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Basket / Serie A2

Dalla strada ai canestri: il riscatto sociale di Braxton Huggins

L’infanzia in un quartiere difficile e i problemi della sua famiglia non hanno fermato la nuova guardia biancorossa, Huggins

Quella di Braxton Huggins è una classica storia americana, di quelle in cui lo sport diventa l’occasione per cambiare la propria vita e trovare una strada alternativa ad un orizzonte che non offre niente. E per la nuova guardia di Pistoia la pallacanestro è stata letteralmente la via d’uscita da un quartiere senza alternative alla droga, alla delinquenza giovanile e alla violenza, la porta per aprire la sua vita ad un futuro diverso.
UN QUARTIERE DIFFICILE. Braxton è originario di Bakersfiled, città della California con poco meno di 350mila abitanti ed una periferia che ne conta altri 450mila, rendendola la settima città più abitata dello stato, dietro a metropoli come Los Angeles, San Diego e San Francisco. Qui, soprattutto nel quartiere Oleander Sunset, quello in cui è cresciuto Huggins, non è facile restare fuori dai guai, ieri come oggi: in poco più di cinque chilometri quadrati in cui vive il 5% della popolazione di Bakersfiled si concentrano quasi il 50% delle sparatorie legate alle bande e alle gang e un avvengono un terzo degli omicidi con armi da fuoco di una città che si estende su 370 chilometri quadrati. E non è un caso che anche i genitori di Braxton siano rimasti coinvolti in un episodio violento accaduto per l’esattezza il 19 febbraio 1977. Papà Louis Huggins quel giorno, tornando a casa da lavoro, venne aggredito e rapinato davanti casa, rimanendo ferito ad una tempia e all’occhio destro da colpi di pistola. Stesso discorso per mamma Kathryn, allora incinta del primo figlio, accorsa fuori e ferita anche lei al volto e all’occhio. Vivi, ma entrambi diventati ciechi e invalidi, hanno dovuto fare i conti con la povertà e per quanto riguarda parà Louis anche con la dipendenza dalla droga. Nonostante questo, la famiglia si è allargata, con nove figli prima della nascita nel 1996 di Braxton, decimo e ultimo genito della coppia.
L’IMPORTANZA DI TROVARE BUONI ESEMPI. Per l’esterno biancorosso crescere è stata dura, dovendo fare i conti con la povertà e, come ha raccontato lui stesso, fermandosi a volte anche a prendere il cibo per la famiglia alla mensa dei poveri quando tornava a casa dalla scuola primaria. E insieme a questo tante piccole e grandi difficoltà per una famiglia numerosa e con genitori senza lavoro, come ad esempio rientrare e non avere più la luce nell’abitazione, staccata per problemi di arretrati con le bollette. Braxton e i suoi fratelli sono cresciuti da soli e in un quartiere difficile e nonostante i pericoli di stare anche solo fuori a divertirsi, la nuova guardia della Giorgio Tesi Group ha trovato la sua oasi di pace nel campetto da basket dietro casa, tirando e giocando a qualsiasi ora del giorno e della notte. Un luogo magico in cui dimenticare i problemi tutti intorno e in cui gettare le basi per un futuro che piano piano gli si è aperto davanti.
La grande fortuna del giovane Higgins è stata quella di trovare tanti mentori che lo hanno aiutato a spiccare il volo e a trovare la sua strada, concentrandosi sulla scuola e sullo sport, nonostante tutto il mondo intorno a lui suggerisse che non c’erano alternative al degrado e alle bande giovanili della zona est di Bakersfield. La prima ad aiutarlo concretamente è stata Lara, supervisore del campus scolastico, incontrata all’età di nove anni, che lo ha supportato, evitandogli di essere cacciato da scuola e qualche volta aiutandolo anche a mangiare e a riportare a casa qualcosa da mettere sotto i denti per tutta la famiglia. La seconda è stato il suo coach di basket alla Mira Monte High School di Bakersfield, Scott Smith. Il suo allenatore gli ha fatto scoprire il mondo oltre i confini della città, permettendogli di mettere in mostra il suo talento in giro per la nazione (viaggiava ad oltre 32 punti di media alla High School) e di trovare una borsa di studio per poter andare al college. Il terzo è stato Paul Weir, il vice allenatore del college di New Mexico State, quello scelto da Braxton per la sua avventura universitaria, Parlando del giocatore Weir lo ha definito “un pensatore critico ma anche uno che sa valutarsi onestamente”.
Poi, il ritorno a casa, per l’ultima stagione di college, trasferendosi a Fresno State per la sua stagione da senior, a meno di due ore di distanza dalla sua Bakersfield. Una scelta forte, dovuta alla partenza del suo mentore, coach Weir,  he ha spinto l’allora guardia degli Aggies a venire via da un college dove era abituato a partecipare al torneo finale dell’NCAA e dove era il beniamino del pubblico, per rimettersi in gioco. Nel mentre, Braxton ha ritrovato anche il rapporto con il padre e che negli anni è riuscito a disintossicarsi dalla dipendenza da sostanze stupefacenti e già dai tempi dell’High School ha seguito con attenzione la crescita e i progressi del suo decimo figlio. E con tanti buoni maestri che gli hanno indicato la via, la nuova guardia biancorossa ha deciso di fare altrettanto, prendendo una laurea che gli permettesse di di aiutare le nuove generazioni come più di una persona aveva fatto con lui. “Voglio iniziare a insegnare e fare da mentore alle persone -ha dichiarato qualche tempo fa il giocatore al sito d’informazione Bakersfiled.com- Penso che la mia storia possa portare speranza a molti ragazzi e voglio aiutare altri bambini a mettersi sulla giusta strada, proprio come hanno fatto i miei mentori con me”.
UN SOLISTA CHE SA FARE CANESTRO. Per il momento però è ancora tempo di giocare a basket da professionista e anche se l’NBA è rimasta un sogno non realizzato, la carriera del giocatore oltre oceano lo ha già portato a toccare diversi continenti. Adesso, per la prima volta in carriera, arriverà a giocare in Italia. A Pistoia porterà le sue qualità: Huggins è una classica guardia con le caratteristiche necessarie per essere efficace in un campionato non di primissima fascia come è quello di A2.Molto strutturato dal punto di vista del fisico, è dotato di buona esplosività nelle gambe ed è un attaccante da 1 contro 1 che preferisce costruirsi il tiro dal palleggio. Dotato di un tiro affidabile sia da vicino che da lontano, preferisce comunque le soluzioni da dietro l’arco dei 6,75, piuttosto che gettarsi dentro l’area, opzione quest’ultima che predilige quando vede spazio e ha linea di penetrazione per poter arrivare liberamente fino al ferro. Tiratore con buone percentuali, come del resto dimostrano tutte le esperienze in cui ha giocato con continuità a livello di minuti e partite. Le gambe forti gli permettono una buona elevazione così come di arrestarsi con efficacia sul posto. Non è tanto un giocatore di sistema, di quelli si prodiga spesso per mettere in ritmo i compagni o cercare lo scarico, quanto un vero e proprio realizzatore, di quelli che non si fanno problemi a prendersi tiri pesanti e a concludere le azioni. Difensivamente ha struttura fisica e l’esplosività per giocare aggressivo ma nella propria metà campo non ha la stessa personalità ed efficacia che riesce a mettere in attacco.

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Originario di Montecatini, giornalista, dal 2005 scrive su Il Tirreno e dal 2014 anche per Pistoia Sport. Ama in maniera viscerale lo sport e le sue storie. Nel tempo libero cerca di imitare le gesta sportive dei campioni, con scarsi risultati. Tattico "ad honorem" della redazione.

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