Connect with us

Calcio / Serie D

Mariani presenta Aglianese-Sant’Angelo: «Baiano? Motivatore e tattico sopraffino»

L’Aglianese ospita il Sant’Angelo, l’ex Mariani: «In rossonero per vincere la D. Io calciatore atipico, mi emoziono con De Andrè e Socrate»

De Andrè, Socrate, la pedagogia e il pianoforte. Possono essere queste cose utili per descrivere un calciatore? Nel 99% dei casi no. Quando si parla di Edoardo Mariani, invece, sì. In neroverde nella precedente stagione (quando grazie a mister Baiano fu protagonista di uno strepitoso exploit), l’esterno classe ’98 è approdato in estate al Sant’Angelo, prossimo avversario dell’Aglianese. Fin qui un problema alla caviglia lo ha tenuto ai box ma adesso, essendo l’infortunio praticamente risolto, l’attaccante è abile e arruolabile per il match del “Bellucci” in programma domenica. Chi meglio di lui, allora, per presentarci la sfida crocevia che attende toscani e lombardi.

«BAIANO, CHE RICORDI. QUELLA VOLTA A PRATO…»

Partiamo da Baiano, appena tornato ad Agliana. Avendolo avuto come allenatore l’anno scorso ci hai costruito un rapporto speciale: com’è ritrovarlo da avversario?

«Molto particolare. “Ciccio” è una delle persone più belle che abbia mai incontrato nel mondo del calcio. Ricoprendo io quello che era il suo ruolo, personalmente sono migliorato tantissimo sotto la sua gestione, mi ha fatto fare un netto salto di qualità. Il mister è bravissimo a motivare il gruppo e compattare lo spogliatoio, fattori nient’affatto secondari che aiuteranno l’Aglianese a crescere dopo un avvio non positivo. L’anno scorso ogni giocatore entrava in campo pronto a buttarsi nel fuoco per lui, lo ascoltavamo considerandone vangelo le parole. Oltre all’aspetto caratteriale Baiano è anche un tattico sopraffino. Ricordo una partita contro il Prato in cui ad un certo punto mi disse: «Edo, la prossima azione vieni a prendere la palla a centrocampo, taglia e dalla a Mirval». Eseguii le sue indicazioni e facemmo gol esattamente come lui lo aveva pensato, quasi fossimo telecomandati. Incredibile».

-->

Edoardo, veniamo al match di domenica. Che partita ti aspetti?

«Sicuramente una sfida complicata. L’Aglianese è senza dubbio una squadra attrezzata, che – nonostante le tre sconfitte consecutive – può ritagliarsi un ruolo da protagonista nel girone D. Come loro anche noi veniamo da un momento negativo, con lo stesso ruolino di marcia dei neroverdi, e proprio per questo vogliamo portare a casa il bottino pieno così da svoltare. Sappiamo di essere competitivi, ora che piano piano stiamo recuperando gli infortunati possiamo dar prova del nostro valore. In estate, infatti, pur avendo tante offerte (magari anche più remunerative) ho firmato col Sant’Angelo poiché il progetto era serio e ambizioso: non mi nascondo, secondo me possiamo vincere il campionato. Per ora abbiamo perso punti importanti, è vero, ma c’è ancora tutto il tempo per risistemare le cose. Fidatevi, siamo veramente forti e lo dimostreremo».

CAMBIO DI PROSPETTIVA

Così come l’Aglianese anche il Sant’Angelo ha cambiato guida tecnica. Che impressione ti ha fatto il nuovo mister?

«Palo è un trainer giovane e voglioso di fare, il primo impatto è stato positivo. Ci ha detto che essere persone e giocatori forti non basta, dobbiamo tirare fuori qualcosa in più. A volte è utile lasciare da parte la ricerca del bel gioco per concentrarsi su altri fattori, in primis quello relativo alla cooperazione fra calciatori. Nel discorso fatto alla squadra il neo allenatore ha ribattuto sul concetto di sacrificio e aiuto verso il compagno, ingredienti che non possono mai mancare. È per questo che, infatti, più che studiare l’Aglianese ci siamo fatti un esame di coscienza interiore, lavorando su noi stessi a livello mentale. La classifica non deve spaventarci, anche se per ora i punti sono solamente tre c’è tanto tempo per recuperare e fare grandi cose. Basta vedere la Pistoiese l’anno scorso. La rosa era di assoluto livello, ma solo dopo l’arrivo di Consonni l’ingranaggio ha iniziato a girare correttamente. Il calcio è pieno di storie riguardanti formazioni talentuose che inizialmente fanno fatica e poi, tutt’a un tratto, si stappano».

Edoardo, come stato di Whatsapp hai una frase di De Andrè: ha un valore particolare per te?

«Diciamo che sono un po’ diverso dagli altri calciatori. A me, per esempio, piacciono tantissimo la filosofia e la musica, in più tra poco mi laureerò in pedagogia. De Andrè, nello specifico, è il mio cantautore preferito, ce l’ho anche tatuato sulla pelle. In generale cerco sempre di riportare nello sport le cose che studio e che mi appassionano, non è un caso che in parallelo all’università sia infatti migliorato sensibilmente il mio rendimento in campo. Secondo me c’è una correlazione, anche i romani lo dicevano: «Mens sana in corpore sano». Grazie agli studi umanistici ho avuto modo di comprendere alcuni lati della psiche umana utili anche per l’ambiente calcistico. A livello di spogliatoio ad esempio, per quanto riguarda il rapporto coi compagni e gli atteggiamenti da tenere, sono cambiato molto aprendo gli occhi su alcune componenti importanti che prima non consideravo».

OLTRE IL CALCIO

Quant’è difficile portare avanti studi e pallone?

«Per me poco, proprio perché cerco di non scindere le due cose. Nereo Rocco diceva: «Così in campo, così nella vita». Ecco, sento molto mie queste parole. Troppo spesso noi giocatori intendiamo il calcio come qualcosa di a sé stante – sforzandoci di essere per due o tre ore delle persone diverse da quelle che siamo realmente -, mentre invece non dovrebbe essere così. La tesi di laurea a cui sto lavorando, unendo calcio e filosofia morale, si basa proprio su questo. Ho provato ad analizzare alcuni aspetti che riguardano l’interiorità dei calciatori, rapportandoli ai pensieri dei grandi filosofi quali Aristotele, Platone o Kant. Fra tutti, però, Socrate è quello che mi emoziona ogni volta che lo leggo: da lui ho imparato l’arte del mettersi in discussione e l’importanza del dialogo costruttivo col prossimo».

Prima del calcio, inoltre, eri un piccolo prodigio del pianoforte. È vero?

«Diciamo di sì. Ho fatto tre anni di pianoforte quando ero più piccolo, partecipando anche ad importanti concorsi. In uno di questi arrivai al secondo posto in Italia con 99 su 100 come voto…mi tolsero un punto perché non feci l’inchino davanti alla commissione. Nonostante poi abbia abbandonato il pianoforte, la musica rimane tutt’oggi uno dei motori della mia vita, senza non ce la farei».

Condividi:
Comments
WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com