Basket / Serie A2
Il Consorzio Pistoia Basket City condanna la violenza e chiede giustizia per Raffaele Marianella

Il Consorzio esprime cordoglio per la morte dell’autista e lancia un appello: «Tra tifo organizzato e teppismo c’è una differenza netta e non più ignorabile»
Dopo l’agguato costato la vita a Raffaele Marianella, l’autista colpito a morte da una pietra mentre riportava a casa i tifosi del Pistoia Basket, arriva la presa di posizione del Consorzio Pistoia Basket City. In un comunicato dai toni fermi e accorati, il Consorzio esprime dolore per la tragedia e denuncia con forza la deriva violenta che minaccia il mondo dello sport. «Non possiamo limitarci al cordoglio – si legge nella nota – ma serve una presa di coscienza collettiva».
LA NOTA DEL CONSORZIO
Il Consorzio Pistoia Basket City esprime profondo dolore per la tragica scomparsa di Raffaele Marianella, autista del pullman che riportava a casa i nostri tifosi dopo la trasferta di Rieti. Un gesto vile, una violenza assurda, che non può essere liquidata come un incidente, ma riconosciuta per ciò che è: un atto criminale che lascia una ferita profonda nella coscienza collettiva di chi vive e ama lo sport. Di fronte a una simile tragedia, non possiamo limitarci al cordoglio – pur doveroso e sentito – ma sentiamo la responsabilità di affermare con chiarezza ciò che da troppo tempo andrebbe detto: tra tifo organizzato e teppismo organizzato esiste una differenza sostanziale, netta e non più ignorabile.
Il tifo organizzato rappresenta la passione, l’appartenenza, la condivisione. È quella forza positiva che riempie i palazzetti, che unisce le generazioni, che crea legami e identità. Il teppismo organizzato, invece, è l’esatto contrario: nasce dall’odio e dal desiderio di sopraffazione, usa la bandiera sportiva come copertura per giustificare violenza e vigliaccheria. Quando un gruppo pianifica un agguato o lancia un oggetto contro un pullman o dentro un impianto, non sta “tifando”: sta delinquendo. Purtroppo, è facile rilevare come questi episodi non siano casi isolati, ma seguano uno schema ricorrente, che colpisce in modo particolare le tifoserie ospiti e mina le basi stesse della convivenza sportiva. Questi comportamenti non nascono dal tifo, ma da un teppismo strutturato, radicato e violento, che si alimenta di rivalità e anonimato, e che da troppo tempo sfugge a una condanna unanime e decisa. Come Consorzio – e prima ancora come tifosi, cittadini e genitori – rifiutiamo con fermezza ogni forma di violenza legata allo sport.
Da anni investiamo risorse, energie e idee per promuovere una cultura sportiva fondata sul rispetto, sulla partecipazione e sull’educazione dei più giovani. Per questo ribadiamo con forza che il basket non è, e non dovrà mai diventare, un terreno di scontro: è un veicolo di civiltà, un linguaggio educativo, un momento di incontro tra famiglie e bambini. Proprio per colpa di questi episodi, le Prefetture e le autorità di pubblica sicurezza sono oggi costrette ad adottare provvedimenti restrittivi – limitazioni nelle trasferte, biglietti nominativi, controlli rigidi sugli accessi – che finiscono per colpire non i violenti, ma chi allo sport partecipa con rispetto e passione. Il basket, sport di famiglie e di comunità, si ritrova così vittima due volte: prima della violenza di pochi, poi delle conseguenze necessarie che essa impone. È una distorsione che pesa sulle società, sui tifosi e sulle stesse istituzioni, che si trovano a dover gestire un clima di tensione che questo sport non merita e non ha mai alimentato. Chi ama davvero lo sport non lancia pietre.
Chi crede nel valore educativo del gioco di squadra non tende imboscate. Lo sport, quello autentico, è la mano di un bambino che batte cinque a un avversario, non la violenza cieca di chi si nasconde nell’ombra. A nome di tutte le imprese che compongono il Consorzio Pistoia Basket City, esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia di Raffaele Marianella, ai suoi colleghi e a tutte le persone che ieri hanno vissuto momenti di paura e sgomento. Chiediamo verità, giustizia e una presa di coscienza collettiva: perché la passione non può mai diventare un alibi, e perché ogni volta che la violenza entra nello sport, muore un pezzo della sua anima più vera.
Consorzio Pistoia Basket City
