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Thursday, 07 May 2015 09:45

Il Giro, Fausto Coppi e l'Abetone: un legame senza tempo

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Il 30 maggio 1940 il ciclismo italiano scoprì Fausto Coppi. La leggenda del Campionissimo ebbe origine proprio sulla salita dell'Abetone, una fuga che gli valse la maglia rosa e la vittoria del Giro

Aveva ragione il grande giornalista sportivo Giuseppe Ambrosini, quando il 30 maggio 1940 scriveva senza indugi: «La tappa odierna passerà alla storia per la sicura consacrazione a campione di un giovane che fino a oggi aveva suscitate speranze e fiducia, ma sul cui conto nessuno di quelli che non si vanta di essere profeta o scopritore a lume di naso di nuovi astri all’orizzonte del nostro sport, poteva osare di classificare fra i prodotti di grande e indiscutibile classe». La tappa in questione era la Firenze-Modena, undicesima frazione del 28° Giro d’Italia il cui passaggio più impegnativo era rappresentato dalla salita dell’Abetone.

Il giovane di belle speranze che quel giorno, staccatosi dal gruppo poco dopo La Lima all’inseguimento del fuggitivo Cecchi lo raggiunse per poi andare a vincere in solitaria conquistando la sua prima maglia rosa, era il leggendario Fausto Coppi: iniziò così la favola del “Campionissimo”, con un’impresa che ebbe come teatro proprio le salite dell’Abetone. Qui scoccò la scintilla di una delle storie sportive più belle di sempre. Coppi vinse quel Giro a mani basse, primo di una serie di cinque (un record), e da allora la memoria collettiva degli sportivi pistoiesi e montani si nutre spesso di quei ricordi. Ecco perché da quel giorno, ogni volta che la carovana rosa torna all’Abetone, il pensiero degli appassionati di ciclismo corre immediatamente a quella storica tappa ed a colui che è ricordato come uno dei miti assoluti di sempre delle due ruote. Anche per questo la salita da la Lima all'Abetone occupa un posto di rilievo tra quelle che popolano l'immaginario collettivo legato al Giro d'Italia.     

IL GIRO D'ITALIA ALL'ABETONE

Quella del 13 maggio 2015  è stata la quarta tappa del Giro a fermarsi in piazza delle Piramidi. La prima è datata 1 giugno 1954: trentasettesima edizione, undicesima tappa. Da Cesenatico all’Abetone, 230 km in tutto. A tagliare il traguardo per primo è Mauro Gianneschi, di Ponte Buggianese. Rimarrà l’apice della sua carriera, insieme ad un quarto posto alla Milano-Sanremo. Il Giro andò all’italo-svizzero Carlo Clerici, protagonista cinque giorni prima di una clamorosa vittoria a L’Aquila. Clerici si aggiudicò la tappa al termine di una lunga galoppata rimasta famosa come “fuga-bidone” per una serie di macroscopici errori di tattica degli inseguitori. “Lo avevamo sottovalutato - ricorderà Fiorenzo Magni più avanti - eravamo certi di staccarlo sulle Alpi e invece si dimostrò un buon corridore”.

Cinque anni dopo l’Abetone diventa terra di conquista per Charly Gaul, soprannominato “l’Angelo della montagna”. Lo scalatore lussemburghese aveva già trionfato al Giro tre anni prima, nel 1959 il bis: la Salsomaggiore-Abetone è il primo vero impegno dopo un avvio soft. Gaul vince e diventa subito leader della classifica, a Bolzano lo insidierà Anquetil ma a Courmayer la maglia rosa tornerà sulle spalle di Gaul che il giorno seguente si aggiudicherà il suo secondo (e ultimo) Giro d’Italia.

Dagli anni ‘50, si dovrà attendere il Giro del Giubileo del 2000 per rivedere la carovana fermarsi alle piramidi. Qui ad alzare le braccia è Francesco Casagrande, la vittoria gli varrà il primo posto in classifica generale. La leadership del corridore fiorentino resisterà fino al Sestrière, quando al termine della crono precedente all’epilogo gli subentrerà Stefano Garzelli. Lo scalatore lombardo riuscirà a mantenersi in maglia rosa anche al termine della tappa finale Torino-Milano, scrivendo il suo nome nell’Albo d’Oro della corsa. 

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