Ci sono annate che rimangono impresse nella mente per la forza e la classe di giocatori facenti parte la rosa della squadra, altre per avere avuto al timone di comando un allenatore bravo e preparato. Ecco, quello della stagione 1990/1991, che portò la Pistoiese al ritorno in C2, verrà ricordato oltre che per questo mix, per la compattezza ed affinità dello spogliatoio, vera arma vincente di quella stagione.
Fu una cavalcata irresistibile quella dei ragazzi di un certo Giampiero Ventura: 54 punti conquistati, dieci in più rispetto al Bozzano che la seguì in classifica, miglior attacco (57 reti) e miglior difesa con sole 18 al passivo, una sconfitta, rocambolesca a Savona per 0-1, in una gara condizionata dal forte vento che trasformò in rete, con una micidiale traiettoria ingannando Schiaffino, un innocuo traversone.
Parlavo dello spogliatoio, della forza del gruppo e chi poteva descrivermi tutto questo se non uno tra gli indiscussi interpreti di quella stagione? Alberto Nardi, tornato quest'anno, in veste di collaboratore, nello staff tecnico di Paolo Indiani.
Alberto, dal sottoscritto “stuzzicato” a ricordare quell'indimenticabile cavalcata (e per questa sua disponibilità lo ringrazio) si è così espresso.
"Personalmente - dice - penso sia stata per me la stagione delle verifiche e delle certezze. Venivo da qualche anno di alti e bassi e personalmente avevo anche meditato di fermarmi e ritornare vicino a casa per trovarmi un lavoro e magari continuare a divertirmi in qualche categoria inferiore. La mia fortuna fu di aver conosciuto, qualche anno prima, Sergio Borgo e Piero Braglia, come compagni nella Rondinella. Piero mi convinse a continuare portandomi con se a Bibbiena, dove feci un buon anno. Sergio, a questo punto mi chiamò e mi propose la possibilità di venire a Pistoia. Scelta migliore non potevo fare. Qui trovai un "grande" presidente, un grande allenatore, una grande squadra e una grande tifoseria. Fu un'annata spettacolare: grandi compagni, prima di tutto amici fuori dal campo. Avevamo creato una grande famiglia nella quale tutti lottavano, sudavano e si facevano un "mazzo" cosi per il compagno e per la squadra. Si respirava, nello spogliatoio, un'aria di consapevolezza della nostra forza: ci divertivamo e facevamo divertire anche i nostri tifosi. Ringrazio tutti per quei magnifici ricordi ma in special modo Sergio Borgo e Roberto Maltinti per avermi dato questa possibilità di essere diventato un giocatore e un tifoso della Pistoiese".
Si è vero, tutti ci divertivamo la domenica ma ancora mancava l'ultimo step per toccare con mano la gioia di ritornare in un campionato professionistico; lo spareggio contro il Russi.
Già, perché in quella stagione erano ben 12 i gironi che comprendevano le squadre del campionato interregionale e per “salire” occorrevano degli spareggi incrociati. Alla Pistoiese toccò il Russi, squadra romagnola anche lei (così come il Bozzano) con la divisa arancione: 19 e 26 maggio erano le date fissate per gli incontri, il primo in trasferta. Trasferta? E quando mai??!! A Pistoia, i tifosi arancioni si mobilitarono, organizzando un treno, denominato “della speranza”, sul quale salirono in tanti (oltre 1000), invadendo il piccolo campo sportivo della cittadina romagnola.
Giampiero Ventura mandò in campo questa formazione: Schiaffino, Scardigli, Gutili, Bellini, Cocca, Bacci, Molnar, Dati, Nardi, Schincaglia, Magnifico. Durante il match subentrarono Peselli e Marco Magni.
La gara prese subito l'inerzia ideale per i ragazzi di Ventura che, dopo 15 minuti, passarono in vantaggio grazie al “gaucho” Raoul Molnar dopo un'azione iniziata da Enrico “Guzzo” Gutili e perfezionata da un cross “al bacio” dalla sinistra da parte del “Professore” Maurizio Schincaglia sul quale si catapultò l'argentino arancione per scaraventare in rete di testa il vantaggio. La Pistoiese soffrì il giusto nel proseguo del match, raddoppiando il vantaggio dopo poco più di un'ora di gara su di un'altra iniziativa di Schincaglia con il bomber Magnifico che, entrato in area di rigore, evitò il diretto avversario tirando di interno destro a girare sull'angolo opposto a quello dove era posizionato l'incerto numero uno romagnolo che smanacciando la sfera consentì ancora a Molnar il facile tap-in.
Era il due a zero, risultato che gli arancioni portarono a casa, rendendo una festa il ritorno al Comunale la settimana successiva, terminata zero a zero e nel corso della quale, mai avemmo l'impressione che il Russi credesse nella clamorosa impresa. Era una formazione nella quale classe, temperamento e polmoni ne caratterizzavano il dna. Silvio Dati, colui che sino all'ultimo dava tutto per la causa orange, l'esempio lampante di cosa voglia significare “uscire con la maglia sudata”. Maurizio Schincaglia, regista dai cui piedi partivano autenticate pennellate per i compagni, Dore Bacci, motorino inesauribile, alla stregua di Gutili ed il succitato Alberto Nardi. La coppia centrale difensiva con Pino Cocca ed Andrea Bellini, binomio insuperabile. L'avvocato Scardigli, difensore energico e roccioso, Raoul Molnar, timido ed introverso fuori dal terreno di gioco, forte e sempre nel vivo delle azioni durante le gare. Peselli, Marco Magni ed il bomber Gabriele Magnifico. Una bella squadra ancora oggi ricordata come una delle più forti che hanno calcato l'erba del Comunale “Marcello Melani”.