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Monday, 14 August 2017 15:16

McGee, il cognome che ha sempre fatto sognare Pistoia

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Prima di Tyrus, colpaccio della The Flexx, è stata Pamela McGee a far sognare i tifosi pistoiesi. Insieme a Michelle Edwards formò la prima coppia americana dell'Etruria in A1.

Nel pieno della Tyrus McGee mania, con l’esterno nato in Oklahoma attesissimo mercoledì al raduno della The Flexx, sono in molti a Pistoia a sentire come familiare quel cognome indiscutibilmente “born in Usa”.

Familiare con la tradizione cestistica di una città in cui- strano destino- il cognome McGee ha sempre fatto sognare i tifosi.

In campo e fuori.

Perché se al tatuatissimo Tyrus i baskettari pistoiesi affidano sogni di gloria per la nuova stagione sportiva, alla statuaria Pamela che nell’estate del 1990 atterrò a Pistoia per vestire la canotta dell’Etruria dopo la storica promozione in A1 delle ragazze terribili capitanate da Maria Picci, probabilmente qualcuno avrebbe accostato un altro tipo di sogno.

Quando arriva a Pistoia, Pamela McGee ha ventotto anni e un piccoletto di nome JaVale al seguito, troppo piccolo per interessarsi dei canestri come faceva- proprio in quegli anni- uno spilungone di nome Kobe che schiacciava nei canestri da minibasket della provincia.

JaVale è piccolo, Kobe invece fa già capire di saperci fare con la retina ma nessuno può immaginare che diventeranno due campioni. Uno, Kobe Bryant, futuro “signore degli anelli”, venerato dal basket mondiale e l’altro JaVale McGee, uno dei talenti più discussi degli ultimi anni Nba che quest’anno col titolo vinto con i Golden State Warriors, sembra aver messo finalmente a tacere chi per anni ne ha parlato più per i suoi “bloopers” (errori) che per il suo indubbio talento.

 

Vedendosela puntualmente con la sua prima allenatrice e tifosa, ovvero mamma Pam che non le ha mandate a dire a critici e detrattori (nella foto sotto JaVale e mamma Pamela in campo, quando tornò negli Stati Uniti con la maglia dei Los Angeles Sparks con cui nel 1998 ha chiuso la carriera da giocatrice) .

 

Statuaria più della sua collega Michelle Edwards (insieme in maglia Pamela Sud nella foto in alto), l’altro nome legato al mito di una serie A rosa, conquistata con la scalata incredibile dall’Etruria e troppo presto affogata nei “soliti” problemi economici, Pamela sembra essere arrivata a Pistoia per spazzar via i tabù della provincia italiana. Altissima, bellissima nonostante i muscoli dell’atleta (che ha già in bacheca un oro olimpico a Los Angeles ’84 e un argento mondiale nel 1983) e con un bambino che porta il suo stesso cognome.

E non quello del padre, di cui non c'è traccia. Il padre è probabilmente un altro giocatore di basket, George “Big Jim” Montgomery. Ma questa è una storia che verrà a galla dopo (eccola raccontata da Federico Buffa) ed evidenzierà ancora la tenacia e la grinta di questa “miss” prestata al basket.

Ma Pamela “Pam” McGee è soprattutto un’atleta, una grande atleta. Centro di 191 cm, insieme alla guardia Michelle Edwards forma una delle coppie di americane più forti del campionato italiano in cui la Pamela Sud (sponsor degli anni d’oro dell’Etruria) è una matricola terribile.

Pamela e Michelle stanno al basket femminile pistoiese come Joe Bryant e Leon Douglas, la prima coppia di stranieri della storia dell’Olimpia, stanno a quello maschile: fortissimi, di un altro pianeta, con le loro medie in costante doppia doppia, fanno capire che davvero a Pistoia il basket sta crescendo in maniera importante. Non è un caso che quelle due super atlete siano arrivate alla Pamela Sud: in quegli anni non c’era ancora la WNBA, l’Nba femminile, e le migliori giocatrici statunitensi erano dirottate in Europa, Italia compresa negli anni di boom si successi e di gloria dello Stivale dei canestri.

Pamela McGee non finì la stagione a Pistoia, una super stagione, quella dell’esordio in A1 per l’Etruria (nella foto sotto la squadra al completo: Edwards la prima da sinistra, McGee la terza). Nella primavera del 1991 tornò negli Stati Uniti ma fece in tempo a deliziare i tifosi con numeri e movimenti d’alta scuola, come la sua collega Edwards, una specie di “Jordan in gonnella” come veniva soprannominata, beniamina del pubblico a cui assicurava punti e spettacolo. In quel campionato l’Etruria battè, l’allora come ora, corazzata Schio e si qualificò ai playoff in cui la eliminò la Pool Comense, di lì a poco campione d’Italia.

 

Pamela e Michelle hanno cementato una passione a cui altri avevano dato salde fondamenta, perché la serie A1 femminile a Pistoia ha tanti volti, tanti nomi e tanti cognomi. Ma anche qui ce n’è uno che ha un peso specifico più importante ed è naturalmente Picci.

Picci come Maria, la capitana fatta in casa che regala l’A1 alla sua città con i due liberi decisivi nello spareggio di Faenza contro Pescara (58- 56) e che guida le compagne nella massima serie in cui la Pamela Sud giocò tre stagioni. Rimandando al mittente le lusinghe e i soldi di Schio, per frequentare l’università e rimanere il simbolo del sogno dei canestri rosa della sua città.

Ma Picci anche come Grazia, la mamma di Maria, pioniera del basket rosa giocato ed allenato. Convocata più volte da giocatrice ai raduni della Nazionale negli anni ’50, a Grazia Giuliani Picci va il merito di aver acceso il motore dell’Etruria che scalerà le tappe e arriverà fino al sogno dell’A1.

Partendo naturalmente dal basso, dai giovani: con coach Picci, l’Etruria arriva ad una storica qualificazione alle finali nazionali cadette nel 1977. Lì gli scout del grande basket del nord si accorgono che tra quelle ragazzine ce n’è una particolarmente promettente e così, a 17 anni, Paola Paoli (un nome a cui si legano gli esordi di minibasket di generazioni di ragazzi pistoiesi) parte per Sesto San Giovanni dove con il Geas vince lo scudetto giovanissima.

Due anni dopo, nel 1979, l’Etruria si qualifica alle finali nazionali juniores a Montecatini: di quella squadra, naturalmente allevata da coach Picci, fanno parte molte delle atlete che conquisteranno la serie B, dando inizio alla scalata verso l’olimpo del basket rosa.

 

L’estro di Maria Picci, la grinta di Mori, Dal Corso, Merzani, Ghilardi, Vannucchi, Tonelli, Bacci, Surina e Cagno realizzano l’impresa e nella stagione 1989/ 1990 allenate dal compianto Stefano Ranuzzi, raggiungono la serie A.

Dove Pistoia si imbatte in una lady di ferro come Pamela McGee.

 

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