Basket / Serie A2
Pistoia Basket, le prime parole di Brienza: «Vogliamo ricreare entusiasmo»
Il coach del Pistoia Basket parla dopo il primo giorno di raduno: «Squadra competitiva, proveremo ad alzare ancora di più l’asticella»
Quando Nicola Brienza poco dopo le 18 chiama tutti a raccolta al centro del campo, l’applauso parte spontaneo dai suoi stessi giocatori. Un’autocarica di adrenalina sparata nell’aria frizzante del raduno della nuova Tesi Group dai “vecchi”, i tanti confermati, sorridenti e abbronzati pronti per una nuova avventura. Il PalaCarrara è vuoto, il primo (speriamo) bagno di folla con i tifosi è in programma lunedì. Ma applausi, grida e cori coinvolgono subito i nuovi. Braxton Huggins è già arrivato come Matteo Pollone. Varnado junior è atteso nei prossimi giorni, mentre per riabbracciare un altro capobanda come Carl Wheatle bisognerà aspettare la fine degli impegni con la nazionale di Sua Maestà. Ma per fare un po’ di sano casino, concesso in via eccezionale dal preside controllore Marco Sambugaro, bastano gli altri confermati. La chimica di gruppo, condita anche con i regali di Natale sorteggiati a sorte, le scommesse di spogliatoio a suon di cene pagate, è stato il segreto della scorsa stagione. Ovvio che si cerchi subito spargere la stessa polverina magica.
Il capobanda è capitan Della Rosa, che si porta dietro i giovanotti Del Chiaro e Allinei con la supervisione di Lollo Saccaggi e Danielone Magro. L’applauso è come la campanella del primo giorno di scuola, nonostante gli abbracci e i sorrisi, il programma un po’ stravolto (pesi, visite mediche e i soli giovanotti a sudare davvero almeno per oggi) fa capire che si ricomincia anche se hai ancora addosso l’estate dove il ricordo del passato si intreccia con le aspettative future. Diciotto anni esatti sono passati dalla “bella estate”, cestisticamente parlando, del 2004. Quella dell’inchino del Poz davanti ad Iverson rullato “amichevolmente” ed incredibilmente dagli azzurri di Recalcati come tutto il Dream Team. Quella delle triple ignoranti del Baso, del “nostro” Galanda che ci porta allo storico argento olimpico. L’estate in cui Nicola Brienza con i piedi a mollo nel mare del suo (ora come allora) buon ritiro estivo di Roseto degli Abruzzi, risponde “presente” alla chiamata di Pino Sacripanti che da Cantù gli propone di entrare nello staff tecnico della prima squadra. L’estate del salto sul treno dei desideri di un ragazzo di 24 anni che, a pochi esami dalla laurea in Ingegneria, torna al Pianella dalla porta principale e va ad allenare i grandi. Lui che nonostante una famiglia calciofila, aveva iniziato a giocare a basket “perché a Cantù c’è selezione naturale e quelli alti giocano a basket”.
Vince due scudetti giovanili prima di un grave infortunio, ma col passaggio in panchina continua a sognare a spicchi. La sua è una storia manifesto di grinta, sudore, fatica e voglia di arrivare. Quella intatta a 42 anni, dopo 18 stagioni in panchina ora vice, ora capo, sempre tra A1 e A2, che dà un calcio alla retorica della promessa di aver fatto una “squadra di quelle che non mollano mai”. “Grazie al gran lavoro di Marco Sambugaro abbiamo confermato tanto della scorsa stagione- dice Brienza– e con i ragazzi confermati porteremo la caparbietà e la perseveranza che ci ha contraddistinto lo scorso campionato anche ai nuovi, da cui ho percepito un grande entusiasmo e che ci aiuteranno ad alzare il livello di atletismo. Quello che dovrà essere sempre alto è l’agonismo con cui abbiamo stupito l’anno scorso. E’ questo l’ingrediente che ti fa vincere quella partita in cui parti sfavorito, che richiama il pubblico”. Già l’anno scorso, quel passato prossimo che tutti hanno negli occhi specie se assomiglia ad una favola come è stata quella della squadra “di ragazzi” con cui Nicola I ha conquistato gli storici rivali toscani della sua Cantù.
L’ha fatto da vero Coach Carter, il professore ora severo, ora guascone che dà a tutti una seconda chance, che tira fuori il meglio anche a chi pare aver perso la via. Senza scomodare la finale promozione sfiorata, la SuperCoppa vinta ma pensando solo alla crescita della squadra dell’anno scorso, verso la sua seconda stagione a Pistoia, c’è da essere sovrastati dall’ansia da prestazione. Ma per quella all’università del Pianella, fanno dei corsi speciali e ti insegnano che senza non puoi stare. E doversi confermare a grandi livelli in un campionato che “ha alzato l’asticella su tutto” (dice Brienza), fa luccicare gli occhi del coach biancorosso. A meno che non siano i colori della Sicilia che hanno incorniciato le foto dell’estate in famiglia, di passato non vuole parlare troppo, partenze illustri comprese . “A Jazz Johnson auguro tutto il meglio, che faccia un’altra grande stagione tranne quando giocherà con noi- dice- Rimini ha fatto un’offerta figlia del budget importante messo in campo. Riismaa? La società voleva continuare il rapporto con lui. Partire è stata una sua scelta”.
“Il resto- guarda avanti- anche se è stato bellissimo, va archiviato. Pressione non ne sentiamo, abbiamo consapevolezza. La scorsa stagione sapevamo che partivamo dietro a tanti ma che col lavoro potevamo migliorare. Come l’anno scorso ci sono 10-11 squadre, equamente ripartire nei due gironi, che per budget, qualità del roster hanno alzato l’asticella. Noi vogliamo fare il meglio possibile ma è evidente che sono davanti a noi. L’anno scorso siamo stati bravi a stupire e da ambiziosi, anche quest’anno, vogliamo migliorarci. Il che non significa pensare a dove arriveremo in classifica, ma ad essere ancora più squadra, uno staff più coeso. Alzare anche tra noi l’asticella, come ha fatto il campionato”. Nicola Brienza a 42 anni non può che rimanere uno dei nomi emergenti più interessanti del nostro basket,. Eppure i nomi dei colleghi arrivati in quest’estate milionaria per l’A2, sanno un po’ di commissione d’esame per vedere se il quasi ingegnere nato a Cantù da genitori lucani, davvero è diventato grande, dopo 18 anni da allenatore senior.
“Questa cosa dei diciotto anni mi fa un certo effetto– dice ridendo- ma in effetti alleno da un po’. E quest’anno ad evidenziare l’alto livello che secondo me ha il campionato, in entrambi i gironi, ci sono i nomi degli allenatori che sono arrivati. Da Ciani a Cavina, fino a Meo Sacchetti, messi insieme ai grandi professionisti che già c’erano l’anno scorso, direi che per i “miei” 18 anni confrontarmi con questi mostri sacri è una bella sfida. Ma è anche il segno che molti club hanno fatto investimenti importanti. I due gironi sono entrambi competitivi. Le big sono equamente ripartite. Ma il cambio di formula con l’aumento delle retrocessioni ha portato a operazioni come quella di Rimini che si è presa Jazz Johnson”. Grandi avversari, tante sfide dal sapore antico, impastate dal fascino eterno ritrovare la Fortitudo, la rivale Forlì o lo spauracchio Cento che Brienza mette tra le big. Ma quando il coach canturino dice” ci sarà da divertirsi”, richiamando i tifosi, difficile pensare che proponga una gita al PalaDozza dove l’importante è partecipare. “Speriamo di ripartire con tanta gente – chiude pronto a tornare a dirigere l’allenamento lasciato per un attimo ai fedelissimi Luca Angella e Tommaso Della Rosa – abbiamo mantenuto l’ossatura della squadra che l’anno scorso ha convinto tanta gente a tornare e penso che ritrovare quei giocatori che ti hanno fatto esaltare, sia un valore aggiunto. Per questo spero che in tanti vogliano divertirsi ancora con noi, per continuare a raccogliere quello che abbiamo seminato l’anno scorso”.