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Basket / Serie A

Carrea: «A Trieste speriamo non la decidano fattori extracampo»

Scontro salvezza a porte chiuse per il Pistoia Basket a Trieste. «Non è quella la difficoltà principale, ma eliminare le preoccupazioni e concentrarsi» dice Carrea

Dopo un mese quasi esatto dalla vittoria contro Reggio Emilia, il Pistoia Basket di Michele Carrea torna in campo per uno scontro che dirà molto sulla corsa salvezza (sabato 7 alle 20). Trieste, sconfitta all’andata al PalaCarrara, è al penultimo posto a -2 dalla OriOra e in un Allianz Dome desero (la sfida si giocherà a porte chiuse) tenterà di agganciarla. Di contro Pistoia potrebbe davvero mettere una seria ipoteca sulla permanenza in serie A, guardando con occhi interessati la gara tra Roma e Sassari.

Ci sarà anche Randy Culpepper, pronto a debuttare dopo il rinvio del match interno contro la Fortitudo. «Esordire così è una bella verifica – dice Carrea – c’è stata disponibilità da parte sua e della squadra: speriamo di aver raggiunto un livello competitivo». Come cambierà la squadra? «Dowdell aveva grandi responsabilità in termini di playmaking – risponde il coach – ma già nel corso della stagione le avevamo distribuite tra Salumu e Petteway e anche D’Ercole e Della Rosa: proseguiremo su questa strada».

Carrea è più che altro preoccupato della tenuta mentale dei suoi. «A livello fisico la squadra ha fatto un lavoro serio, anche se non abbiamo potuto fare amichevoli fuori regione. I ragazzi mi sembrano pronti. Però – spiega – si deve tenere conto dei fattori emotivi, legati a giocatori che sono lontano da casa, e questo non permette uno sviluppo del lavoro lineare. Abbiamo cercato di tranquillizzare tutti i componenti del roster rispetto a un’emergenza che gli organi competenti stanno cercando di gestire nel migliore dei modi. La lega ci chiede di giocare a porte chiuse e sono convinto che lo faremo con professionalità. La difficoltà di giocare a senza spettatori è comunque marginale, anche se manca la parte che carica di emozioni tutti gli interpreti è una difficoltà di cui ci si può fare carico». 

«Resta l’ombra di una partita in cui il risultato deve essere determinato da fattori agonistici e non extracampo – prosegue – contro un avversario che tecnicamente è giusto temere per la qualità che può esprimere. Ho parlato con Dalmasson e anche lui ha avuto difficoltà con gli stranieri, allarmati perché leggono notizie in un’altra lingua o di rimbalzo».

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Giornalista pubblicista e laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Bologna. Scrive per Pistoia Sport, Giornale di Pistoia e Corriere Fiorentino

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