Basket / Serie B Nazionale
L’appello di Boni: «A Montecatini non c’è tradizione per due squadre»

La leggenda del basket termale dice la sua sul “tema fusione”: «Tra due società con budget alti sarebbe giusto trovare una sintesi»
Il chiacchiericcio sul tema negli ultimi giorni si sta facendo sempre più insistente. Le possibilità che Fabo Herons Montecatini e La T Tecnica Gema Montecatini si possano fondere e riportare sotto un’unica bandiera rosso-blu, come era sempre stato, i suoi tifosi si stanno alzando nelle ultime ore, anche se restano poche per il futuro immediato. La mediazione dell’amministrazione comunale, in particolare del sindaco Del Rosso in persona, sta facendo discutere tutti in città, anche perché pare che qualcosa si stia smuovendo all’interno dei due board.
UN AUSPICIO PER LA FUSIONE
Tra i pensieri dei tanti appassionati fa molto più rumore di tutti quello dell’uomo simbolo del panorama cestistico di Montecatini, la bandiera storica ed amata ancora oggi da tutti. Proprio commentando sui social il recente articolo di Pistoia Sport nel quale veniva esposta la situazione ed i possibili scenari in merito al tema della fusione, veniva caldeggiata in modo appassionato dallo stesso la possibilità di raggiungere questa soluzione e di dare al nuovo soggetto un nome piuttosto evocativo: ‘Sporting Club 2025’. «Il mio era soltanto un auspicio – precisa Mario Boni – un pensiero da semplice tifoso rosso-blu. Non c’è niente di concreto che mi riguardi personalmente». L’esternazione online di Mitraglia non era relativa quindi ad un nuovo progetto pronto a prendere vita, dunque. Ad ogni modo riassume perfettamente la volontà di molti (ma non tutti?) tifosi termali che vorrebbero veder finire la strana ed antistorica divisione che dal primissimo post-covid fino ad oggi attanaglia la città.
Un appello che Boni ripete con ancor più vigore ai nostri microfoni: «Il prossimo sarebbe il quinto campionato con la divisione in due squadre. Io credo che sia stata fatta una grande iniziativa cinque anni fa, perché il basket a Montecatini era praticamente morto ma, grazie al lavoro da una parte di Luchi ed i suoi soci e dall’altra di Lulli, è stato riportato in auge. Ora per la pallacanestro c’è grande interesse, lo dicono i numeri e lo conferma il ritorno del tifo. La mia impressione però è che, aldilà dell’entusiasmo, in questa città non c’è mai stata tradizione nell’avere due squadre fisse: Montecatini non è Bologna, non è Livorno e non è Rieti. Con 20mila abitanti e due società con budget alti, così come richiede una categoria importante quale è la Serie B Nazionale, sarebbe giusto e interessante trovare una sintesi tra le parti. So che ci sono stati degli incontri tra di loro dietro le quinte ma se poi le personalità non riescono a trovare punti in comune per collaborare insieme, pazienza».
Ciò che allo stato attuale frena maggiormente la fusione è il fattore tempo: come sostiene anche lo stesso Boni, siamo a fine giugno e non ci sono abbastanza settimane per rifondare una nuova società ed un nuovo roster. Ad ogni modo la leggenda del basket rosso-blu crede che questo sia il momento più opportuno per spingere verso un accordo, che magari non riguardi l’immediato ma le stagioni future: «Non so come sia la situazione in questo momento: immagino che, se ci fosse l’unione tra le due società, sarebbe una spinta ulteriore alla pallacanestro termale, soprattutto a livello economico. Sicuramente ci può essere qualcuno all’interno delle due fazioni che abbia una posizione più oltranzista, però alla fine stiamo parlando di tifosi che si conoscono bene tra di loro e che in passato erano insieme in curva. Da persona che conosce questo mondo da anni e anni, che conosce i budget che servono per poter competere in Serie A, posso dire che se i tifosi termali aspirano a salire in categorie più alte allora a maggior ragione Montecatini non si può permettere due squadre».
«HERONS STAGIONE POSITIVA, LA T GEMA…»
Se il futuro è tutto in divenire, l’unica certezza al momento risiede nel presente di una stagione appena conclusa e che ha messo a dura prova i cuori sia in casa Fabo che in casa La T Tecnica Gema. Boni ha parole d’apprezzamento in merito ai primi, di cui è brand ambassador: «La stagione degli Herons è stata molto positiva. Una squadra che elimina la vincitrice dell’altro girone e che si qualifica per due finali non può che essere soddisfatta del suo rendimento. Le suddette finali poi sono state perse perché come avversarie si è ritrovata di fronte Ruvo di Puglia, che era semplicemente più forte, e Mestre, che si è presentata all’appuntamento più pronta fisicamente anche al netto degli infortuni degli Herons».
«Ovvio che poi quando perdi la promozione in questo modo si pensi subito a mettere tutto quanto in discussione, però non si deve mai dimenticare il percorso fatto». Diverso è invece il parere sull’annata dei cugini, i quali si sono persi quando contava dopo un cammino quasi perfetto. Boni ha la sua teoria: «La T Gema ha pagato molto il fatto che il suo giocatore più forte, Chiarini, abbia fallito completamente la stagione. Io stravedo per lui, l’ho pure votato miglior giocatore lo scorso anno; però, dal momento che non lo hai mai a disposizione per i problemi fisici e ci hai puntato così tanto, è chiaro che questo diventi un problema nel raggiungimento degli obiettivi. Capisco la frustrazione della dirigenza, anche perché aveva investito tanto su di lui».
