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Calcio / Serie D

Aglianese, la rabbia del patron Giusti: «Non si può fare calcio così»

Il presidente dell’Aglianese commenta la difficile situazione degli impianti: «A tutto c’è un limite, la mia pazienza è finita»

Torna ad abbattersi sull’Aglianese la situazione legata all’impiantistica. Dopo l’impossibilità di fare domanda di ripescaggio in Serie C a causa di alcuni problemi al “Bellucci”, stavolta in casa neroverde è venuto addirittura a mancare un campo d’allenamento. La società neroverde, presentatasi regolarmente al campo per la seduta pomeridiana, è stata respinta all’ingresso. Solo dopo l’intervento del sindaco Benesperi la squadra ha potuto accedere al “Bellucci”. Una situazione surreale, considerando che l’Aglianese è da diversi anni una delle migliori piazze del calcio dilettantistico toscano in quanto rendimento sportivo e prestigio. A seguito di questo episodio il presidente neroverde Gabriele Giusti ha voluto esprimere tutto il suo disappunto per la complicata situazione legata agli impianti e agli spazi di gioco.

LE DICHIARAZIONI DI GIUSTI

«Oggi è stato toccato veramente il fondo – esordisce il numero uno neroverde. Siamo arrivati al Bellucci per l’allenamento e ci è stato impedito l’accesso, inoltre non possiamo utilizzare il Barontini in quanto sono stati effettuati dei lavori proprio quando tutte le squadre hanno ripreso gli allenamenti. Solo dopo l’intervento del sindaco in persona siamo riusciti ad accedere al Bellucci. È inammissibile che una società che fa la Serie D non abbia uno spazio in cui allenarsi, nonostante abbia più volte posto il problema non è mai stato fatto niente. Nell’ultimo anno e mezzo con lo stop ai campionati c’è stato tempo per intervenire, ma la situazione non è affatto migliorata».

«Nessuno ha mai investito ad Agliana quanto ho fatto io – prosegue Giusti – e trovarmi di fronte ad una situazione del genere per me è tragicomico. È facile salire sul carro quando vinciamo ma la verità è che quando c’è un problema tutti non fanno altro che rimpallarsi le responsabilità. Agisport in quanto gestore e il comune in quanto ente che dovrebbe vigilare sull’operato non sono mai riusciti a dare una risposta adeguata alle nostre necessità. La mia pazienza è terminata, mi rifiuto di fare calcio in questo modo».

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