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Calcio / Serie C

Prandelli in vista di Pistoiese-Monza: «Vi racconto Pancaro e Brocchi»

(Foto tratta dalla pagina Facebook di Cesare Prandelli)

Prima della sfida tra Pistoiese e Monza, l’ex ct della Nazionale racconta i due mister, avuti entrambi come giocatori

Domenica Pistoiese e Monza metteranno uno contro l’altro Pancaro e Brocchi, due icone del calcio passato, oggi allenatori in rampa di lancio in Serie C. I due hanno condiviso per tre anni lo spogliatoio, prima con la casacca del Milan e poi a Firenze nella stagione 2005/06. Proprio nell’avventura con i gigliati i due furono allenati da mister Cesare Prandelli. Per questo abbiamo chiesto all’affermato tecnico di fare le carte alla sfida del Melani, raccontandoci l’evoluzione dei suoi ex giocatori e le caratteristiche di entrambi.

«Brocchi l’ho avuto sia a Verona che a Firenze. Era un giocatore che nasceva come mezza punta e poteva giocare sia esterno che interno. É un ragazzo a modo e determinato e nella sua carriera si è ritagliato uno spazio importante, vincendo tanto con il Milan. Come allenatore mi sembra che abbia delle idee ben chiare e precise, sicuramente farà una grande carriera.

Con Pancaro invece abbiamo avuto solo una stagione insieme. É arrivato alla Fiorentina con un grande curriculum, comportandosi sempre benissimo, con serietà ma sopratutto con una grande capacità di aggregare. Grazie alla sua esperienza è sempre stato bravissimo nello spogliatoio, aveva una parola giusta per tutti. Al tempo stesso però era molto determinato e considerando che le proprie squadre rispecchiano il carattere di ognuno, sono convinto che la Pistoiese sia una squadra tosta, con carattere e molto seria in campo».

Si aspettava da loro una carriera da allenatore?

«Quando giocano non è che pensi molto a quello che faranno, ma entrambi erano giocatori curiosi. Domandavano qualsiasi cosa, volevano conoscere tutti gli aspetti di ciò che facevamo. Ripensandoci oggi probabilmente avevano già, anche inconsciamente e non in maniera programmata, l’idea di provare un giorno a mettersi la tuta dell’allenatore e prendersi la responsabilità di una squadra».

C’è la possibilità di un suo ritorno in panchina?

«In questo momento sto studiando e mi sto aggiornando, guardando un sacco di partite. Ho avuto delle opportunità all’estero ma per adesso preferisco aspettare e solo se non avrò nessun tipo di occasione, potrei prendere in considerazione di uscire dall’Italia».

Molti non si rispecchiano più nel calcio moderno, qual è il suo pensiero?

«Il calcio può essere anche criticato, ma quando guardi una partita, il calcio ti fa dimenticare tutto perché è sempre una grande passione, uno sport meraviglioso. É un calcio sempre più in evoluzione: l’aspetto che non mi piace è che tante volte vogliamo copiare delle cose che in certe squadre non potrebbero funzionare. Sembra che tutti devono per forza giocare la palla a terra, quando magari hai un centravanti forte di testa e semplicemente potresti dargli più possibilità con qualche cross. Oppure la palla al portiere per costruire l’azione da dietro, ma se andiamo a guardare i dati, questi ci dicono che su dieci azioni, forse solo una arriva nella parte della metà campo avversaria. É proprio questo che non mi piace. Riguardo invece al calcio parlato oramai è così: bisogna accettare il progresso anche da questo punto di vista e diventa sempre più complicato anche con i media dare spiegazioni su determinate scelte. Tutto questo però è stimolante, perché devi assolutamente essere molto preparato».

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Da sempre pretoriano della tribuna del “Melani”, ama il calcio e crede ancora che una palla a scacchi bianchi e neri possa dettare i versi della poesia d’amore più bella del mondo. Anima blucerchiata e al tempo stesso profondo conoscitore di tutto ciò che ruota intorno all’Olandesina, è a Pistoia Sport dal 2019 dove si diverte un mondo insieme a tanti giovani penne del giornalismo pistoiese.

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