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Volley

Fenice, Bertini: «Il mio motto? Tattica, intelligenza e soluzioni tecniche»

Vittorio Bertini

Un mese dopo il suo arrivo alla Fenice coach Bertini confessa: «Finora abbiamo raccolto poco, ma stiamo rispondendo bene agli stimoli»

Non un buon inizio quello di Vittorio Bertini sulla panchina pistoiese della Fenice. Il coach milanese, ma trapiantato a Viareggio da alcuni anni a poco alla volta sta cercando di risollevare la formazione fuxiablu che naviga in ultima piazza e che non riesce più a vincere. Tre successi in tutta la stagione, uno soltanto in casa – l’unico “da tre” – non scoraggiano il trainer che accetta le sfide ed è pronto a dare il massimo per provare a raggiungere la salvezza. Un ex giocatore che tra le sue avventure in panchina tra maschile e femminile sa il fatto suo.

Sabato scorso è arrivato il primo ko casalingo sotto la tua gestione: una sconfitta inevitabile contro Versilia?

«È stata una partita dai due volti, anche se dal risultato – purtroppo – univoco. Se nei primi due set abbiamo giocato a viso aperto, come ci eravamo prefissate, nel terzo siamo crollate sopratutto nella fase che ci ha tenuto un po’ a galla nei primi parziali, ovvero battuta, difesa e contrattacco. Un fattore positivo è stato certamente il coinvolgimento di tutte le giocatrici che hanno risposto presente quando chiamate in causa. Ci è mancata un po’ di attenzione su alcune situazioni difensive semplici e abbiamo patito un po’ in ricezione, soprattutto nel secondo parziale. Qualcuno potrebbe dire che non sono queste le partite partite da vincere ma la verità è che dobbiamo iniziare a pensare di racimolare punti dappertutto, se vogliamo raggiungere la salvezza».

Come sta andando dal tuo arrivo alla Fenice?

«Dal mio arrivo alla Fenice sta andando… tutto male. Inutile girarci intorno: in tre gare abbiamo raccolto niente dal punto di vista dei punti, poco dal punto di vista del risultato (due set) e qualcosa dal punto di vista del gioco. Ogni cambiamento ha bisogno del suo periodo di adattamento, ma rimane comunque il rammarico di non aver almeno portato al tie-break le due gare contro Scandicci e Reggio Emilia».

Che ambiente hai trovato in palestra?

«Sono messo nelle migliori condizioni dalla società, dimostratasi fin da subito super disponibile per cercare di risolvere le due questioni “spinose”: logistica per l’allenamento e integrazione dell’organico. Ho scoperto nella Fenice una società estremamente appassionata: le diverse persone – volontari, è bene ricordarlo – che operano per il bene e nell’interesse sono encomiabili per generosità e disponibilità. Ragazze e staff inoltre stanno rispondendo al meglio ad alcuni nuovi stimoli e sollecitazioni… per questo è il momento di iniziare a raccogliere qualcosa!».

Nella zona salvezza tutto è già deciso?

«Si tratta d una vera lotta, una gara nella quale – attualmente – paghiamo un handicap di ben 8 punti dalla prima delle squadre “salve”. Sto studiando, strada facendo, le squadre e trovo spesso nelle nostre avversarie maggiori qualità fisico-atletiche. Per questo dobbiamo concentrarci sulla tattica, sull’intelligenza, sulle soluzioni tecniche, cercando di colmare il gap che ha portato all’attuale posizione in classifica».

Infine come hai provato il passaggio dal maschile al femminile?

«Ho allenato in misura quasi eguale squadre maschili e femminili. Non ho preferenze di genere (sportivo); è la mia proposta di lavoro che si deve differenziare, ma anche in questo caso, lontano dagli stereotipi. Questi vogliono gli uomini più faciloni, meno attenti ai particolari e più semplici nelle relazioni interpersonali. Le donne necessitano di maggior cura dei dettagli, poco “globale” e relazioni più spinose. Non è così perché ogni ambiente infatti ha caratteristiche peculiari e più volte (compresa questa esperienza pistoiese) ho dovuto “rivedere” le previsioni iniziali in base a considerazioni giunte strada facendo. Qui per esempio ci stiamo concentrando su imparare un gioco “di squadra” che significa con relazioni più schiette e dirette. Il tempo ci dirà cosa era utile e cosa meno».

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Assurdo amante della storia (da prenderci due lauree) e del calcio (da confondere van Basten con van Gogh), considera ancora il televideo più veloce di alcune app. Per lui la domenica senza calcio è un lunedì venuto male.

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