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Basket / Serie A

Pistoia Basket, esiste una terza via per il futuro biancorosso?

La data del 15 giugno si avvicina e con lei la scelta fondamentale per il futuro del Pistoia Basket. Rimanere in A o autoretrocedersi in A2 sono le opzioni sul tavolo, ma c’è anche una terza strada

Esiste una terza via per il Pistoia Basket? La data del 15 giugno si avvicina e con lei la scelta fondamentale per il futuro dei colori biancorossi. Rimanere in A o autoretrocedersi in A2 sono le opzioni sul tavolo, ma volendo ci sarebbe anche una terza via, quella del salto nel vuoto alla cieca, come lo ha definito il presidente Capecchi. Oltre alle opzioni sul tavolo in vista di lunedì prossimo, rimarrebbe comunque anche una terza via, quella di giocarsi il tutto per tutto saltando a due piedi la dead-line del 15 giugno e volando nel futuro con tutte le opportunità e i rischi del caso.

Un azzardo? Probabile. Ma sul piatto al momento non sembra esserci sostanza per una soluzione felice. La A ora sembra la seconda opzione per Pistoia Basket che per adesso non ha garanzie economiche per sostenerla. Scendere in A2 vorrebbe dire però svalutare il bene primario, la massima serie, un merito conquistato e difeso sul campo con sudore, fatica e anche tanti soldi investiti. In più l’A2 di oggi non è una categoria intrigante e stimolante come quella lasciata da Pistoia nel 2013. Si tratterebbe di un purgatorio che per numeri e potenzialità potrebbe essere più simile ad un inferno, soprattutto se paragonato alle opportunità e le potenzialità della Serie A.

E allora? La terza opzione, quella senza ritorno, è tirare dritto lunedì e prendersi altri 45 giorni, fino al 31 luglio, ultimo giorno per l’iscrizione alla Serie A. Un margine di tempo importante, in cui sperare in buone notizie dal parlamento in merito a defiscalizzazione delle sponsorizzazioni sportive e soprattutto per provare a serrare le fila e trovare aiuti dal tessuto industriale del territorio per rimpinguare il budget ed essere in grado di restare in Serie A. Una sfida rischiosissima, piena di incertezze, ma che commisurata al valore della Serie A per una piazza come Pistoia non è poi un’idea così esageratamente bizzarra. In caso di insuccesso della missione salvataggio in questi ulteriori 45 giorni non ci sarebbe però il salvagente del riposizionamento in A2.

Il futuro, nel migliore dei casi, potrebbe riservare un posto in Serie B, dove le problematiche post coronavirus potrebbero rendere vacanti parecchi posti. Oppure, dovesse andare male, toccherebbe una ripartenza dalla C Gold o anche da più giù. Una sorta di all-in, giustificato però dalla grande posta in palio. Perché, diciamolo chiaramente, il purgatorio dell’A2 oltre ad essere poco interessante per sponsor, tifosi e società, non sarebbe una pausa veloce e la panacea di tutti i mali, soprattutto di quelli economici. Difficile pensare di fare una toccata e fuga, anche perché a livello economico scendere e risalire sarebbe un salasso pari alla Serie A, dunque improponibile al momento.

Quindi? La decisione spetta alla società, ma pur essendo un enorme rischio vale la pena soppesare sulla bilancia anche la terza via, quella che del tutto o niente da prendere entro il 31 luglio.

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Originario di Montecatini, giornalista, dal 2005 scrive su Il Tirreno e dal 2014 anche per Pistoia Sport. Ama in maniera viscerale lo sport e le sue storie. Nel tempo libero cerca di imitare le gesta sportive dei campioni, con scarsi risultati. Tattico "ad honorem" della redazione.

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