Calcio / Serie C
Pistoiese, finisce l’era Ferrari: un decennio con qualche alto e troppi bassi
Orazio Ferrari non sarà più il presidente della Pistoiese: il racconto della sua avventura in arancione, terminata forse troppo tardi
Una favola con un bell’inizio e una fine decisamente (troppo?) tardiva. Si potrebbe riassumere con queste semplici parole l’era della famiglia Ferrari al comando della Pistoiese. Dopo il fallimento della vecchia Ac nel 2009, e la conseguente ripartenza dall’Eccellenza, a prendere il timone era stato Fabio Fondatori, come garante voluto dall’amministrazione comunale che aveva curato la rinascita (lui era capo di gabinetto dell’allora sindaco Renzo Berti), che guidava una pattuglia di numerose figure (professionisti, imprenditori, appassionati) che avevano deciso di stare vicini agli arancioni in quel momento così particolarmente critico. Fu una stagione di alti e bassi culminata con l’amara eliminazione ai playoff nazionali contro il Mosciano che aprì, entro poche settimane, al passaggio di consegne nell’estate del 2010 con l’approdo di Orazio Ferrari, del figlio Marco, di Daniele Piemontesi, di Riccardo e Roberto Agostiniani in sella: in pratica si “scioglieva” l’allora Pistoia Club (che la famiglia aveva creato in 3° Categoria portandolo in due anni ai vertici in 1° Categoria) per confluire nella compagine arancione.
LE TORBIDE ACQUE DEI DILETTANTI
Ed il primo anno da numero uno arancione coincide col brillante ritorno in Serie D, al termine di un’annata condotta sempre al comando della classifica e che fece da inizio di una collaborazione “storica” con Federico Bargagna (oggi ad Empoli): Riccardo Agostiniani in panchina – un tecnico che di promozioni se ne intende eccome – e in campo calciatori da categoria superiore come Stefano Stefanelli (oggi diesse) che fu il bomber unitamente ad altri protagonisti ed anche qualche pistoiese. Le due stagioni successive mettono a nudo tutte le difficoltà dell’impatto con un campionato duro come la Serie D ed è solo con l’ingaggio di Massimo Morgia, nel febbraio 2013, che l’Olandesina inizia a riprendere quota. Il campionato 2012/13 termina con l’eliminazione ai playoff per mano del Santhià, ma è l’anno seguente che il tecnico romano realizza un vero e proprio capolavoro.
La Pistoiese domina la stagione, mettendosi alle spalle una corazzata come l’Arezzo e il 13 aprile 2014, dopo il pareggio a Piancastagnaio, torna tra i professionisti dopo cinque anni. È una gioia immensa per tutto il popolo arancione e per Orazio Ferrari che può finalmente coronare il sogno di vedere la sua squadra in Serie C, ovvero ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato quattro anni prima. Potrebbe essere il momento di salutare la compagnia ed uscire da vincitore ma nessuno si fece avanti e così si andò avanti “per vedere l’effetto che fa…”.
TANTE DIFFICOLTÀ IN SERIE C
Per il primo campionato tra i pro la squadra viene affidata a Cristiano Lucarelli (con Nelso Ricci, altra figura storica del calcio toscano di Serie B e C, a fare il diesse) che, dopo un brillante girone d’andata, viene però sostituito da Sottili dopo una grossa crisi di risultati. Il tecnico fiorentino conduce la squadra alla salvezza ma non viene confermato al termine della stagione, inaugurando una spirale infinita di cambi di allenatore. Alvini, Bertotto, Remondina e Atzori: sono questi i quattro tecnici che guidano gli orange nelle due annate seguenti, senza mai convincere veramente piazza e dirigenza.
Nel 2017 si registra il ritorno di Paolo Indiani – che aveva salvato la Pistoiese nel primo anno di D pur con tante sofferenze – il quale riesce a condurre gli arancioni ai playoff, dove arriva un pesante ko per mano della Carrarese subito al primo turno (5-0 con tanto di annessa contestazione). Quella fu la seconda occasione nella quale la famiglia Ferrari avrebbe potuto mettere in vendita la Pistoiese uscendo ancora da vincitori ma non finì nel modo sperato. L’anno successivo la musica non cambia: Indiani viene esonerato e Antonino Asta porta la squadra alla salvezza, grazie anche alle pesanti penalizzazioni inflitte alle concorrenti per la salvezza. Inizia però a crearsi una spaccatura tra tifoseria e dirigenza, a causa anche della chiusura della Curva Nord (che ovviamente non dipendeva direttamente dalla società), tempio di ritrovo degli ultras più accaniti. Sul piano dei risultati ci pensa Pippo Pancaro a risollevare l’ambiente, conducendo la squadra a un passo dai playoff al momento della sospensione per l’arrivo della pandemia da Covid-19. Ferrari non è più ben visto da una grande fetta della piazza arancione, ma il centenario è alle porte e il numero uno arancione cerca di rilanciare l’ambiente ingaggiando come il pistoiese doc Niccolò Frustalupi.
CENTENARIO DA DIMENTICARE
Ma è proprio nella stagione 2020/21 – nella quale si celebrano i cento anni dalla fondazione del club – che si consuma il più grande dramma sportivo del decennio. La squadra va incontro ad un campionato disastroso sotto tutti i punti di vista e, nonostante l’arrivo di Riolfo prima e Sottili poi, retrocede in Serie D dopo la sconfitta con la Giana Erminio. È il fallimento della gestione Ferrari, colpevole di una serie di scelte sbagliate sia in campo che dietro la scrivania. Il giorno dopo la debacle Orazio Ferrari annuncia l’apertura alla cessione delle quote societarie, ma in diverse settimane nessun acquirente si presenta con intenzioni serie in Via delle Olimpiadi. Il presidente arancione resta quindi in sella al sodalizio arancione, incrementando ulteriormente i dissapori con la tifoseria, desiderosa di un cambio ai piani alti della società.
Ora che il cambio di proprietà è ormai cosa fatta non resta altro da fare che un bilancio sul decennio di gestione Ferrari. Sicuramente a Orazio Ferrari va dato il merito di aver riportato la città tra i professionisti, fatto non banale visti gli anni complessi in Serie D. In Serie C sono state parecchie le stagioni difficili ma poi concluse con la salvezza, mentre la scorsa – così come quella attuale – è stata caratterizzata quasi esclusivamente dalla sofferenza e dai cattivi risultati. Le sole sei vittorie in tutto il 2021 sono l’evidente segnale che la presidenza Ferrari è giunta al capolinea e che la decisione del presidente di farsi da parte è arrivata in ritardo di un paio di anni. Toccherà alla nuova proprietà risollevare la piazza e una squadra che naviga pericolosamente nei bassifondi della classifica. Sperando di non dover digerire per il secondo anno di fila il boccone amarissimo della retrocessione.





