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Calcio / Dilettanti

Lutto nel mondo del calcio: è venuto a mancare Saverio Larossa

Larossa, pesciatino d’adozione, aveva 70 anni. Da tecnico ha allenato molte squadre in Valdinievole e non solo

A volte ci sono persone che entrano quasi in simbiosi con l’ambiente che li circonda. Amano la solitudine ma non sono necessariamente dei solitari. La storia che vi vogliamo raccontare è quella di Saverio Larossa, pugliese di origini, nato e quindi cresciuto nella Milano industriale e operaria che da ragazzo veniva a trascorrere le vacanze estive nella svizzera pesciatina. Fra i borghi adagiati a mezza costa si era subito innamorato del collinare ed appartato paesino di Sorana. Perché lì si sentiva protetto dal caos del capoluogo lombardo, cullato nel quotidiano vivere della gente burbera, riservata, spigolosa, che dava poca confidenza ai foresti. Poi arrivava ottobre che dava il via all’annata scolastica ma che allo stesso tempo segnava il via della stagione del football. E Saverio era davvero bravo nel “sentire“ la porta, come tutte le punte di razza. Dai campetti di periferia passa alla Solbiatese, club professionistico di tradizione, continua a infilare la sfera nel sacco, anche se la sicurezza di un lavoro in banca contribuisce a fargli appendere le scarpe al chiodo a soli 28 anni.

Tuttavia il ritmo frenetica della metropoli meneghina in pieno boom economico non fa per lui, uomo che anela a spazi incontaminati, sia in terraferma che in mare dove naviga più a largo che può per praticare la pesca d’altura, altro grande hobby, da alternare alla lettura degli scritti dei filosofi dell’antichità e non. Poi all’improvviso accusa gravi problemi di salute ed inizia una dura battaglia contro un male difficile da estirpare. Ma Saverio è un guerriero silente e determinato che non si arrende facilmente. Quando nel 1992, riesce a guarire fa le valigie, saluta la banca, mette moglie e figlio in auto e parte in direzione di un luogo che non ha mai dimenticato. Il navigatore non c’era allora ma è come se la vettura sapesse dove andare. Nel paese entra in punta di piedi, nella massima discrezione, con l’inseparabile mezzo sigaro all’angolo della bocca. Pian piano, il borgo nascosto dal mondo nascosto al mondo esterno dal quale lo sguardo si perde all’infinito, diventa anche il suo eremo. Tale sorta di rinascita fisica e spirituale lo porta ad insegnare il football a grandi e piccini inizia ad allenare.

Compie imprese memorabili, al servizio del Pescia (settore giovanile e prima squadra), Monsummano, Club 81, Vergine dei Pini, Sanromanese, Via Nova e Nievole. Di carattere solo apparentemente introverso, sapeva invece parlare al cuore dei giocatori, e sempre con tono pacato e paterno. La zona assoluta era il suo credo tattico. Estro, fantasia e un pizzico di incoscienza non devono mai mancare. È un gioco, da praticare concentrati, con dedizione, armati di spirito di sacrificio ma senza mai rinunciare ad una giusta dose di divertimento”. Gestisce pure il locale circolo e si avvia verso una serena vecchiaia Ma a distanza di tanti anni, quel subdolo avversario, nascosto dietro la barriera, si è ripresentato in maniera ancora più aggressiva. Ma lui non si è certo scoraggiato provando ripetutamente a metterlo in fuorigioco, difendendosi attaccando. La malattia stavolta è rimasta sulla linea di mediana, pronta a scattare per sferrare il colpo letale. Saverio, 70 primavere, è andato ad insegnare le sovrapposizioni agli angeli confortato dall’amore dell’inseparabile moglie Anna e del figlio Andrea, fra la quiete della amata collina e il meritato rispetto che si è saputo conquistare fra la gente del post. L’ultimo saluto mercoledì pomeriggio nella sua Sorana.

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