla lunga. Offensivamente è tra i giocatori più talentuosi e completi visti in via Fermi negli ultimi anni, ma allo stesso tempo ha mostrato non poche pecche nell’approccio difensivo e nell’istinto a rimbalzo. E le sue prestazioni sono andate sempre più in calando fino al momento della separazione. Anche in questo caso il contesto e l’atmosfera che si è andata a creare non hanno aiutato a nascondere i suoi limiti e a permettergli di trovare delle soluzioni, ma è anche vero che, probabilmente e vista l’età, non ci fossero margini di crescita.
KADEEM ALLEN 6: Arrivato a Pistoia sul finire di marzo in una situazione che definire emergenziale è dir poco, era anche reduce da un grave infortunio. Ergo, era impensabile vederlo tornare al top della forma entro la fine del campionato. Nonostante ciò si è messo subito a disposizione della squadra secondo le sue possibilità, mostrando a sprazzi il proprio talento. E va detto che, nell’ultima vittoria di questa stagione, a dare il colpo di grazia definitivo alla Reyer Venezia è stato proprio lui. Nei limiti oggettivi, tra condizione e situazione generale, non ha fatto male.
VINCENT VALERIO-BODON 5,5: Pochissime partite (5) per giudicarlo senza riserve. Sarebbe oltremodo ingeneroso bocciarlo perentoriamente, non essendosi potuto neanche ambientare in un contesto e in un campionato che non conosceva. Ma, pur catapultato all’ultimo, è anche vero che delle sue capacità atletiche e delle sue skills si è visto veramente poco. Nonostante un fisico e delle caratteristiche da giocatore moderno, non è riuscito a mettersi abbastanza in mostra.
LUKA BRAJKOVIC 5,5: Un altro rimpianto di questa stagione. Arrivato come unica scelta non fatta da Ron Rowan, si è presto visto che la direzione che avrebbe preso la squadra andava nel senso opposto a quelle che erano le sue qualità e caratteristiche. Potenzialmente un giocatore da quasi doppia doppia di media, paradossalmente (visti gli svarioni di chi ha costruito il roster) il perfetto contraltare di Silins con anche la concreta possibilità di schierarli insieme. Il centro austriaco si è presto arreso, senza più provarci e aspettando di poter fare le valigie. Peccato, poteva essere un’altra scommessa vinta.
I COACH
DANTE CALABRIA 6: Aveva il terribile compito di succedere a Nicola Brienza in una piazza che, anche per questo, già mugugnava. Al momento della presentazione, ha predicato calma e ha cercato di costruire un gruppo che però aveva già dei problemi evidenti (tecnici e non solo). Ha cominciato con un record strepitoso di due vittorie in tre gare, ma nel frattempo gli screzi con Rowan padre e figlio sono venuti fuori, anche a favore di telecamere. Non ci ha messo molto a farsi da parte e a confermare di non essere venuto a Pistoia per fare l’allenatore-fantoccio. Un moto d’orgoglio giusto, con la sua partenza che è stato l’inizio di un vero e proprio calvario.
ZARE MARKOVSKI 5,5: Ha colto l’importante opportunità di risiedersi su una panchina di Serie A dopo sei anni, salvo poi scontrarsi immediatamente con la realtà dei fatti e col clima in casa Pistoia. La sua esperienza, con la squadra che comunque era ancora pressoché integra, avrebbe potuto almeno aiutare a trovare qualche vittoria per ritrovare energia positiva. Ma proprio durante il suo corso le cose sono precipitate inesorabilmente. Sono arrivate parole pesanti, poi, sul finire del suo mese e mezzo all’Estra: problemi strutturali, egoismi e anche qualche stilettata al suo presidente. Dalla panchina avrebbe potuto fare di più e di testa sua? Vista la fine del suo predecessore, sarebbe valso a poco, ma sicuramente avrebbe potuto credere di più nel gruppo italiano.
GASPER OKORN 6,5: Il suo arrivo sul finire dell’anno ha fatto sperare che a Pistoia il coach potesse tornare a fare il suo mestiere. Alla fine è andata così, ma ci è voluta comunque la fine dell’era Rowan per renderlo possibile. Quando ha potuto avere le mani libere e il gruppo è potuto diventare tale era già troppo tardi. Per questo le due vittorie di Napoli e di Venezia valgono di più dei quattro punti che hanno assegnato. L’allenatore sloveno ha portato fino in fondo una squadra che non aveva nessuna possibilità, dandole anche pochissimi alibi, con l’amaro verdetto arrivato con una sola gara ancora da giocare.
