Basket / Serie A
Paschall verso Cremona: «Spacciati? Queste sono le nostre gare»

«Una stagione folle, ma senza i Rowan siamo tutti più sereni. Christon? Ci sentiamo spesso», queste le parole a Tv Prato di Eric Paschall
Nell’Estra Pistoia che tenta l’impresa con le unghie e con i denti ha ritrovato spazio anche Eric Paschall. L’ex prospetto NBA, passato dalla prestigiosa franchigia dei Golden State Warriors, ha avuto non poche difficoltà all’inizio della sua avventura in Italia: sia dal punto di vista della condizione fisica e della continuità che da quello di tutti gli avvenimenti occorsi all’interno del club biancorosso. La vittoria di Venezia ha però riaperto un discorso dato ormai per chiuso, con Paschall e i suoi compagni che potranno intanto giocarsi un’altra chance contro Cremona, diretta concorrente per la salvezza. E proprio dal blitz del Taliercio parte il numero 5 biancorosso nella sua intervista rilasciata alla trasmissione “White & Red” su Tv Prato.
«Per noi una vittoria che ha significato tanto – così il lungo dell’Estra – Giocavamo contro una squadra davvero forte, abituata a giocare tra campionato ed Eurocup. È un successo che ci aiuta anche nel morale, visto ciò che abbiamo passato lungo la stagione. Penso che la chiave della vittoria sia stato il piano partita di coach Okorn e dello staff: hanno studiato bene l’avversario e ci hanno reso il lavoro più facile. Avevamo bisogno di tornare a vincere ed è stato bello farlo in questo modo, con tutti che ci davano già per spacciati».
Sull’atmosfera dopo la vittoria: «Il post-partita è stato fantastico: è bello tornare negli spogliatoi e vedere i tuoi compagni finalmente sorridenti e intenti a festeggiare. Sappiamo di essere ad un passo dalla retrocessione, dopo la brutta stagione che abbiamo vissuto: vedere però facce diverse e un umore più positivo fa solo bene. Nell’ultimo periodo siamo stati giù di morale: non è facile essere visti come la squadra-materasso di turno, contro cui la vittoria è scontata. Battere la Reyer è stato come lanciare un segnale a tutti».
Sulla preparazione del match di domenica: «Martedì siamo rientrati in palestra col giusto atteggiamento, anche perché vincere aiuta a lavorare meglio e con più convinzione. A livello di campo, non cambia molto rispetto alle ultime settimane: l’approccio da parte nostra dovrà essere serio e dovremo ascoltare le indicazioni del coach. Stiamo studiando bene i nostri avversari e penso che possiamo assolutamente giocarcela».
Sul suo ruolo attuale in campo: «Iniziare a giocare come centro è stato un bel cambiamento per me: non tanto per il ruolo in sé, visto che in NBA lo avevo già ricoperto, quanto per il contesto del campionato italiano. Per me è la prima stagione fuori dagli Stati Uniti: qui la fisicità è più marcata e devi fare molto a sportellate con gente grossa di stazza e che difende molto duro. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per ambientarmi, ma adesso sto imparando a confrontarmi con i centri italiani, ad assorbire i contatti e a fare tagliafuori: sto iniziando a divertirmi in questo ruolo».
Sull’annata vissuta a Pistoia: «Una stagione folle: mentalmente non è facile affrontare così tanti cambiamenti nell’arco di una sola stagione. Tre allenatori diversi, tanti giocatori arrivati e tanti altri che se ne sono andati e svariate situazioni di cui eravamo completamente all’oscuro. Ora siamo più sereni e possiamo giocare con la testa libera. Penso che il presidente Joe David abbia fatto un lavoro grandioso nel garantirci tutto questo, rassicurandoci subito sul fatto che nulla era più come prima. Penso che anche i nostri tifosi, che secondo me sono i migliori di tutta la Serie A, abbiano accolto positivamente questo cambiamento. Va detto però che, anche prima, non ci hanno mai fatto mancare il loro supporto».
Sui Rowan e sulla loro gestione: «Naturalmente la situazione era molto diversa quando c’erano loro. Negli USA non è difficile trovare squadre di livello più basso dove ci sono figli che giocano nella squadra di proprietà del padre. Ma qui era tutto diverso. Credo che il loro addio sia stato positivo per tutti, in particolare per gli italiani che si sono sentiti più liberi e sono tornati ad aiutarci. Abbiamo bisogno di loro: sono ragazzi fantastici che ci aiutano tanto in campo. Non si può pretendere di vincere con gli americani che fanno 37 minuti sul parquet e gli italiani che al massimo arrivano a 5. Questo per dire quanto la nostra situazione fosse anomala. Voglio comunque ringraziare Ron Rowan per avermi chiamato in estate e avermi permesso di tornare a giocare».
Sullo stare a Pistoia in campo e fuori: «Penso che Pistoia sia la Golden State italiana: anche lì c’è un pubblico molto appassionato che segue costantemente la squadra: amo queste cose. Venire a Pistoia? Quando ho preso informazioni sulla città sapevo che all’inizio non sarebbe stato facile. Ho amato vivere a San Francisco: mi piace l’atmosfera del posto e il mood degli abitanti. Le differenze ci sono, specie nelle dimensioni, ma non sono neanche così tante. Anche qui vengo fermato e salutato dalle persone ogni volta che vado in centro. A livello personale, per me è stato un bel passo in avanti giocare in una lega così competitiva. Da settembre ad oggi ho imparato moltissimo: adesso so meglio come prendermi i falli sui contatti e come evitare di incorrere nell’infrazione di passi. La partita di Treviso? Mi ha sicuramente aiutato ad avere maggiore fiducia in me stesso e a capire che potevo ancora giocare a basket ad un ottimo livello. Ha cambiato la mia stagione, senza dubbio».
Su Cremona, Christon e il futuro: «Domenica sarà una partita molto combattuta tra due squadre che sanno cosa si giocano. Sarà bello rivedere un amico come Semaj Christon: ci sentiamo ancora molto e domenica, dopo la gara contro la Reyer, mi ha scritto per congratularsi con noi. Ci segue ancora e fa il tifo per noi. Tornando sulla gara penso che dovremo essere bravi a gestire le emozioni: abbiamo però già dimostrato di essere fatti per questo tipo di partite. Il futuro? Ad essere sincero, ancora non lo so. L’Italia è senza dubbio un bel posto per giocare a basket: il livello è alto e la preparazione dei coach è pazzesca. In estate parleremo col mio agente e vedremo di capire quale è la soluzione migliore per me»
