Proprio nel momento in cui la forbice sulla diversa interpretazione dei "passi" tra America ed Europa toccava la sua massima ampiezza, con gravi conseguenze soprattutto nel nostro continente, dove i rookie in uscita dal college ci mettono mesi e mesi ad adattarsi e dove - chiaramente - la spettacolarità viene meno, ecco che la FIBA ha ceduto alla National Basketball Association modificando il proprio regolamento.
Il 17 agosto la FIBA ha reso noto con un comunicato che dal primo ottobre 2017 si adatterà alle regole NBA per quanto riguarda il conteggio dei "passi", trasformando il così detto "passo di raccolta" da step 1 a step 0. Poche parole, un grande cambiamento.
Finora la regola europea diceva che "il piede perno - il primo appoggio da quando viene fermato il palleggio o quando si riceve in movimento - deve essere determinato nel momento in cui il giocatore raccoglie il palleggio, mettendo la mano sotto il pallone o trattenendolo su una o entrambe le mani”. Questa invece quella americana: “un giocatore può fare 2 passi legali dopo la raccolta del pallone, che avviene quando prende la sfera con 2 mani o ne mette una sotto la stessa”.
La nuova regola, che sarà valida in tutte le competizioni sotto l'egida FIBA - Legabasket inclusa, Eurolega esclusa per intenderci - si uniforma completamente a quella a stelle e strisce con lo scopo, si legge, di avere un regolamento valido in tutto il mondo. Anche dalle nostre parti, si comincerà a considerare il "passo di raccolta" nullo ai fini della conclusione a canestro.
Se la "rivoluzione" si fermasse a questo livello, la scelta della FIBA risulterebbe senza dubbio l'alternativa migliore nell'ottica di un regolamento universale. Anche se il passo indietro viene dall'Europa, si verrebbe a creare una via di mezzo tra quello che accade da noi e quello che si vede oltre Oceano, dove i passi legali non sono due ma a volte tre, quattro, cinque o addirittura sei. Sviste arbitrali da noi considerate clamorose, che negli States fanno alzare in piedi e applaudire migliaia di spettatori.
Pensando in ottica globale e non nazionale, questa scelta andrà ad aumentare il livello di fruibilità dei mondiali di basket di Cina 2019, organizzati appunto dalla FIBA, anche se per lo meno nella fase di qualificazione non vedremo sul parquet campioni con la casacca di Team Usa. Ma questa è un'altra storia. O meglio, un'altra diatriba.