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Basket / Serie A2

L’ex coach Moretti: «A Pistoia il periodo più bello della mia carriera»

«Anni straordinari ed indelebili. Sfidiamo una squadra pronta. Saccaggi? Degno del paragone con Crippa», così il tecnico di Torino

«Il più bel periodo della mia carriera di allenatore». Paolo Moretti riassume con questa concisa affermazione l’indissolubile legame tra sé e il Pistoia Basket. Sei anni e mezzo di gioie, soddisfazioni e traguardi storici. Mai nessun coach è rimasto così a tanto a sedere sulla panchina biancorossa, lasciando un segno indelebile sui libri di storia del club. Dalla salvezza in Legadue da subentrato – ultimamente diventata una specialità della casa – fino alla promozione in Serie A del 2013 e ai playoff in massima serie con l’Olimpia Milano fatta sudare fino a Gara 5.

L’AVVENTURA A TORINO

Dopo i sei anni consecutivi a Pistoia sono state numerose le esperienze, spesso anche a distanza di anni l’una dall’altra, con tanto di rientro in via Fermi nel 2019. Nel 2023 il ritorno in A2 alla Juvi Cremona, condotta ad una salvezza diretta fino a quel momento insperata, poi di nuovo uno stop biennale e l’approdo a Torino ancora da subentrato. Un finale di stagione 24/25 sui ritmi della capolista Udine e la conferma guadagnata fino al 2027. Così Moretti si trova ad affrontare il suo passato, peraltro dopo un inizio di campionato fin qui bagnato da sole vittorie.

«Sono arrivato in un momento un po’ particolare – ha raccontato Moretti ai nostri microfoni -. Io avevo bisogno e voglia di rimettermi in discussione e poi ovviamente c’era la speranza di aiutare un club in difficoltà come era Torino in quel momento. Sono riuscito a trovare le chiavi giuste grazie alla super disponibilità dei ragazzi e abbiamo fatto un finale di stagione eccellente, assieme a Udine siamo stati la miglior squadra di quel periodo come record di vittorie e sconfitte. Conclusa l’annata, già a maggio siamo riusciti a trovare una quadra per il proseguimento con il club. Loro erano contenti del mio lavoro, io ero soddisfattissimo di quello che avevo trovato dentro e fuori dal campo e quindi è stato abbastanza facile trovare un accordo per restare».

«La cosa che più mi rende orgoglioso di questo inizio non sono tanto le vittorie ma la coesione del gruppo, l’unione di intenti tra di noi – ha ammesso il coach dei piemontesi -. Il segreto dei tre mesi finali della passata stagione è stato sicuramente la chimica che si era creata tra i giocatori e l’allenatore. Questa è la cosa che volevo prima di tutto ricreare anche in questa in questa nuova avventura. I ragazzi che ho trovato sono straordinari, molto motivati, umili e si lavora bene insieme. Quindi ciò che mi dà fiducia per il futuro molto di più delle due vittorie è proprio questa coesione».

RICORDI BIANCOROSSI

Sulla strada della sua Torino, appena alla terza giornata, si palesa Pistoia. Una squadra ovviamente speciale da affrontare per coach Moretti, il quale ai biancorossi ha legato gran parte della sua carriera da allenatore. Ma da quel lontano 2009 ad oggi, cosa è rimasto all’allenatore toscano? «I ricordi e il percorso che è stato fatto che ovviamente è indelebile – la sua risposta -. Rimane dentro di me e probabilmente non solo, ma anche dentro la testa e il cuore di tantissime persone a Pistoia. È chiaro, dalla prima volta ad oggi sono passati 15 anni, un totale di sei stagioni e mezzo. Le annate sono state state tante ed in tanti anni sono cambiate le persone. Io ho in mente molti volti e voci che oggi non ci sono più. Quasi tutte se vogliamo. Tommaso Della Rosa e Lorenzo Saccaggi sono alcuni dei pochi trai d’union di quel periodo. Il resto è cambiato tutto quindi più che l’aspetto emotivo nei confronti delle persone c’è il ricordo di un periodo straordinario e forse il più bello della della mia carriera di allenatore».

Oggi allenatore della Prima Squadra, al tempo Della Rosa era ancora un giovane giocatore ma nonostante il diverso ruolo e l’età, certi lati del suo carattere stavano già emergendo. «Conosco il ragazzo, me lo ricordo molto bene il giovane uomo che stava crescendo. Ho passato a Pistoia sei anni e mezzo quindi l’ho visto fin da bambino, poi da ragazzo quando giocava nelle minors pistoiesi. Non ho fatto in tempo a vederlo come allenatore ma posso affermare che quel ragazzo era un giovane appassionato, volenteroso, motivato e umile. Ha sempre avuto il basket dentro, non mollava mai ed aveva proprio il desiderio di giocare. Questo non può averlo perso e lo avrà portato con sé. Saranno qualità e caratteristiche che lui porterà nel suo modo di allenare, nella sua squadra di oggi. Una squadra che è stata fatta e costruita a mio avviso con grande equilibrio e saggezza. Con l’idea di costruire intorno a lui uno scheletro di uomini di sua fiducia e quindi sui quali può contare ciecamente. Già questo alla prima esperienza mi sembra un primo passo molto ponderato e intelligente».

Parole al miele anche per il nuovo capitano del Pistoia Basket. Lorenzo Saccaggi fece parte di quel gruppo di eroi che conquistò la promozione del 2013. Pur ventenne, Sacca si ritagliò uno spazio fondamentale per il trionfo finale. A distanza di 12 anni, il play di Carrara è ora recordman di presenze, leader tecnico e carismatico nonché bandiera del club. «È assolutamente degno del paragone con Claudio Crippa, il quale forse è il miglior giocatore nonché uno dei giocatori più carismatici passati da Pistoia – ha dichiarato Moretti -. Saccaggi è un giocatore che ha ancora tanto futuro ma che in questo passato ha costruito qualcosa di serio e di importante per Pistoia. Farò una confessione: lui per me è stato determinante nell’anno della promozione. Al tempo non era un pilastro della squadra come adesso, è chiaro, era giovane, ma come Borra o Rullo ad esempio, fu tra quei giocatori in grado di fare la differenza anche come “secondo violino”. Una stagione risulta vincente quando tutti emergono e ci mettono del loro. E così accadde nell’anno della promozione, Saccaggi fu già importante al tempo».

ARRIVA LA SFIDA

Tornando al presente, coach Moretti – pur premettendo il poco vissuto della stagione – ha analizzato la sfida di domenica, elogiando la costruzione della squadra di Pistoia ed evidenziando le difficoltà di un torneo lungo ed estenuante. «Due partite sono un numero ancora basso per poter esprimere un giudizio ampio ed inquadrare una squadra. La Pistoia che ho visto però è una squadra pronta. È vero che si può, e si deve, sempre migliorare nell’arco di una stagione ma parliamo di una squadra che se la gioca con Verona in trasferta e batte nettamente Bergamo. Ci sono punti di riferimento sui quali può contare sempre, sia sugli esterni che nei lunghi, giocatori affidabili che la domenica non possono non allacciarsi le scarpe perché lo fanno ormai da talmente tanti anni che non ci sarà una domenica in cui non scenderanno in campo l’intenzione di vincere. Sarà dunque una partita contro un’avversaria difficilissima e dovremo dare il 100% per portare via la partita».

«È un bellissimo campionato che ho conosciuto direttamente l’anno scorso ma già da qualche anno, anche quando Pistoia ottenne la promozione, era già di alto livello. È un torneo molto competitivo e si è livellato verso l’alto. Un campionato molto lungo e duro, 38 partite sono tante e non ci sono squadre facili da affrontare, nessun risultato è scontato. Se mi posso permettere l’unica cosa che farei sarebbe togliere i play-in e allargare i playoff. Sarebbe secondo me ancora più affascinante».

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