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Basket / Serie A

Pistoia Basket al lavoro, Francesco Bruni: «Cerchiamo di fare il possibile»

A colloquio con Francesco Bruni, preparatore atletico del Pistoia Basket: «Un’applicazione per gestire il lavoro. I giocatori? Ragazzi come gli altri»

La ripresa degli allenamenti in casa Pistoia Basket prevista inizialmente per il 26 di marzo è stata ufficialmente prorogata al 3 aprile. Intanto anche l’OriOra lavora da casa, rispettando alla lettera le regole anti Coronavirus, mantenendo grazie alla tecnologia la rete umana e professionale.

Che fa sì, ad esempio, che il preparatore biancorosso Francesco Bruni carichi sull’applicazione che hanno a disposizione tutti i giocatori, il lavoro personalizzato per ognuno. Tenendo presente le caratteristiche fisiche di Culpepper, piuttosto che di Landi o di Wheatle e – cosa non secondaria – la sistemazione logistica di ognuno.

«Grazie ad un’applicazione specifica – dice Bruni – posso dare ogni giorno il lavoro ai ragazzi e monitorarlo. Naturalmente è un lavoro che si può fare con attrezzature semplici come elastici o palloni, basato su due programmi. Uno metabolico mirato a far alzare la frequenza cardiaca, all’intensità e uno statico. Cerchiamo così di mantenere il più possibile una routine psicologica di allenamento quotidiano».

«Li spingo al controllo del peso e a modificare il regime alimentare in giorni di attività meno intensa, per ridurre il consumo calorico – prosegue il preparatore – Il lavoro che facciamo è ben lontano di quello di cui avrebbe bisogno un professionista, non è sufficente sul lungo tempo a garantire il livello alto di performance. Ma è il massimo che possiamo fare in questo momento».

A livello tecnico si chiama “lavoro in remoto”, importante sia per chi lo fa che – dice Bruni – «per me come professionista. Anch’io ogni giorno sono abituato ad uscire di casa e lavorare in palestra. Ora possiamo far così e vedo che tutti i miei colleghi, tutti i nutrizionisti, gli istruttori si sono adoperati per seguire a distanza gli atleti. Come tutti i professionisti ne abbiamo bisogno, abbiamo voglia di lavorare per questo a tutti quelli che si allenano, che giocano consiglio più che altro di mettersi in contatto con chi li segue abitualmente. Sono sicuro che sarà contento di rispondere».

Verso i giocatori dell’OriOra, i contatti sono naturalmente giornalieri come con coach Carrea e il resto dello staff. Punti di riferimento per quei ragazzi, specie chi è lontano dalla famiglia, che si trovano a fronteggiare una situazione anomala e densa di preoccupazioni.

«Sarò ripetitivo – dice l’uomo dei muscoli dell’OriOra – ma quest’anno sotto il profilo umano dei giocatori abbiamo toccato livelli altissimi. Stanno tutti reagendo a questa situazione con estrema responsabilità, disponibili nonostante il momento difficile ad ogni scelta e proposta che gli sottoponiamo. Si pensa ai giocatori professionisti come entità astratte che vivono su un altro pianeta ma sono ragazzi come tutti con le loro fragilità».

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Innamorata delle parole, che sono centrali nella sua “dolcemente complicata” vita professionale. In primis per raccontare il basket e lo sport, dalle colonne de Il Tirreno (con cui collabora dal 2003) alle pagine web di Pistoia Sport (che ha contribuito a fondare). E poi come insegnante di italiano agli stranieri.

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