Connect with us

Basket

Ex Montecatini, Gabriele Grazzini da Bergamo: «Situazione critica»

Gabriele Grazzini (dal profilo Facebook)

Il punto dell’ex Montecatini Gabriele Grazzini, vice di coach Calvani a Bergamo: «Solo i tir carichi di salme hanno aperto gli occhi al resto del mondo»

C’è anche chi, per lavoro, soprattutto nel mondo dello sport, è costretto a vivere la quarantena lontano da casa e dagli affetti. Tra i tanti c’è anche Gabriele Grazzini, allenatore di basket originario di Montecatini, in questa stagione a Bergamo, in A2, come vice di un altro ex rossoblù, Marco Calvani. Nella città orobica, la più colpita dal coronavirus in termini di vittime e di contagiati, vive la sua nuova quotidianità, in cui non ci sono più ore e ore da vivere palestra, una seduta di allenamento dopo l’altra.

«Sto bene e resto chiuso in casa – puntualizza subito Grazzini – Lavoro, cercando di aggiornarmi, di studiare giocatori anche di altre categorie e campionati, ma fuori la situazione è critica e pericolosa. Forse adesso si vedono i primi segnali incoraggianti; qua abbiamo visto giorni desolanti, anche se forse solo la scena forte dei camion dell’esercito carichi di salme per le vie della città hanno fatto capire al resto del mondo cosa stava realmente succedendo».

Una situazione, quella di essere da soli e lontano da casa, che lo accomuna a tanti altri sportivi professionisti e ovviamente anche al resto della sua squadra.

«I due stranieri sono tornati a casa e anche due giocatori che abitano in Lombardia sono tornati in famiglia, tutti gli altri però sono rimasti qui -racconta Grazzini – All’inizio fermarsi a Bergamo era anche un modo per provare a pensare che sarebbe finita presto la quarantena, anche adesso comunque proviamo a fare squadra, restando vicini e affiatati con videochat di gruppo per fare il punto della situazione e tenersi aggiornati».

Per lui, abituato anche a lavorare all’estero e molti contatti in tutto il mondo, aumenta la percezione di come il Coronavirus non sia avvertito nello stesso modo in altre parti del globo, ma anche di come la situazione stia comunque cambiando con il passare dei giorni.

«Sono più di dieci anni che giro il mondo. Essendo però qui a Bergamo l’epicentro italiano avverto fortissimo il senso di impotenza, soprattutto rispetto a dove questa situazione è stata sottovalutata. Qui, in queste zone, sono morti davvero in tanti e quando mi telefonavano amici dagli USA, dall’Austria o anche dal resto d’Italia gli dicevo, sin dai primi giorni, di stare in casa, anche se loro inizialmente non capivano la portata e la pericolosità del virus».

Per Gabriele Grazzini c’è anche una stagione sportiva che rimane in bilico, essendo il campionato di A2 soltanto sospeso, proprio come quello di Serie A. Un finale ancora da scrivere, anche se difficilmente si tornerà in campo per scriverlo.

«Il campionato – racconta ancora Grazzini – è partito con grandi cambiamenti perché la squadra ha cambiato general manager a luglio e aveva a disposizione un budget tra i più bassi. La partenza è stata in salita e con diverse sconfitte, ma nel girone di ritorno abbiamo cambiato passo e abbiamo vinto anche contro squadre importanti. Avevamo la sensazione di poter riuscire a salvarci sul campo, giocandosela ai playout, probabilmente rimarrà l’amarezza di non aver potuto dimostrare tutto questo fino in fondo».

A Bergamo l’ex Montecatini ci è arrivato chiamato da Marco Calvani, con cui aveva iniziato la carriera da allenatore proprio al PalaTerme, ben diciassette anni fa.

«Marco mi ha lanciato in A2 a Montecatini nel 2003 e mi ha fatto capire che allenare poteva essere il mio destino. In questi anni siamo entrambi cambiati e cresciuti, ma ho ritrovato una persona che sa come stimolarmi e pungolarmi nel modo giusto. Insieme ci completiamo e ci siamo sostenuti. Abbiamo fatto il massimo di quello che si poteva fare, anche se ancora non possiamo darci la pacca sulla spalla di chi si complimenta per la missione completamente compiuta».

La A2 è un campionato che da queste parti manca, avendo la A con Pistoia e la B con Montecatini. A farne una veloce fotografia ci pensa Grazzini, indicandone pregi e anche difetti.

«In A2 – osserva il vice allenatore degli orobici – c’è una forbice molto ampia tra varie realtà. Ci sono piazze come Torino, con una struttura societaria da Serie A e altre realtà con meno professionisti. Sicuramente è un campionato dove i giovani possono giocare e misurarsi anche contro stranieri in partite di grande pressione. La pecca di questa categoria è che forse ci sono troppe squadre».

Per Grazzini, termale doc, l’A2 è un campionato in cui anche tanti altri allenatori passati da Montecatini negli ultimi venti anni sono ancora protagonisti.

«Ci sono Calvani, Cancellieri e Finelli, ma penso anche ad altri che non ci sono e lo meriterebbero per le loro qualità, come Angelucci, Billeri o Melillo. A Montecatini ho lavorato anche con Tucci, che è vice a Venezia in A, mentre Andrea Niccolai, ora a Firenze, lo ho avuto da allenatore. Sono felici che ricominci anche la scuola di bravi allenatori di Montecatini al PalaTerme: Tonfoni ha fatto bene negli ultimi anni e sono contento per Cardelli, alla guida della squadra da alcune partite».

Grazzini, partito anche lui dal palazzetto di via Cimabue, si è fatto grande in giro per l’Italia e non solo, dato che gli States sono una tappa fissa delle sue estate lavorative e lo scorso anno ha allenato addirittura in Austria.

«Ho la passione di studiare le altre culture, di viaggiare: li ritengo momenti di crescita personale. In USA organizzo camp estivi e lo scorso anno in Austria è stato molto gratificante perché la le giovanili siamo arrivati secondi in tutta la nazione e con la prima squadra, che militava in A, seguivo l’attacco ed eravamo il secondo migliore di tutta la lega. Esperienze stimolanti, ragion per cui non mi dispiacerebbe tornare all’estero in futuro».

Con l’augurio che il mondo torni presto ad essere un posto accogliente per tutti, ritornando a spostarsi e a vivere insieme, ovunque, con il sorriso.

Condividi:

Originario di Montecatini, giornalista, dal 2005 scrive su Il Tirreno e dal 2014 anche per Pistoia Sport. Ama in maniera viscerale lo sport e le sue storie. Nel tempo libero cerca di imitare le gesta sportive dei campioni, con scarsi risultati. Tattico "ad honorem" della redazione.

Comments
WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com